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“Abolire la croce degli Invalides è un errore”: perfino Cazzullo contro lo scempio per le Olimpiadi

by Alberto Celletti
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croce Invalides Parigi

Roma, 7 mar – La croce della Cattedrale San Luigi “des Invalides”, nell’omonimo complesso storico parigino, non c’è più. Quanto meno, è sparita dal manifesto di presentazione dei prossimi giochi olimpici previsti nella capitale transalpina. Soliti motivi inclusivi, ovviamente anti-cristian, nel contesto di una Chiesa francese sottomessa non meno di quella italianai, il che di per sé è l’ennesima notizia imbarazzante sul declino delle identità europee, ma non la sola. La novità è che Aldo Cazzullo, da sempre cerchiobottista mai ostile al sistema, questa volta tenta di attingere dal fronte della tradizione, criticando sul Corriere della Sera la scelta.

Croce degli Invalides sparita? Per Cazzullo “è un errore”

Così scrive Cazzullo: “La cupola degli Invalides non è un posto qualsiasi; è uno dei luoghi della civiltà europea. Se il Re Sole avesse voluto erigere una guglia anziché una croce, e se Napoleone avesse voluto essere sepolto — o i suoi posteri avessero voluto seppellirlo — sotto un elemento architettonico anziché sotto un simbolo religioso, l’avrebbero fatto. Poi certo quell’immagine ritoccata non parla solo del Re Sole e di Napoleone — per quanto, insomma, non siano due passanti — ma della Francia di oggi, dove vivono cinque milioni di musulmani, duecentomila ebrei, e soprattutto milioni di francesi che non sentono di appartenere alla civiltà cattolica. E lo stesso, sia pure con numeri diversi, vale per tutti i Paesi dell’Europa occidentale”. Poi fa un paragone diretto con il mondo musulmano: “Quasi tutti i Paesi musulmani hanno la mezzaluna nella bandiera; e nessuno chiede loro di rimuoverla“.

È la solita “cazzullata”, ma rende l’idea del momento

Sia chiaro, alla genuinità identitaria di Cazzullo potrebbe credere solo un ingenuo. Da sempre, il giornalista è integratissimo nel pensiero unico, praticamente in tutte le sue forme. Semplicemente, talvolta, è costretto a fuoriuscire per assecondare gli appetiti culturali più tradizionali e perfino dissidenti. Qualcosa di simile, spesso, la fa anche Enrico Mentana. Aggiungiamoci tranquillamente le prossime elezioni europee, in un clima che vede il dissenso contro Bruxelles a livelli mai registrati. Una carotina, in un contesto simile, ci può anche stare. Specialmente se potenzialmente può produrre consensi e qualche applauso.

Alberto Celletti

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