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Hollande: il triste addio di Monsieur Mediocrité. Un mandato fra Corna, massoni e attentati

by Adriano Scianca
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barometre-valls-remonte-en-fleche-fillon-et-sarkozy-decollentParigi, 2 dic – «Sono consapevole che la mia candidatura non radunerebbe la sinistra»: è questa la motivazione con cui François Hollande ha annunciato in diretta tv dall’Eliseo che non sarà candidato per un secondo mandato all’Eliseo. È la prima volta che succede nella storia della Quinta Repubblica: nessun presidente in carica ha rinunciato a ripresentarsi, tranne che per motivi di malattia (Mitterrand) o decesso (Pompidou). «La mia candidatura non radunerebbe la sinistra» è del resto un eufemismo bello e buono: il Partito socialista è ai minimi termini e praticamente tutti, in Francia, danno per scontato un ballottaggio Le Pen-Fillon. La colpa di questa catastrofe elettorale è in gran parte di quel signore buffo e goffo, talora armato di un’insospettabile cattiveria.

François Gérard Georges Nicolas Hollande è stato eletto 24esimo Presidente della Repubblica francese il 6 maggio 2012, con 18.000.668 voti, pari al 51,6 %, contro i 16.860.685 (48,4 %) dello sfidante Nicolas Sarkozy. Si tratta del primo socialista a vincere le presidenziali dal 1988, quando François Mitterrand ottenne un secondo mandato. Nato a Rouen, il 12 agosto 1954, Hollande è il figlio secondogenito di Georges Gustave Hollande, già pétainista, simpatizzante dell’Oas, anticomunista viscerale. François non segue le orme del padre ed entra anzi nei ranghi della sinistra, con poca voglia di perdersi in discussioni teoriche e una grande ambizione che fa a pugni con la sua pressoché totale assenza di carisma. Hollande si laurea in Giurisprudenza all’università di Parigi, si diploma all’Institut d’études politiques de Paris (Sciences-Po) e all’Ecole des Hautes Etudes Commerciales (Hec). Viene in seguito ammesso all’École nationale d’administration (Ena), la famosa scuola della classe dirigente pubblica francese fondata nel 1945 da Charles de Gaulle, dove conclude con successo il ciclo di studi nel 1980. Nel 1997, il primo ministro Lionel Jospin lo nomina portavoce del governo, ritenendolo «il migliore, il più brillante e il più politico» tra i dirigenti socialisti. Il 27 novembre 1997 Hollande divenne primo segretario del partito.

La sua volata presidenziale è stata tirata da vari fattori: la caduta in disgrazia del lanciatissimo Strauss-Kahn a causa del noto scandalo sessuale e il calo di popolarità generale di Sarkò. Lui ci ha messo del suo, impegnandosi a perdere diversi chili (si dice anche grazie alla dieta Dukan). La prestanza fisica non è che ne abbia guadagnato granché. A volte il suo essere anti-divo gli gioca brutti scherzi: nel settembre del 2013, il presidente francese ha inaugurato l’apertura dell’anno scolastico in una scuola di Denain, nel nord della Francia. Una foto realizzata in quell’occasione dall’Agence France Presse (Afp) viene però fatta ritirare dopo poche ore a causa dell’espressione particolarmente ridicola assunta dal politico, che viene colto in una posa vagamente down. Afp l’ha quindi marcata con una croce di colore rosso e reimmessa nel suo flusso di immagini con la dicitura mandatory kill (“obbligo di cancellazione”) per indicare ai suoi clienti che la foto non deve essere usata e chiedere che sia “rimossa dagli archivi”. Una solerzia e un buon gusto che raramente il mondo giornalistico ha mostrato verso altri potenti.

Hollande è talmente coccolato dai media, del resto, che su di lui persino le bufale sono bonarie: dopo qualche mese di governo socialista, infatti, sui social network cominciano a girare “notizie” sui “miracoli” del suo esecutivo in termini di tagli alla spesa, moralizzazione della politica, misure equosolidali. Tutti rigorosamente inventati. Bufale, invenzioni. La realtà del governo Hollande è stata ben più prosaica. In effetti, faceva notare Alain de Benoist in un’intervista a Nicolas Gauthier del febbraio 2014, quando il presidente ha iniziato a impostare la sua concreta politica finanziaria, «le reazioni sono state significative. “Finalmente!”, ha esclamato Laurence Parisot [ex presidente del Medef, la Confindustria francese], il cui successore, Pierre Gattaz, non ha esitato a presentare il Medef come il vero ispiratore di quella che egli ha descritto come “il più grande compromesso sociale da decenni”, mentre [l’ex segretario del partito di destra liberale dell’Ump] Jean-François Copé riconosceva che queste misure erano “proposte portate avanti da anni dall’Ump”. Da molto tempo, in effetti, il padronato chiedeva, in cambio di promesse di impiego illusorie, di essere esonerato dai contributi familiari. Il “patto di responsabilità” significa in realtà 30 miliardi di euro di regalo agli azionisti e ai grandi imprenditori. È inoltre lo smascheramento della grande marcia indietro della politica economica del Ps, il suo riallineamento alla politica dell’offerta e all’ordine liberale, ovvero la sua sottomissione alla finanza di mercato. Quando il Ps si diceva “socialista” era già socialdemocratico. Oggi che si dichiara “socialdemocratico”, nei fatti è già divenuto liberale di sinistra, ovvero liberale tout court […]. “Il mio nemico è la finanza”, diceva in effetti Hollande in campagna elettorale. Con nemici come questi non sia ha più bisogno di amici!».

