Roma, 20 mag – Sull’Iran pendono ora dubbi simili a quelli che hanno sconvolto gli analisti un po’ più arguti dopo l’attenato al primo ministro della Slovacchia Robert Fico: ovvero che in qualche maniera c’entri l’Occidente. Al momento, come riporta l’Ansa, l’ultimo aggiornamento sulla caduta dell’elicottero del presidente iraniano Ebrahim Raisi riguarda il ritrovamento del velivolo con la successiva dichiarazione ufficiale sulla sua morte da parte delle istituzioni iraniane.
L’elicottero di Raisi: breve riassunto dell’incidente
L’elicottero con a bordo il presidente iraniano è caduto nella serata di ieri, tentando un violento atterraggio di emergenza in una zona montuosa dell’Arzebaijan. Secondo le prime ricostruzioni, la causa principale potrebbe essere stata il maltempo. Al punto che anche le ricerche e i soccorsi sono risultati da subito molto difficili. Nel frattempo, la Guida suprema Ali Khamenei lanciava un appello alla preghiera in tutto il Paese. Successivamente l’agenzia di stampa statale turca Anadolu e quella iraniana Fars hanno dichiarato che un drone Akinci fornito da Ankara aveva rilevato una “fonte di calore” in una zona dell’Azerbaigian orientale. Poi sono state inviate 73 squadre di soccorso alla ricerca dell’elicottero disperso. Inizialmente, nessuna di esse era riuscita a trovare il velivolo e a dare certezze sulle condizioni dei passeggeri. Stamattina, infine, il ritrovamento, descritto dall’agenzia russa Tass: l’elicottero si trovava sulla strada per il villaggio iraniano di Khoilar-Kalam, come ha affermato il capo della Mezzaluna rossa locale Pir Hossein Koolivand. Dichiarazioni inequivocabili: “Non c’è segno di vita nell’elicottero”. E la stessa Teheran poco dopo ha annunciato la morte di Raisi, oltre che degli altri passeggeri (tra essi, anche il ministro degli Esteri Hossein Amirabdollahian).
Iran come Slovacchia? Perché l’ipotesi di attentato è al momento improbabile
In qualche maniera è scattato l’istinto di associare l’incidente mortale di Raisi all’attentato subito dal primo ministro slovacco Robert Fico la settimana scorsa. Per ragioni differenti e con modalità differenti, Iran e Slovacchia sono Paesi dissidenti rispetto alle agende occidentali. Addirittura, il Paese europeo riesce ad esserlo pur facendo parte a tutti gli effetti dell’impero americano. In un momento così delicato per gli equilibri mondiali, è di conseguenza naturale rizzare le antenne. Al momento però non ci sono elementi per suffragare l’ipotesi. Secondo le ricostruziooni è da escludere che l’elicottero sia stato colpito dall’esterno, viste le condizioi meteo scadenti e la scarsissima visibilità. L’elicottero di Raisi viaggiava insieme ad altri due velivoli che sono giunti a destinazione (seppur con diversi problemi), ed è difficile sapere su quale velivolo possa viaggiare il presidente a causa del fatto che la sua allocazione di solito viene decisa all’ultimo momento proprio per prevenire il rischio di eventuali attentati. Nessuno può escludere categoricamente l’infiltrazione di un qualche membro appartenente a un servizio segreto nemico, Mossad o altro che sia, ma anche questa ipotesi è molto difficile da concretizzarsi per il contesto fisicamente estremamente limitato del velivolo, il che renderebbe il tipo di infiltrazione estremamente “unica”, più che rara.
Si può aggiungere anche la reazione ufficiale dell’Iran al disastro. Al momento, non emergono particolari polemiche o accuse verso l’Occidente. Anzi, da Teheran sono partite richieste di collaborazione nelle ricerche sin da subito, verso l’Ue e perfino verso gli Stati Uniti: la prima ha aiutato con il sistema satellitare Copernicus, i secondi hanno monitorato la situazione subito dopo l’incidente. Tutto può essere ma al momento le ipotesi dell’attentato appaiono decisamente scongiurabili.