Roma, 23 mag – Generalmente gli uomini che fanno ricorso al test del Dna per accertarsi della paternità sui figli si trovano al centro di una separazione nel corso della quale emerge il sospetto o un palesato tradimento. Può anche succedere che un uomo venga colto dai dubbi da un fatto accidentale. Scoprire di non essere il padre di quello che si pensava essere il proprio figlio è un fatto sconvolgente. In modo particolare per il minore che dovrebbe essere il primo, fra i soggetti coinvolti, ad essere tutelato.
Test del Dna: un uomo può disconoscere la paternità
Un uomo che scopre di essere stato ingannato può disconoscere la paternità, lo prevede il codice civile. Il marito può agire entro un anno, decorrente dal giorno della nascita, dal giorno che ha avuto conoscenza della propria impotenza o dal giorno della scoperta dell’adulterio. L’azione di disconoscimento di paternità, non può più essere proposta decorsi i cinque anni dal giorno della nascita del figlio. Questo perché il legislatore ha cercato di controbilanciare due interessi fondamentali. Quello del presunto padre a far emergere la verità e quello del figlio a mantenere il proprio status. Anche il figlio, scoprendo o sospettando di non essere stato generato da quel padre, può richiedere il test del Dna. Lo scopo è quello di conoscere la “verità biologica” e veder garantito il diritto alla propria identità e al riconoscimento di un rapporto di filiazione.
“Chi è mio padre?”. La sentenza della Cassazione sulla “verità biologica”
Nel 2016 la sentenza n.24292 della Corte di Cassazione ha stabilito che “il diritto del figlio ad uno status filiale corrispondente alla verità biologica costituisce una delle componenti più rilevanti del diritto all’identità personale che accompagna senza soluzione di continuità la vita individuale e relazionale. Non soltanto nella minore età ma in tutto il suo svolgersi e attiene al nucleo inviolabile della persona (art 2 Costituzione e 8 della Cedu)”.
Se, nel corso degli anni, questo chiarimento non arriva, il bambino che percepisce l’estraneità con quel genitore, può vivere una scissione fra il bisogno di sentirsi figlio e la repulsione istintiva ad affidarsi a quell’adulto poco familiare. L’inganno sulla propria origine è un fatto che provoca grande sofferenza. Nonché gravissimi problemi psicologici, tali da compromettere la qualità della vita delle persone coinvolte e della famiglia. All’interno della quale si generano psicosi e infelicità, stati d’animo sottoposti continuamente a controllo e dissimulazione.
Il caso di Antonino di Blasi
Antonino di Blasi da alcuni anni raccoglie le testimonianze sul tormento vissuto da quei bambini cui è stato impedito di crescere con i genitori naturali. Con loro condivide la stessa sofferenza: anche lui è stato ingannato sulla sua origine ed è cresciuto senza l’affetto di suo padre. Concepito dopo un incontro occasionale della madre con il vicino di casa, Antonino, crescendo, invece di carezze e sostegno, ha dovuto imparare a difendersi dalla feroce ostilità che il patrigno nutriva nei suoi confronti. La verità gli fu raccontata solo in punto di morte.
“Con l’uomo che stava con mia madre – spiega – non mi sono mai trovato a mio agio. Abbiamo sofferto entrambi atrocemente: lui per aver scoperto di non essere mio padre e di essere stato ingannato dalla sua donna, mia madre. Non mi voleva, non ho ricevuto da lui una buona parola, mi puniva duramente, ha provato diverse volte a lasciarmi fuori di casa. Ho vissuto come un intruso. Sentivo invece vicinanza con quel vicino di casa, il mio vero padre, ma intorno a me i familiari perpetuavano l’imbroglio”. Mentire sull’identità di una persona è uno stupro della mente. Una violenza che compromette lo sviluppo psichico e può portare alla dissociazione e alla malattia psichica dell’alienazione mentale. Una prostrazione che può rendere le persone incapaci a continuare a condurre una vita normale.
