Roma, 16 lug — Anche l’Economist salta sul carrozzone dei rosiconi incapaci di accettare la sconfitta della squadra inglese agli Europei di calcio. E’ il caso, ormai, di lanciare un appello. Qualcuno spenga gli inglesi: qualcuno faccia loro capire che il titolo l’ha vinto l’Italia — a loro piaccia o meno — e che si devono mettere il cuore in pace.
Anche l’Economist frigna per la sconfitta
Passi — ma non ce ne scorderemo — la pagliacciata di sfilarsi le medaglie d’argento, passino le ridicole petizioni firmate da decine di migliaia di sudditi della Regina per rigiocare la finale di Wembley che ha visto il trionfo degli azzurri: ma ora persino una rivista di calibro internazionale come l’Economist si mette a frignare buttandola sul politico e adducendo motivazioni di tipo etnico per contestare la vittoria della Nazionale di Mancini.
Quell’Italia monoetnica che non piace agli inglesi
Sì perché, secondo l’insigne quotidiano, sarebbe inaccettabile il fatto che l’Italia non ha alcun giocatore di colore nella rosa dei 26 scelti dal commissario tecnico. Scelti per merito, competenza e bravura — scelta che si è rivelata, come si è visto, più che vincente, alla faccia dell’Economist — e non certo per la quantità di melanina dei calciatori. «L’aspetto più sorprendente della squadra italiana è che è l’unica tra le concorrenti che non include un solo giocatore di colore». Questa caratteristica della squadra azzurra la renderebbe quindi meno «europea» (sic) e quindi meno meritevole del titolo, a detta dei premi Pulitzer del quotidiano inglese: perché ormai l’Europa è meticcia, l’Italia se ne faccia una ragione.
Come al solito, gli antirazzisti sono i primi a preoccuparsi della razza. Per poi dire che non esiste. Insomma, la vittoria dell’Italia non è valida perché Mancini non ha operato una scelta multirazziale. «Circa 5 milioni di persone che parlano italiano come lingua dominante continuano a essere considerate straniere. La grande notte del calcio europeo non è stata un grande momento per il multiculturalismo». A proposito di multiculturalismo, poi, un consiglio ci sentiremmo di darlo, a queste beghine piene di sussiego dell’Economist: invece di ficcare il naso in casa nostra a misurare la quantità di melanina dei nostri giocatori, si preoccupino di come il loro popolo ha trattato Marcus Rashford, Bukayo Saka e Jadon Sancho, inondandoli di irripetibili insulti razzisti per avere sbagliato i rigori. I nostri «due cents», come si dice da voi.
Cristina Gauri
5 comments
Nessun colorato in azzurro. Mò me lo segno.
Non abbiamo negri nella squadra perché siamo figli dell’Europa e l’Europa ha solo figli bianchi. Quanti sono i bianchi nella nazionale del Cameron? Se ci fossero stati dei negri non avremmo vinto la coppa Europa.
Basta dover vivere, sopportare, lavorare, dimostrare, ecc.ecc. con le palle ai piedi!! Il gioco è bello quando dura poco, vero croce rossa su fondo bianco?!
Se vogliono vedere negri possono guardare la nazionale nigeriana. Molto semplice. In quella italiana trovano bianchi. A noi piace così.
Bianchi, insomma, diciamo marron.