Nel febbraio del 2014, Hollande ha ospitato all’Eliseo trentaquattro dirigenti di multinazionali – da Nestlè a Samsung, da Volvo a General Electric – per convincerli che la Francia non è ostile agli investitori stranieri. «Non abbiamo paura» dei capitali stranieri e non vogliamo «proteggerci», ha spiegato Hollande. Certo, con quella faccia un po’ così, uno direbbe che almeno Hollande non batta un chiodo con le donne. E invece, forse proprio perché nessuno lo vede arrivare, il presidente francese si è sempre dato molto da fare. Fino al maggio 2007 ha convissuto con Ségolène Royal, da cui ha avuto quattro figli, senza peraltro mai contrarre né matrimonio né Pacs. Poi si è legato alla giornalista di Paris Match e Direct 8 Valérie Trierweiler. Una storia finita il 9 gennaio 2014, quando il settimanale Closer ha rivelato che Hollande aveva una relazione segreta con l’attrice francese Julie Gayet. Il Financial Times si indignerà: «fategli mangiare i suoi croissants in pace». Eppure nell’ottobre del 2011 lo stesso giornale, parlando proprio di Berlusconi, deplorava la situazione di «un premier impantanato in scandali sessuali». Probabilmente le due vicende sono molto diverse fra loro, ma chi decide dove finisce la vita privata e dove inizia lo scandalo sessuale? La Trierweiler, comunque, si vendicherà con un libro rancoroso (Merci pour ce moment, Les Arènes, 2014), in cui svelerà particolari inediti della sua relazione con il presidente, scrivendo che Hollande «si era presentato come colui che non ama i ricchi ma che in realtà non ama i poveri», che lontano dai riflettori chiamerebbe sans-dents, “gli sdentati”.

Dal rimpasto di governo del marzo 2014, la scena sarà rubata dal nuovo premier Manuel Valls, uomo (apparentemente) energico, talora al limite dell’isteria. In precipitoso divorzio dal popolo francese, la premiata ditta Hollande-Valls va invece a nozze con le oligarchie, i poteri forti e le lobby. Con l’arrivo di Hollande all’Eliseo, due settimanali non sospettabili di estremismo o di complottismo, come Le Nouvel Observateur e Le Point, hanno fatto notare come sia aumentato considerevolmente il numero di massoni tra i ministri, i loro consiglieri e gli alti funzionari. «I massoni – ha scritto il Nouvelobs – sono di ritorno: con la vittoria di Hollande hanno investito gli ingranaggi del potere, come non avveniva dal 1981». Se Hollande non è un massone in prima persona (ma da portavoce dell’ex presidente Jospin partecipò alla riunione del Gruppo Bilderberg nel 1996), nel Parlamento ci sono comunque oltre 150 i deputati e senatori che si rivendicano massoni e per i due terzi sono di sinistra. Le Nouvel Observateur indicava poi in “una mezza dozzina” i ministri affiliati. In particolar modo Manuel Valls, allora ministro degli Interni e oggi primo ministro, ha aderito al Grande Oriente di Francia negli anni Ottanta (ma dice di averne preso le distanze nel ’96).

Non affiliato ma “simpatizzante” è Vincent Peillon, responsabile del dicastero dell’Educazione fino al 31 marzo 2014, che ha tenuto varie conferenze alla sede della loggia del Grande Oriente per spiegare il suo progetto di introdurre l’insegnamento della “morale laica” nelle scuole. La cosa non sarebbe ininfluente nella tenacia e nella tempestività con cui il governo ha sin da subito perseguito battaglie come quella sull’introduzione delle teorie gender nelle scuole o quella sui matrimoni gay (voluta dall’ex Guardasigilli Taubira). La storia di domani guarderà probabilmente con amara ironia al fatto che la Francia, che ha inventato la politica moderna, si sia trovata ad affrontare l’epoca del Bataclan e della Promenade des Anglais avendo come “comandante in capo” questo signore buffo, mediocre, inadeguato.

Adriano Scianca

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2 comments

nemesi 2 Dicembre 2016 - 11:46

questo hollande incarna come non mai la sciagura di mettere ai posti di comando persone nemmeno in grado di eseguire gli ordini più semplici.

vale quindi il teorema “cane”.

voi vi fidereste davvero a dare il vostro cagnolino per una passeggiata fuori ad un personaggio del genere ?

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Nessuno 4 Dicembre 2016 - 9:02

oltre a tale “personaggiucolo” facente parte del “Gotha” dell’Eurozona, denominato Hollande (che si è semplicemente defilato da una futura certa sconfitta), oggi possiamo aver la gioia di proferire un ennesimo “adieu”. A chi? Ma naturalmente al “populista-sovranista-nazionalista-famoquelchecazzociparista” Hofer, riuscito addirittura a farsi battere da una specie di invotabile Rodotà in salsa austriaca (blandito dalle cancellerie comunitarie), nonostante le irregolarità elettorali del primo ballottaggio!

Due piccioni con una fava!

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