Washington, 1° apr – Il politicamente corretto piace da morire alla «gente che piace», ma al botteghino fa pena e compassione. E il conto, prima o poi, lo paghi. Ad esempio, lo ha pagato (salatissimo) Netflix, che ha dovuto tagliare a destra e a manca un bel po’ di prodotti pesantemente infiltrati di ideologia woke. Del resto, se gli abbonati calano, un motivo ci sarà. E i padreterni dello streaming hanno preso le giuste contromisure. A ritrovarsi in ambasce c’è anche la Disney, che negli ultimi anni ci ha regalato prodotti sempre più inclusivi, sì, ma pure poco redditizi. E allora, ecco che è calata la mannaia: l’ad di Disney, Bob Iger, ha fatto fuori la bellezza di 7mila dipendenti, per risparmiare qualcosa come 5,5 miliardi di dollari.
Disney in apnea
D’altra parte, il fiasco assoluto della Sirenetta afro, prodotto alla fine mai licenziato, ha suonato come un potente campanello d’allarme. Il resto era solo conseguenza: un cortometraggio su una ballerina sovrappeso, più una serie impressionante di film e cartoni «inclusivi» che hanno raccolto più fischi che applausi. Basti pensare alla banda multietnica di Strange World, che ha registrato un incasso da fame. Ma la lista è davvero lunga: da Eternals, con il suo protagonista omosessuale, fino a Ironheart, che ci propone un’eroina drag queen. Insomma, non sorprende che Iger abbia dovuto far ricorso alle cesoie: ben 7mila dipendenti lasciati a casa «per controllare i costi e creare un’attività più semplificata», è stata la scusa per la sforbiciata.
Veleno woke
E pensare che, tra le tante teste che sono cadute, c’è pure quella di Isaac «Ike» Perlmutter. Stiamo parlando di colui che fece fare alla Marvel il grande salto di qualità, portando i personaggi dei fumetti sul grande schermo, segnando record di incassi. Dal 2009 la Marvel è di proprietà proprio della Disney. Ma l’80enne Ike, amico e sostenitore di Trump, aveva messo in guardia Iger dall’involuzione woke della casa madre. È stato lo stesso ad di Disney, nel suo libro The ride of a lifetime, a scrivere che Perlmutter «continuava a mettere i bastoni tra le ruote a film come Black Panther e Captain Marvel». Ecco, invece di premiarlo, lo hanno silurato. Contenti loro…
Elena Sempione
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