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Aliquote marginali effettive: quando guadagnare di più non conviene

by Salvatore Recupero
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Roma, 10 ago – Le aliquote marginali effettive sono al centro di una ricerca sul fisco italiano effettuato dall’Ufficio valutazione impatto del Senato. Secondo questo studio denominato: ā€œLa giungla delle aliquote effettiveā€, in Italia conviene lavorare meno e guadagnare poco. Infatti, secondo i tecnici di Palazzo Madama: ā€œI contribuenti con reddito annuo superiore ai 28.000 euro rischiano di essere paragonati, a livello fiscale e contributivo, a chi guadagna anche fino a 200.000 euroā€.

La causa di questa apparente anomalia risiede nel sistema delle aliquote marginali effettive. Per comprendere meglio quanto detto ĆØ necessario approfondire nel dettaglio lo studio del Senato. Come noto il sistema di tassazione sui redditi Irpef in Italia ĆØ basato sul criterio della progressivitĆ : cinque aliquote e cinque scaglioni di reddito, con un’imposta che va dal 23% fino al 43% per i contribuenti con redditi molto alti. Purtroppo, però, una serie di imposte abbattono i redditi della classe media portando la pressione fiscale reale al 48,8% (secondo gli ultimi calcoli della Cgia). Secondo l’analisi, la struttura fiscale italiana ha assunto di fatto una conformazione riconducibile a tre soli livelli di cuneo: l’esenzione; un livello intermedio fino a circa 28 mila euro di imponibile Irpef; un livello massimo indifferenziato tra 28 mila e infinito. Insomma, non esiste soltanto l’Irpef: accanto alla tassazione per aliquote e scaglioni un peso rilevante ĆØ dato dalle aliquote marginali effettive (Ame).

L’Ufficio valutazione impatto del Senato spiega che: ā€œNell’attuale sistema di imposte e benefici, all’aumentare del reddito di persone e famiglie crescono le imposte dovute e diminuiscono i benefici connessi al sostegno del reddito, del carico familiare e del tipo di lavoro. La combinazione di imposte crescenti e di benefici decrescenti determina l’emergere delle Ame che indicano la percentuale di ogni incremento di reddito guadagnato che deve essere versato come imposta o che viene compensato da una diminuzione di benefici incassati. A paritĆ  di reddito lordo, le diverse condizioni individuali e familiari produrranno diverse aliquote marginali effettive e ciò influirĆ  sull’offerta di lavoro oltre che sulla redistribuzione del reddito.ā€ Con riferimento all’offerta di lavoro, continua lo studio, ā€œquando le aliquote marginali effettive sono alte gli individui tendono a lavorare meno, a ridurre l’intensitĆ  del lavoro oppure a decidere di non lavorare affatto, poichĆ© il guadagno addizionale verrebbe eroso dalla combinazione di maggiori imposte e minori beneficiā€. In sostanza, quello che sostiene lo studio ĆØ che per pagare meno tasse conviene non guadagnare più di 28.000 euro: questa ĆØ l’idea diffusa che tuttavia rischia di alimentare povertĆ  e scoraggia i lavoratori.

Salvatore Recupero

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Tony 11 Agosto 2017 - 2:28

non lavorare, tasse o non tasse porta sempre miseria, non scherziamo… , ma lavorare di più e guadagnare di più per regalare il tutto al fisco …….Se si guagagnano grosse cifre può ancora convenire ma per chi arriva a qualche migliaio di euro, il 50% di tasse ĆØ una batosta da far cadere le braccia! Occorre una riforma fiscale che preveda un prelievo ascendente, progressivo e non a comparti…

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