Il 29 giugno 1933 sconfisse al sesto round lo statunitense Jack Sharkey. Tornato in Italia fu glorificato dalla stampa e dal regime fascista che prese il pugile friuliano come modello ed esempio di quell’italianità genuina, rurale ma caparbia e professionale. Divenne il simbolo dell’Italia conquistatrice anche nello sport, di quell’Italia che sapeva combattere in tutte le forme dell’agire umano. Dal canto suo Carnera salutava romanamente in tutte le cerimonie ufficiali celebrate per rendergli i giusti onori.
Aurelio Pagani
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