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Quando il vino era sacro a Giove (che la sapeva più lunga di Allah)

by La Redazione
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vinaliaRoma, 19 ago – I Vinalia rustica erano una festa dell’antica Roma che si celebrava il 19 agosto, dedicata a Giove. Le origini di questa festa, narra Ovidio nei Fasti, venivano fatte risalire alla guerra tra Enea e Turno, re dei Rutuli. Turno, infatti, ingaggia il potente e temibile capo etrusco Mezenzio, promettendogli in cambio metà del vino ricavato dalla prossima vendemmia, Enea invece promette di offrire a Giove i frutti della vendemmia e ottiene la vittoria. Al momento della raccolta venne istituita la festa, onorando il patto concluso con Giove. Ed é proprio il flamen dialis, ovvero il sacerdote addetto al culto di Giove, ad operare il taglio del primo tralcio di vite.

I Romani erano ovviamente ben consapevoli del potere inebriante del vino, come ampiamente narrato nei miti classici. L’episodio piú noto é sicuramente quello del ciclope Polifemo, fatto ubriacare dall’astuto Polifemo per poterlo poi accecare e trovare una via di fuga dalla grotta dove lo stesso Ciclope aveva rinchiuso i greci. A Roma deflagrarono i Riti Baccanali in un momento di forte espansione: Cartagine era stata sconfitta, le città greche liberate, l’Asia minore invasa. Certo gli indomiti liguri non erano mai domi e provocavano continuamente i Romani a battaglia, ma di certo Roma era lanciata alla conquista del mondo conosciuto. Tito Livio stigmatizza sia l’origine dei Baccanali portati da una sacerdotessa campana e da un indovino etrusco che gli effetti del culto, ovvero incontri notturni da cui scaturivano stupri, orgie e devastazioni.

La censura era molto attiva, guidata soprattutto da Catone, vigilando severamente sull’integrità dello spirito romano. L’indagine, avviata dal senato in tutta Italia, portò ad incriminare 7.000 persone, di cui la maggiorparte furono condannate a morte, mentre il resto furono imprigionati. Furono sciolte le associazioni, vietato lo svolgimento notturno, i riti potevano svolgersi solo con l’autorizzazione del senato e la partecipazione limitata a cinque persone. In pratica ne veniva eliminata ogni parte misterica e sovversiva. Splendido esempio di come il piano interno e il piano esterno devono sempre essere allineati, non ci può essere crescita se le radici non sono ben salde.
Ma il vino continuò sempre ad essere sacro a Giove , con tutta la sua portata rivoluzionaria.

Che differenza con l’Islam che ai giorni nostri spinge masse di immigrati e disperati a conquistare l’Europa, pieno di tabù e divieti per i suoi adepti , tra i quali proprio il consumo del vino. La stessa ondata moralizzatrice di matrice monoteista che negava i piaceri del corpo (generando ad esempio epidemie e pestilenze dovute al rifiuto della cura del corpo, fino all’eccesso di lavarsi). Forse per fermare l’invasione occorrerà riscoprire anche le virtú di Ulisse e la determinazione dei Romani.

Marzio Boni

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3 comments

Raffaele 19 Agosto 2016 - 8:37

interdetti siete voi, da Trattamento sanitario obbligatorio. Nulla uccide più del ridicolo e voi siete morti e sepolti.

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Il Duca Bianco 20 Agosto 2016 - 10:03

Lo siamo tutti. Compresi i fasciominkia e la feccia Universalista odierna.

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RobertoP 21 Agosto 2016 - 4:10

Giove la sapeva più lunga anche del padre di Gesù.

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