Le testimonianze delle persone sulla scoperta della propria origine
Come gestore di pagine web e portali che trattano questi temi a difesa dei minori, tra cui la versione italiana di Them before us, Antonino è diventato uno dei 10 leader a livello mondiale (con un tesoretto di circa 20mila “mi piace”). In quelle pagine documentano le testimonianze delle persone sulla scoperta della propria origine. Mai abbastanza raccontata, ad esempio, il dolore vissuto dai figli nati da donne che hanno utilizzato tecniche di procreazione medicalmente assistita o Gpa o utero in affitto. Per loro scoprire come si è stati messi al mondo non è affatto indolore.
Parlare di questo fenomeno non è facile. Mostrare le conseguenze del metodo che soddisfa il desiderio di un adulto di avere un figlio, è per giornali e tv, un tabù. Per questo temi come quello della fecondazione eterologa sono poco trattati dagli organi di informazione, che malvolentieri parlano delle persone costrette a non conoscere una parte della loro origine. Il figlio che non conosce la sua origine rimane per sempre in lotta con se stesso e con il mondo. Non riesce ad accettarsi e si porta dietro una terribile angoscia, un vuoto e una sofferenza spesso senza sapere da dove nasca. Perché un bambino ha il diritto alla verità biologica. Al proprio padre e alla propria madre. A nascere in modo spontaneo e conforme alla natura a godere di entrambi i genitori che lo hanno generato.
Antonietta Gianola
1 commento
“Perché un bambino ha il diritto alla verità biologica. Al proprio padre e alla propria madre. A nascere in modo spontaneo e conforme alla natura a godere di entrambi i genitori che lo hanno generato”
oh,certo…
avrebbe ANCHE diritto a crescere in una famiglia decente,dove tra padre e madre non ci fosse una guerra continua.
avrebbe diritto a non vedere il suo mondo distrutto dalla separazione dei genitori,
avrebbe diritto a non diventare ostaggio della madre e oggetto di ricatto verso il padre,
avrebbe diritto a non vedere il padre ridotto a dormire in macchina dalla madre,
avrebbe diritto a non essere abortito per questioni di convenzienza,come succede spesso.
tutti questi diritti,SONO PREMINENTI rispetto a quello che in questo articolo viene portato avanti
come una tragedia…..
essenzialmente per cercare di censurare legalmente sul nascere il ricorso (in salita verticale)
da parte un sempre maggiore numero di uomini etero,benestanti e single…
alla GPA,per poter avere dei figli SENZA INCAPRETTARSI a vita nelle mani della madre.
però degli ALTRI DIRITTI del bambino…
di quelli NON si parla mai,vero?
perchè rispettarli vorrebbe dire ledere il diritto delle donne prima e delle madri poi a fare della loro vita (e di quella dei figli,e di quella del marito….e di quella del padre dei loro figli)
TUTTO QUELLO CHE VOGLIONO.
beh,a me e ad un numero enorme di uomini tutto questo discorso NON STA PIU’ BENE DA UN PEZZO:
e visto che le leggi pro donna,pro madre,pro moglie
non accennano a cambiare nè riequilibrarsi
ANCHE NOI,VOGLIAMO ESSERE LIBERI DI FARE LO STESSO:
ivi compreso,il poter avere dei figli per conto nostro:
senza dovere obbligatoriamente piegarci a ricatti o espropri
da parte della madre.
quindi vediamo di capirci…..
femministe,donne e stato hanno preteso e legiferato così male in merito che sono riusciti a distruggere
OGNI motivo per cui un uomo dovrebbe legarsi ad una donna e costruire una famiglia.
e adesso che sempre più uomini cominciano a tutelarsi,
vorreste impedircelo?
NO,NON VE LO PERMETTEREMO.
I NOSTRI DIRITTI RIPRODUTTIVI,LI VOGLIAMO ANCHE NOI.
e il discorso non è negoziabile.