Roma, 22 mag – E’ un ruolo strano, quello del portiere. Fai parte di una squadra, spesso sei una delle colonne portanti, ma per la peculiarità della tua posizione devi abituarti in fretta all’idea di stare da solo. E’ un ruolo infame, quello del portiere. Quando hai la bravura di essere titolare sai che nessuno ti coprirà le spalle e non può permetterti errori. Quando sei relegato al dodicesimo devi accettare sovente la scomodità della panchina. E’ un ruolo determinante, quello del portiere. Sei l’unico che vede 100 metri di campo, il protagonista che meglio di chiunque altro può leggere la partita e aiutare il compagno in difficoltà.
Non è un caso quindi, che sia riservato ai numeri 1. Forse ce lo siamo dimenticati ma il miglior interprete, probabilmente di tutta la storia calcistica, ce lo abbiamo in casa e risponde al nome di Gianluigi Buffon. Vero, alla veneranda età di 43 anni lo smalto non è più quello della gioventù. Ma finché le motivazioni reggono è giusto che continui a fare ciò che meglio gli riesce.
Tutti i voli di Buffon
Lo storico guardiano della porta bianconera – 19 stagioni con una parentesi parigina nel 2018/19 – è uomo dal record facile: 657 presenze in serie A, 974 minuti di imbattibilità, 10 scudetti (più un altro revocato), 6 coppe Italia, 7 supercoppe, 176 gettoni azzurri di cui 80 da capitano. Unico italiano a vincere lo stesso trofeo giocando sia con il padre che con il figlio: nel 1999 a Parma con Enrico Chiesa, quest’anno col gioiellino azzurro Federico. E proprio nel dopo Atalanta – Juventus ha fissato il prossimo obiettivo: i Mondiali di dicembre 2022, per diventare il primo della storia ad aver partecipato a sei edizioni.
Oltre alle gesta sportive, Buffon è stato uno dei pochi a regalarci anche altre, diverse emozioni. Tante volte lo abbiamo visto gioire, ma anche piangere (novembre 2017 dopo l’eliminazione patita contro la Svezia) o incazzarsi (aprile 2018 “ha un bidone dell’immondizia al posto del cuore” riferito all’arbitro Oliver reo di aver assegnato un rigore piuttosto dubbio al Real Madrid).
Nonostante le esternazioni di appoggio pubblico prima a Monti e poi a Renzi, più di una volta è stato esposto al pubblico ludibrio dai censori del politicamente corretto. In principio fu la scritta a pennarello sulla maglietta “Boia chi molla”, motto che semplicemente l’aveva colpito ai tempi del collegio. Poi la scelta del numero 88 – a simboleggiare le quattro palle (anziché due) che sarebbero servite al suo Parma durante la stagione – scambiato per un criptico messaggio. Infine l’esposizione al Circo Massimo, durante i festeggiamenti del Mondiali 2006, di un drappo “Fieri di essere italiani” firmato in angolo con una microscopica croce celtica.
La pensione può aspettare
Quella di Reggio Emilia è stata – per sua stessa ammissione di qualche giorno fa – l’ultima apparizione con la casacca bianconera. Un’epopea chiusa nel migliore dei modi con l’alzata al cielo, in una delle stagioni più difficili, della Coppa Italia. Istantanea impreziosita dall’omaggio di capitan Chiellini che per l’occasione cede la fascia indossata al braccio sinistro durante i ‘90 di gioco. Per un vincente come lui il futuro non può aspettare e Gigi sembra già proiettato verso una nuova avventura che probabilmente sarà “impopolare, strana, folle” (ipse dixit). Nel frattempo saluta la Vecchia Signora a modo suo, con altri due trofei in un’annata in cui, sul campo, non ha mai perso, chiudendo a porta imbattuta 6 volte su 14. Per motivi anagrafici il domani non appartiene a lui, ma – per chi sarà altrettanto folle – oggi Buffon ha ancora tanto da parare.
Marco Battistini
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