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Una sorpresa sotto l’albero: l’Empoli (giovane e italiano) di Aurelio Andreazzoli

by Marco Battistini
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empoli andreazzoli

Roma, 18 dic – “La gratificazione più grande è sentire lo spogliatoio in festa. Riusciamo a far partecipare tutti, non c’è solo un gruppo di titolari e questa per me è una grande soddisfazione”. Così parlò l’allenatore dell’Empoli Aurelio Andreazzoli, il più anziano di tutta la Serie A. Un concetto tutt’altro che secondario quello espresso dal sessantottenne di Massa. Perché, soprattutto lontano dal vertice e in mancanza di grandi giocatori, un blocco di giocatori uniti fa sempre la differenza.

Di certo il tecnico empolese a certe ribalte non è abituato. Vent’anni di gavetta – l’esordio sulla panchina nel 1985 in seconda categoria – per diventare collaboratore tattico, a Udine e Roma, agli ordini di Luciano Spalletti, sgambettato al San Paolo domenica scorsa. Proprio la sponda giallorossa del Tevere lo rende però a suo modo “famoso”: la funambolica ala destra Rodrigo Taddei, spesso sollecitata in merito, gli dedica la giocata dell’elastico inverso, che tutti ora conosciamo come Aurelio.

Empoli: obiettivo salvezza… con vista sull’Europa

Al netto di Simone Inzaghi – che con merito ha plasmato un’Inter esplosiva – Andreazzoli è di gran lunga l’allenatore italiano del momento. La terrazza con vista sull’Europa dove l’Empoli passerà la pausa natalizia è infatti impreziosita da tre affermazioni di peso: quella già ricordata a Napoli, la rimonta di fine novembre ai danni della Fiorentina – un derby ribaltato negli ultimi 5’ di gioco – e soprattutto l’agostano 0-1 contro la Juventus. Con ormai metà della stagione alle spalle, l’attuale nono posto (virtualmente ottavo, in quanto la Lazio ha già giocato nel pomeriggio di ieri) e, soprattutto, i sedici punti di distacco dalla zona retrocessione fanno dormire sonni tranquilli sulle doppie rive dell’Arno e dell’Elsa. Bene anche in Coppa Italia, con 8 reti equamente rifilate a Vicenza e Verona che garantiscono gli ottavi da giocarsi proprio contro i nerazzurri.

Non solo Ricci e Pinamonti

Per contro-sorpassare l’ex Sarri bisognerà quindi espugnare il Picco domenica e avere pertanto la meglio sull’unica compagine più giovane – per età media – dei toscani. Linea verde, a partire dal portiere, che sta facendo le fortune di questa laboriosa provinciale fresca di centenario. Tra i pali la titolarità è affidata al classe ‘96 Vicario, alla prima grande occasione in massima serie dopo le poche presenze di Cagliari lo scorso campionato. Passando alla linea difensiva propriamente detta, l’ultimo turno ha messo in mostra sia il centrale Luperto – coetaneo dell’estremo difensore – che il terzino sinistro Parisi (2000). Oltre a loro, con gli insegnamenti dei più esperti Romagnoli e Tonelli, stanno crescendo anche il laterale Marchizza e, soprattutto, Viti rispettivamente ‘98 e ‘02.

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In mezzo al campo su tutti splende invece la stella del 2001 Samuele Ricci, talentino pontederese, centrocampista duttile, prodotto del vivaio e – sintomo di testa sulle spalle – studente universitario di economia. Il suo nome, da tempo sui taccuini di mezza Italia calcistica, si è fatto conoscere anche in Germania, dove in passato sia Lipsia che Borussia Dortmund hanno sondato il terreno. Sempre nel settore nevralgico positiva finora anche la stagione di Federico Di Francesco e Filippo Bandinelli, entrambi nel pieno della maturazione tecnica.

Davanti si sta facendo largo Pinamonti (1999), già a quota 6 reti. Per l’arciere di Cles potrebbe essere davvero la stagione della consacrazione. Affermazione definitiva che insegue anche il compagno di reparto Cutrone, fermo però a due marcature, l’ultima tanto fortunata quanto pesante.

“Giocare per i 3 punti è un obbligo”

Un Empoli giovane, italiano e convincente. Il rischio ora – per dirla con il presidente Fabrizio Corsi, al volante azzurro da trent’anni – è solo quello di perdere questa mentalità e andare fuori strada. Andreazzoli (qualcuno lo ha definito estremista e rompicoglioni, ma assicurano abbia anche dei difetti) intanto continuerà a studiare e cercare ogni via che possa portare alla vittoria. La pensione può aspettare, lo spirito garibaldino dei suoi ragazzi è una boccata d’aria fresca per tutto il calcio italiano.

Marco Battistini

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