Roma, 24 set – Achille Lauro l’erede di Renato Zero? Molti intravedono non poche somiglianze tra i due ma il “cantattore” romano, che il prossimo 30 settembre compirà 70 anni, non è propriamente d’accordo. “Achille Lauro riesce ad affermarsi con poco. Io mi sono fatto il mazzo. Cantavo la periferia, non ero un clown”. Così, il Re dei Sorcini ha rifiutato l’accostamento con il rapper e durante la presentazione di Zerosettanta, trilogia di album di inediti pensata ad hoc proprio per i suoi 70 anni, ha spiegato nel dettaglio perché non ritiene possibile un parallelismo. “Con le piume e le pailettes non giocavo certo a fare il clown della situazione, ma cercavo di attirare l’attenzione su di me per permettere alle mie canzoni, che trattavano argomenti delicati e pesanti, di fare breccia”, dice Renato Zero.
Un’altra frecciata
“In giacca e cravatta non avrei ottenuto lo stesso riscontro. Il fine, in questi casi, giustifica i mezzi. Comunque io, che sono stato giudicato fino a stamattina, non posso permettermi di giudicare un altro artista. Amo tutti quelli che vogliono fare questo lavoro, a condizione che sappiano che la gente non va presa per il culo”. Una frecciata notevole, per rimarcare ancora una volta la sua vena anticonformista. Sì perché Renato Zero non si fa relegare nel recinto degli artisti di “tendenza”, di paragoni e accostamenti se ne sbatte, rivendicando giustamente la sua inimitabile originalità.
Contro le major e la “monnezza americana”
Ma il Re dei Sorcini ha sempre rifiutato anche le facili etichette, non ha mai fatto coming out vari e quando lo ritiene opportuno dice cose altamente fastidiose per il monopensiero dominante. Così, parlando del suo ultimo lavoro, non esita a lanciare una frecciata anche alle principali etichette discografiche: “Se le mie canzoni non piaceranno, si farà presto a togliere i dischi. Ma restituiamo al pubblico la possibilità di scegliere, al di là delle spinte delle major” che “fanno soldi in Italia, ma li reinvestono fuori e non valorizzano la musica italiana”.
Poi Renato Zero bacchetta pure le radio: “Nel nome del target, non passano le mie canzoni. De André, Guccini, Lauzi, Battiato sono stati abbandonati dalle radio che non danno la possibilità di ascoltare chi in questo Paese ha cantato alto. La monnezza la lasciassero agli inglesi e agli americani che a casa loro mettono musica buona, a noi ci mandano lo spezzatino”.
Alessandro Della Guglia
1 commento
uno piu’ frocio de nn’antro