Roma, 27 apr – La specialità degli aerosiluranti era nata dall’esigenza di utilizzare l’aeroplano come strumento di offesa sul mare, diverso dalle bombe che troppo spesso mancano il bersaglio oppure vedono il loro effetto distruttore neutralizzato dalla spessa corazza che ricopre il ponte delle navi. Occorreva un ordigno che, portato con estremo coraggio fino a poca distanza dal bersaglio, potesse venire lanciato e colpire fulmineamente senza lasciare il tempo per evitarlo: in poche parole un siluro sganciato da un aereo. I primi esperimenti riguardo a questa nuova concezione di guerra aeronavale furono compiuti in Italia, dal capitano del genio navale Alessandro Guidoni. Fin dal 1914, su iniziativa del marchese Paterson Pescara e sotto la direzione tecnica proprio di Alessandro Guidoni, l’arsenale della marina di Venezia, aveva realizzato un idrovolante studiato per l’impiego come aerosilurante.
Occorre dare merito a Guidoni anche per i suoi studi e progetti riguardo “navi hangar per idrovolanti”, risalenti addirittura al 1912, che dovevano servire per portare gli idrosiluranti nelle vicinanze della flotta nemica, un’idea che precorreva la costruzione delle portaerei e che dimostrano la genialità di questo tecnico italiano che, pur essendo ufficiale di marina, credeva nell’aeronautica ma soprattutto credeva nell’importanza della cooperazione aeronavale. Alessandro Guidoni dette tutto se stesso all’aeronautica fino a lasciare la Marina per passare nelle file dell’Arma Azzurra per la quale lavorò, lottò e sacrificò la vita durante il collaudo di un nuovo tipo di paracadute, il 27 aprile del 1928 nella zona di Montecelio, nei pressi di Roma, dove nel 1937 sorse una cittadina che, in suo onore, assunse il nome di Guidonia . L’aerosilurante, alla pari dei Mas, dei maiali e di altri mezzi similari era, nonostante l’alta costo dei siluri, la tipica arma dei poveri. Con la sola spesa di un siluro e con il rischio, sempre grave e sempre presente, di perdere l’aeroplano ed i pochi membri dell’equipaggio, permetteva di attaccare le grandi navi da battaglia nemiche senza rischiare le proprie.
Nonostante l’entusiasmo ed i ripetuti interventi di un personaggio tanto geniale quanto coraggioso come Gabriele D’Annunzio, in Italia non si fece molto. Nel marzo del 1915 si costituì, sotto il comando proprio di D’Annunzio la prima squadriglia di aerosiluranti, per la quale coniò motti come “Sufficit Animus” (basta il coraggio) e “Più basso e più oltre” ma non fu mai impiegata. Sulla base degli studi di Guidoni, furono gli inglesi i primi ad impiegare gli aerosiluranti in combattimento, il 12 agosto 1915 nel mar di Marmara contro naviglio turco. Purtroppo in Italia, i tecnici responsabili degli armamenti, non la pensavano come Guidoni e, soprattutto, non possedevano le sue brillanti doti di intuito e lungimiranza, inoltre per il solito sciocco dualismo tra Marina ed Aeronautica, l’Italia non si fece trovare preparata allo scopo del Secondo Conflitto Mondiale infatti il 10 giugno 1940, non disponeva di una sola squadriglia di aerosiluranti, così come non aveva portaerei. Soltanto a scopi sperimentali e per dare un contentino ai fautori di questa specialità, l’Aeronautica destinò a Gorizia il Savoia Marchetti S 79 “Sparviero”, soprannominato “il Gobbo Maledetto”, per la particolare configurazione dovuta all’installazione della mitragliatrice dorsale. Questo magnifico trimotore, si rivelerà successivamente come l’aerosilurante tipo del l’Aeronautica militare italiana, avendo quei requisiti essenziali quali l’elevata velocità, carico utile rilevante ed armamento con tre mitragliatrici: una anteriore fissa, sparante in caccia, Breda Safat da 12,7 mm con trecento cinquanta colpi; un’altra dello stesso tipo nella famosa gobba per coprire la coda ed una terza mitragliera da 7,7 mm, in fusoliera che poteva sparare attraverso appositi finestrini laterali. Gli italiani, malgrado i pochissimi mezzi a disposizione, grazie all’entusiasmo, alla determinazione, al coraggio di pochi, seppero sfruttare, fino ai limiti delle possibilità umane, questa nuova tipologia di attacco alle navi nemiche. Oltre alla nostra aeronautica, fecero largo impiego di aerosiluranti gli inglesi nel Mediterraneo e giapponesi ed americani nel Pacifico.
Tra le imprese più prestigiose dell’aviazione di marina inglese ricordiamo il contributo all’affondamento della Bismarck e, purtroppo, l’attacco alla nostra flotta nel porto di Taranto; i giapponesi che li impiegarono per l’attacco a Pearl Harbor; gli americani che ne fecero largo uso nella battaglia del Mar dei Coralli ed in quella di Midway. Una sera del 1921, Alessandro Guidoni, allora addetto navale a Washington, dette un ricevimento cui parteciparono rappresentati stranieri esperti di marina ed aeronautica. Al loro arrivo, gli ospiti trovarono, su un tavolo, il modellino di una corazzata sovrastato da un minuscolo velivolo con un siluro appeso alla fusoliera. Al momento del brindisi, Guidoni levò il calice e disse: “Ecco il passato, indicando la corazzata, ed ecco l’avvenire, l’aeroplano. Bevo al trionfo dell’aeronautica!”
Mario Porrini