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Qui studio, a voi Hooligan: quei tifosi che si fecero beffe della tv

by La Redazione
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Roma, 1 apr – Le televisioni hanno sempre cercato di flirtare con i tifosi di calcio, anche quelli più estremi, perché si sa, un coro e una coreografia si vendono bene anche al tifoso da salotto molto più che un’atmosfera da acquario con pesci rossi. Del resto, ce ne siamo accorti tutti, durante la pandemia di Covid le partite con gli spalti deserti erano appassionanti quanto un’intervista di Gigi Marzullo alle due del sabato notte. Oggi vi racconteremo due episodi che, a loro modo, hanno fatto storia, a metà strada tra il trash involontario e l’assoluta genialità.

Quando Amadeus rimediò insulti dai tifosi

Siamo in Italia, 1 settembre 1991, prima calda (in tutti i sensi) giornata della nuova stagione calcistica. Un allora ventinovenne Amadeus, conosciuto per aver condotto Deejay Television, viene ingaggiato da Italia Uno per un nuovo format televisivo dal nome “Domenica Stadio”. In studio Sandro Piccinini e Marino Bartoletti ad aggiornare sui match del giorno di un non ancora campionato spezzatino, mentre il futuro conduttore del Festival di Sanremo aveva il compito di andare davanti alle curve più calde della Serie A per interagire simpaticamente (nell’idea dei geniali creatori del programma) con gli ultras locali. Stiamo parlando della stagione 1991/1992 e il movimento ultras italiano è in una fase assolutamente florida, sia a livello numerico che a livello di propensione allo scontro fisico, quindi quale miglior partita per inaugurare questo format se non Juventus-Fiorentina? Le due tifoserie, è risaputo, si odiano profondamente e il “tradimento” di Roberto Baggio è materia ancora recente, quindi che cosa mai potrebbe andare storto?

L’aria si può tagliare con il coltello, gli incidenti sono imminenti, ma quando la linea passa ad Amadeus, vestito con un’improbabile camicia hawaiana degna del telefilm Fantasilandia, lui se la ride tutto gioioso e sorridente. Tenta un approccio con dei giovani tifosi che lo sommergono di cori d’insulto contro i viola; lui, imbarazzatissimo, prova a stemperare la tensione in un crescendo rossiniano di volgarità e becerume. A questo punto il buon Ama getta la spugna, peraltro continuando a sorridere, e ripassa la linea allo studio. Inutile dire che l’idea di trascorrere dei bei pomeriggi in compagnia degli ultras italiani finì quel giorno, saggiamente il tentativo non si ripeté più e Amadeus sparì dalla televisione per due anni, chiaramente pagando colpe non sue… va beh, in ogni caso si è rifatto abbondantemente a spese nostre negli anni futuri.

Qui studio, a voi Hooligan

Passiamo ora in Scozia nel settembre del 2000 e qui sono gli hooligan ad organizzare un bello scherzo ai produttori televisivi della celeberrima trasmissione Soccer AM (che tra l’altro chiude i battenti proprio quest’anno dopo ben ventotto anni di attività). Il format del programma prevedeva che ogni settimana venissero invitati in studio alcuni tifosi di una determinata squadra, allo scopo di conversare con i conduttori dell’andamento del campionato. Una delle più famigerate firm del Regno Unito di quei tempi era la Capital City Service (CCS) dell’Hibernian di Edimburgo, la squadra tifata dal celebre autore di Trainspotting Irvine Welsh (e, in effetti, la storia che vi andiamo a narrare sembra veramente uscita da uno dei suoi libri).

Un giorno ad uno dei suoi leader, tale Bobby Lipscombe, venne questa geniale idea, che venne poi narrata nel libro Hibs Boy: The Life and Violent Times of Scotland’s Most Notorious Football Hooligan, scritto da Andy Blance, altro leader della CCS: la trasmissione andava in onda su Sky Television e Lipscombe riuscì a contattare uno dei conduttori, Tim Lovejoy, convincendolo che i tifosi dell’Hibernian avrebbero meritato un invito in studio, in quanto club di alto livello scozzese. Ovviamente tutto si aspettava tranne che i sette invitati in realtà non erano altro che dei famigerati hooligan! Questo bizzarro coacervo di persone quindi si diresse da Edimburgo a Londra fumando cannabis e bevendo alcolici, arrivando completamente ubriachi all’hotel che Sky aveva pagato loro.

Dopo una notte di folli libagioni in giro per la capitale inglese i magnifici sette si presentarono in studio per la diretta. Fu allora che i produttori si resero conto dell’errore commesso e temettero, a buona ragione, di fare il bis del celebre incidente tra Bill Grundy e i Sex Pistols su Thames Television. Costretti controvoglia ad indossare la maglia della squadra (i casual non indossano mai i propri colori) gli Hibs iniziarono a gridare CCS e altri cori da stadio sempre più violenti, riuscendo persino a convincere la giovane e piacente presentatrice Helen Chamberlain a mostrare il suo tatuaggio del Torquay United nascosto sul sedere. Inutile dire che i centralini di Sky Sports vennero inondati da centinaia di telefonate di telespettatori indignati, costretti ad assistere allo spettacolo di una vera mob di teppisti in un orario per famiglie, tanto che il misfatto ebbe ampia eco sui giornali.

Questi due assolutamente godibili racconti però ci possono lasciare anche una morale: non sottovalutate mai i tifosi perché, quando li considerate tutti degli stupidi, va a finire che la figura degli stupidi la fate voi.

Roberto Johnny Bresso

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