Pisa, 07 apr – Amazon potrebbe scegliere l’Italia per la realizzazione di un robot per la gestione automatizzata dei propri immensi magazzini.
Amazon Picking Challenge è una competizione su scala mondiale indetta dal colosso del e-commerce per scegliere un robot in grado di gestire l’automatizzazione dei magazzini e nel quale due progetti italiani potrebbero trionfare.
Con questa iniziativa, relativa alla logistica di magazzino, Amazon dimostra la volontà di procedere lungo il percorso dell’automazione più avveniristico, che vede il gigante globale della distribuzione già impegnato nella sperimentazione delle consegne tramite droni.
In lizza sono 32 dei maggiori laboratori di ricerca al mondo, che presenteranno, alla fine di maggio a Seattle, degli speciali robot che dovranno occuparsi dell’automatizzazione dei giganteschi magazzini del gigante dell’e-commerce, passando dal prelievo dal giusto scaffale dell’oggetto da spedire, fino all’imballaggio e la preparazione per la spedizione. Lo scopo di Amazon è quello di stimolare università e centri di ricerca del mondo a escogitare soluzioni avanzate, automatizzate, per prendere dagli scaffali gli oggetti ordinati dai clienti online – dai libri alle scatole di cereali – e riporli in pacchi pronti per la spedizione.
Tra i 32 laboratori di ricerca in concorso, troviamo anche due progetti sviluppati da team italiani ed esattamente quello del Politecnico di Torino e quello dell’Università di Pisa.
Il progetto del Politecnico di Torino realizzato in collaborazione con Comau, consiste in un braccio robotico in grado di muoversi in sei direzioni e dotato di due “mani”, una addirittura del tutto inedita nel mondo della robotica.
Questa soluzione, spiega uno dei ricercatori del Politecnico, Manuel Del Verme, impiega un robot Comau (il Racer 999) per realizzare un “braccio” con sei gradi di libertà, ovvero che si muove in sei dimensioni “con precisione al millimetro e una grande velocità di movimento”.
I sistemi di presa, ovvero le “mani”, sono due, di cui una, sottolinea il ricercatore, “del tutto innovativa, non c’è niente di commerciale di questo tipo al momento”. Il “cervello” del robot è un software che sfrutta “un sistema di visione e di profondità” che unito a una webcam fa in modo che il braccio “sappia esattamente cosa afferrare e dove”.
“Siamo felici di arrivare a Seattle, la qualifica stata molto complessa e la finale rappresenta già la prova di aver fatto un ottimo lavoro – afferma Manuel Del Verme, che aggiunge: “In un momento in cui cominciavo a credere che non ci fossero buone possibilità per restare in Italia, i fatti dimostrano che ci sono aziende disposte a investire”.
Il secondo progetto “made in Italy” è stato realizzato dal Centro di Ricerca “E. Piaggio” dell’Università di Pisa e dal IIT (Istituto Italiano di Tecnologia) con sede a Genova ed anche qui verte su un inedita mano robotica, in grado di muoversi in modo del tutto simile ad una mano umana e collegata ad un singolo motore in grado di muovere tutte le falangi permettendo di adattarsi ad oggetti differenti.
“Il nostro punto di forza – spiega il ricercatore dell’ateneo toscano Manolo Garabini – è la mano usata nel nostro robot: ha tutti i gradi di libertà di una mano umana, circa 20, e un singolo motore che muove tutte le falangi. Questo le permette di adattarsi a oggetti di forma e consistenza molto differenti”, anche grazie a dei “cuscinetti” che funzionano come muscoli e che possono far eseguire movimenti più morbidi.
I ricercatori di Pisa guardano già oltre: dopo la fase finale della competizione di Amazon a Seattle, saranno vicino Los Angeles per la Darpa Robotic Challenge, dove mostreranno robot umanoidi che avranno a che fare con più compiti, inclusa la guida di auto, immaginando scenari pericolosi in cui un domani poter sostituire operazioni di salvataggio o recupero che oggi mettono a rischio vite umane.
“Abbiamo la fortuna di trovarci in ambienti dove ci sono le strutture per competere ad altissimo livello in ambito robotico – spiega il ricercatore toscano – e non siamo gli unici, ci sono diversi laboratori in Italia che seguono progetti di altissimo livello”.
La competizione Amazon Picking Challenge è nata con l’idea di stimolare la ricerca robotica ed i tre primi classificati riceveranno premi in denaro simbolici (20 mila dollari al primo)mentre tutto il software destinato all’automatizzazione del magazzino diventerà “open source” e quindi aperto e a completa disposizione della comunità scientifica.
A questo punto non resta che attendere Maggio per scoprire se all’interno del colosso americano Amazon, arriverà anche una piccola parte del nostro, sempre importante “made in Italy”.
Francesco Meneguzzo