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Lidia Poët: Netflix finalmente ne ha azzeccata una

by Carlomanno Adinolfi
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Lidia Poet Netflix

Udite udite, Netflix Italia ha prodotto una serie interessante. E soprattutto, tripudio di trombe, ha asfaltato un prodotto Netflix hollywoodiano creato con un budget almeno dieci volte superiore. Parliamo del chiacchieratissimo La legge di Lidia Poët, produzione targata Matteo Rovere con la bellissima e bravissima Matilda De Angelis.

Questo articolo è stato pubblicato sul Primato Nazionale di aprile 2023

La serie racconta della prima avvocatessa italiana, iscritta nel 1883 all’albo e poi radiata, in quanto donna, fino al termine della Grande guerra. Nei sei episodi Lidia deve affrontare sei casi indagando un po’ alla Sherlock Holmes e un po’ alla Agatha Christie mentre affronta le difficoltà sociali di una donna in carriera in piena era Depretis. Al di là di alcune critiche, come la non fedeltà al personaggio storico – qui Lidia è una libertina ribelle, in realtà era una timida valdese religiosa, ma in caso i discendenti dovrebbero essere grati per averla migliorata – e la non coerenza con il linguaggio ottocentesco – forse troppo scurrile per il XIX secolo e, soprattutto, allora avrebbero usato l’italiano corretto e avrebbero detto «avvocatessa» e non certo «avvocata» – la serie è un piacere per gli occhi a livello di costumi e ambientazione.

La sorpresa di Lidia Poët

Sceneggiatura forse leggerina ma ben costruita, personaggi ben caratterizzati, ma soprattutto il tema del femminismo, ovviamente predominante, è ben storicizzato senza idiozie forzate e demagogie superficiali. Il fatto che il femminismo sia ora in mano a delle isteriche fanatiche ignoranti non deve far scordare che certe cose accadevano davvero nell’Italia prefascista (e poi post-fascista…) e la serie lo mostra senza mai scadere nel wokismo spicciolo. Cosa che invece accade in ogni minuto nella serie in due film Enola Holmes, con i famosissimi Henry Cavill e Millie Bobby Brown, la Eleven di Stranger Things. La storia ambientata a Londra negli stessi anni di Lidia Poët racconta della sorella sedicenne del famoso investigatore, con una trama che sembra uscita da un concorso di temini di scuola media. Ovviamente la ragazza è intelligente e geniale come il fratello, ovviamente capace di combattere anche contro energumeni, per le quattro ore di durata complessiva dei due film non si fa che respirare l’aria di frustrazione, astio e sfiga che comunemente riempiono le storie femministe dell’ultimo decennio. Il tutto con forzature imbarazzanti: una ragazzina sedicenne mai uscita di casa e istruita solo dalla mamma, ovviamente femminista, che sa tutto allo stesso modo di un lord colto; dei combattimenti già detto, il tutto possibile grazie alle lezioni di difesa personale (sic!); frasi banalissime del…

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