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Accise: con la scusa del terremoto, il fisco spreme gli automobilisti

by Salvatore Recupero
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accise sui carburantiMestre, 13 feb – Le accise sui carburanti, da sempre, sono state usate dai governi per far cassa. In particolar modo, questo espediente viene usato per coprire le spese causate dai terremoti. Per la serie, le disgrazie non vengono mai da sole. A questo proposito la Cgia di Mestre ha realizzato uno studio interessante pubblicato sabato scorso. Secondo il Centro Studi degli artigiani mestrini: “Dall’inizio di settembre del 2016 fino al trentuno gennaio di quest’anno, gli italiani hanno versato all’erario 1,8 miliardi di euro interamente ascrivibili alle accise sui carburanti introdotte per finanziare la ricostruzione di cinque aree colpite da altrettanti terremoti avvenuti in Italia in questi ultimi cinquanta anni”.

Prima però di approfondire questa analisi, è bene definire in maniera compiuta l’oggetto del contendere.

Le accise sono tributi indiretti applicati sulla produzione o sul consumo di determinati beni. La loro funzione essenziale all’interno del nostro sistema fiscale è quella di assicurare gettito immediato e costante per lo stato, in quanto colpiscono prodotti di largo consumo, in proporzione al consumo stesso.  Al contrario di quanto si possa pensare, questo tributo non riguarda solo i carburanti.  Questa tassa occulta riguarda anche gli alcolici, i tabacchi, energia elettrica, gas metano, oli lubrificanti, e perfino i fiammiferi. A pensarci bene è una gabella che accompagna ogni attimo delle nostre giornate. Ad essa, dunque, non si può sfuggire. Il gettito fiscale delle accise in tempi di austerity è poi cresciuto vertiginosamente. Secondo una ricerca del Centro Studi ImpresaLavoro il gettito per accise nel nostro paese è aumentato di cinque miliardi tra il 2011 e il 2016, una vera e propria stangata nascosta tra i consumi di famiglie e cittadini. In particolare secondo quest’analisi: “Le accise su prodotti energetici, loro derivati e prodotti analoghi garantivano alle casse dello stato 20,4 miliardi nel 2011. Gli aumenti successivi hanno fatto crescere questa cifra del 24,7% in soli cinque anni portando il gettito del 2016 a poco più di venticinque miliardi di euro, una cifra sostanzialmente stabile negli ultimi anni (25,6 miliardi nel 2015; 26,2 miliardi nel 2014; 24,3 miliardi nel 2013)”. È difficile accontentare Bruxelles, senza perdere il consenso delle clientele. Quindi, con una mano il governo regala ottanta euro mentre con l’altra si prende quasi due miliardi di accise in soli sei mesi. Alla luce di quanto appena detto, si capisce perché in Italia il prezzo dei carburanti risente fortemente della componente relativa a tasse e accise.

A questo punto, rimane una domanda: ma questi soldi vanno veramente ai terremotati? Forse, no. Vediamo perché. I provenienti dall’applicazione delle accise non hanno alcun vincolo di spesa e finiscono nel grande calderone della spesa pubblica. Quanto detto è facilmente dimostrabile. Prendendo a modello i dati e le stime dei consumi di gasolio per autotrazione e di benzina registrati a partire dal primo settembre 2016 fino al trentuno gennaio 2017, l’Ufficio studi della CGIA ha stornato dal prezzo alla pompa la quota riconducibile ai cinque tributi introdotti per la ricostruzione post-sisma e gli effetti sull’Iva incassati dal fisco. Tributi, ricordiamo, che sono state applicate per finanziare la ricostruzione post terremoto del Belice (1968); del Friuli (1976); dell’Irpinia (1980); dell’Abruzzo (2009) e dell’Emilia Romagna (2012). In pratica continuiamo a pagare anche se i lavori sono finiti da qualche decennio.

Grazie a questa gabella, introdotta con la scusa del terremoto, gli automobilisti sono diventati il bancomat dell’erario. Fino ad arrivare a situazioni paradossali come quelle denunciate dal segretario della Cgia Renato Mason: “Ogni qual volta ci rechiamo a fare il pieno alla nostra autovettura dodici centesimi di euro al litro ci vengono prelevati per finanziare la ricostruzione delle zone che sono state devastate negli ultimi decenni da questi eventi sismici”. Questo meccanismo sottrae alle tasche degli italiani un importo pari a circa quattro miliardi di euro. In compenso nelle zone colpite dal terremoto gli alloggi temporanei si estraggono a sorte. In sintesi, se non si possono prevedere i terremoti, almeno cerchiamo di non ripetere gli errori del passato.

Salvatore Recupero

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