Roma, 07 feb – Quando si parla di regioni spesso ci si scandalizza per i vitalizi degli ex consiglieri. Le trasmissioni televisive e le inchieste giornalistiche sull’argomento si sprecano. Pochi, però, parlano dell’aumento delle addizionali regionali. Certamente, il tema è più complesso. Ne vale la pena, però, vediamo perché. Venerdì scorso l’ufficio studi Cgia (Associazione artigiani e piccole imprese Mestre) ha analizzato il prelievo di queste imposte locali sulle retribuzioni di alcune categorie di lavoratori dipendenti, sui pensionati e sui redditi dei lavoratori autonomi residenti in un centinaio di Comuni capoluogo di provincia. Le cifre sono davvero preoccupanti analizziamole nel dettaglio. Per la Cgia: “Dal 2010 ad oggi il gettito ottenuto dall’applicazione delle addizionali Irpef ha subito una vera e propria impennata. Quello relativo alle addizionali regionali è cresciuto di oltre il 34 per cento, quello imposto dai comuni, invece, è salito addirittura del 54 per cento”. Tutto ciò ci è costato la modica cifra di quindici miliardi di euro, solo negli ultimi cinque anni.
Per commentare questi dati è bene capire la genesi dell’attuale schema di imposizione tributaria. Intanto partiamo dal significato del termine addizionale. Si tratta di un onere fiscale aggiuntivo, ossia, consiste nell’applicazione di un’aliquota all’imponibile di un’imposta cui va a sommarsi. Facciamo un esempio pratico. Se io devo 100 e mi applicano 1% di addizionale pagherò centouno. Qualcuno sentendo parlare di regioni o autonomie locali penserà ad un provvedimento ispirato al leghismo prima maniera. Ebbene ciò non è vero. Diamo a Cesare quel è di Cesare, o meglio a Franco ciò che è di Franco. Se oggi abbiamo le addizionali, lo dobbiamo a quel grande uomo di Franco Bassanini. Politico e manager di lungo corso e oggi Special Advisor del presidente del Consiglio dei Ministri, Matteo Renzi. Per facilitare il decentramento amministrativo con le cosiddette Leggi Bassanini vennero introdotte due addizionali all’IRPEF (Imposta sul reddito delle persone fisiche), una regionale e una comunale. L’addizionale regionale è in vigore dal 1998, quella comunale decorre invece dal 1999. Entrambe non sono deducibili ai fini di alcuna imposta, tassa o contributo. Si calcolano sulla base imponibile costituita dal reddito complessivo, determinato ai fini IRPEF al netto degli oneri deducibili riconosciuti ai fini di tale imposta.
Come si vede già dall’inizio Bassanini non voleva ripartire il gettito tributario ma semplicemente aumentare l’aggravio fiscale seppur di poco. Infatti, l’applicazione di questo strumento all’inizio avvenne in modo oculato. Si è partiti da un misero 0,5% per arrivare a 2,1 % del 2015. Questo per quanto riguarda le regioni. Ma, i comuni non hanno certo sfigurato. L’ultimo dato disponibile di fonte Istat parla di un aumento dell’addizionale comunale IRPEF del 54 per cento (da 2,9 miliardi di euro del 2010 agli oltre 4,4 miliardi di euro del 2014). Ma, a quanto pare ora Renzi pare voglia rottamare alcune gabelle locali. Il governo abolirà alcune gabelle tipo la marca da bollo da 73,50 euro per il rilascio del passaporto e la tassa di 16 euro per il rilascio del diploma di laurea. Grazie a provvedimenti di questo tipo aspettiamoci una vorticosa impennata dei consumi. Sulle aliquote regionali, però, si ricorda del suo passato da sindaco. La Cgia, infatti, sottolinea che: “Con la legge di Stabilità 2016 il Governo ha deciso di bloccare gli eventuali aumenti delle imposte locali solo per le regioni che non si trovano in deficit sanitario. Considerato che sono otto quelle sottoposte ad un piano di rientro dal disavanzo per la spesa sanitaria, per molti contribuenti vi è comunque il pericolo di subire un ulteriore aumento del prelievo, visto che per il 2016 il fabbisogno sanitario nazionale è stato rideterminato con un risparmio di spesa di quasi 1,8 miliardi di euro”.
In pratica, Renzi chiude la stalla dopo che sono scappati i buoi. Tutto ciò avviene grazie al potere di lobbying della Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le Province autonome di Trento e Bolzano. Prepariamoci al peggio. A breve avremo una Camera Alta composta da soli sindaci e consiglieri regionali. Così la nostra Costituzione sarà ancora più bella.
Salvatore Recupero
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Se mai la loro, non è mai stata Nostra.