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Trump chiede i primi fondi. 700 aziende già pronte a costruire il muro, molte sono messicane

by La Redazione
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Photo by John Moore/Getty Images

Washington, 28 mar. – Mercoledì 29 marzo scade il termine per la presentazione delle domande da parte delle aziende che intendono partecipare alla costruzione del muro al confine col Messico. Al momento ci sono 700 imprese iscritte, molte delle quali sono ispaniche. Si tratta di grandi società di ingegneria, studi di architettura, anche piccoli costruttori, non necessariamente interessati al muro in sé. Molti di loro vogliono ritagliarsi il loro pezzo di guadagno contribuendo alla sistemazione delle luci, delle telecamere di sorveglianza, ai sistemi tecnologici. E nonostante siano in molti a riconoscere che probabilmente il muro non verrà mai ultimato e che sia un’opera dalla dubbia utilità, le aziende cavalcano l’onda in vista dei proprio tornaconto personale. In un’intervista al Guardian il proprietario di una di queste azienda ha dichiarato: “Penso che il muro sia una perdita di tempo e denaro. Da un punto di vista ambientale, è una stupidaggine. Idem, da un punto di vista economico. Ma io difendo il diritto ad essere stupido. Se vuoi tirar su un muro, ti farò il migliore che posso e pagherò chi lavora per me”.

Il dipartimento dell’Homeland Security farà una prima scrematura delle aziende e i contractor rimasti in lizza dovranno presentare una proposta completa e fare un’offerta, entro il 3 maggio, con il prezzo stimato. Il Messico ha vietato alle sue aziende di prendere parte al bando di gara, ma ciononostante si conta che una azienda su dieci sia messicana. Anche l’arcidiocesi di Città del Messico si è espressa al riguardo, bollando come traditori i messicani che contribuiranno a costruire quella che molti hanno già chiamato la Grande Muraglia di Trump. Nei giorni scorsi un editoriale apparso sul settimanale “Desde la fe” recitava: “Ogni società che intenda investire nel muro sarà immorale, ma soprattutto i suoi azionisti dovrebbero essere considerati dei traditori della patria”. Ma si sa, business is business, e di fronte a una prospettiva di guadagno e di creazione di posti di lavoro anche le migliori intenzioni vacillano. 

Intanto Trump ha deciso che i tempi stringono e che quindi si deve procedere speditamente. La cnn, citando documenti del Dipartimento dell’Homeland Security, riporta che l’amministrazione Trump ha chiesto al Congresso i primi fondi per la costruzione: un miliardo di dollari per finanziare la ristrutturazione di 22 chilometri di muro già esistente e per realizzarne altri 77,2. Questi soldi sarebbero contenuti in un supplemento al bilancio. La richiesta di finanziamento per il 2018 invece è di 2,8 miliardi di dollari. Quello dei costi è un nodo spinoso: Trump sostiene che in tutto ci vogliano 12 miliardi di dollari per ultimare l’opera, il Congresso dice che ce ne vogliono 15, mentre un rapporto interno all’amministrazione dice che ne serviranno oltre 22. Cifre che non tengono conto dei risarcimenti per gli eventuali espropri di terra, e i relativi compensi per gli avvocati che gestiranno i contenziosi.

 Nelle passate settimane erano stati diffusi i precisi parametri di costruzione, da parte del Dipartimento dell’Homeland Security. Le barriere saranno di due tipi: una in cemento e l’altra da realizzarsi in altro modo, compreso da sensori e telecamere ad altissima tecnologia. Inoltre, per fare un’opera fatta bene, vanno sistemati i tratti di muro già esistenti, in tutto 1.070 chilometri, rendendoli più sicuri anche mediante la creazione di ostacoli. L’altezza totale del muro dovrà essere di 9 metri (come quello costruito da Israele in Cisgiordania), a prova di fiamma ossidrica, piccone e grimaldelli, e dovrà essere reso impossibile il suo attraversamento mediante scale, corde o pertiche. Il muro continuerà anche sottoterra, per almeno due metri, in modo da impedire ai cartelli della droga di scavare i tunnel del narcotraffico. La sicurezza, però, non basta: il muro dovrà anche essere bello esteticamente, e dovrà essere in armonia con l’ambiente circostante. Ma dai documenti in possesso della Cnn, sembra che in realtà il dipartimenti della sicurezza interna voglia cambiare rotta, abolendo il cemento per lasciare spazio alle staccionate. Questo per fare in modo di poter vedere cosa accada dall’altra parte della barricata.

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