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All’ombra del meridiano di sangue: auguri Cormac McCarthy

by Davide Trovato
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McCarthy-CormacMilano, 20 lug – “Il punto, professore, è che se nella tua vita non ci fosse la sofferenza, come faresti a capire quando invece sei felice? Felice rispetto a cosa?”. È il nero a parlare così al bianco, in una delle piece teatrali più belle e devastanti mai scritte. Stiamo parlando di The Sunset Limited, opera riproposta in un film televisivo diretto ed interpretato da Tommy Lee Jones (il bianco) e Samuel L. Jackson (il nero). Oggi, in occasione degli 82 anni dell’autore di quelle righe, vogliamo ripercorrerne le orme appuntite, e raccontare la storia del più grande cantore del sud degli Stati Uniti, il Sam Peckinpah della letteratura contemporanea: Cormac McCarthy.
Figlio di un avvocato di successo e terzo di sei figli, McCarthy è cresciuto in Tennessee, dove tra il 1960 e il 1970 produsse quattro romanzi di successo lì ambientati. Nonostante la fama crescente, visse quel periodo ai margini della povertà, rifiutando sempre qualsiasi forma di contatto con il pubblico, siano esse conferenze, presentazioni di libri o interviste. Di quel periodo la ex-moglie Anne DeLisle – che visse con lui in un allevamento per maiali – dichiarerà: “vivevamo in totale povertà. Per otto anni, abbiamo abitato una stalla. Ci lavavamo nel lago. Cormac era già uno scrittore conosciuto, un giorno gli offrirono duemila dollari per parlare dei suoi libri in università. Lui rifiutò. Tutto quello che ho da dire sui miei libri è nei miei libri, diceva”.
Il primo romanzo, Il guardiano del frutteto (1965) racconta i cambiamenti sociali e geografici di una piccolo paesino del Tennessee, approfondendo le vicende di tre personaggi – un contrabbandiere, un disadatto ed un violento apolide – uniti inconsapevolmente dalla morte di un quarto personaggio. Il libro è una dichiarazione d’amore di McCarthy per William Faulkner, che con Melville e Dostoevskij sono per l’autore americano i “buoni scrittori”, quelli cioè che “affrontano questioni relative alla vita, alla morte”.
E così sono i suoi personaggi. Sempre in bilico tra vita e morte. Come d’altronde i suoi romanzi, “mosche che si adagiano come acqua, liquide, sul corpo dei cadaveri”: la protagonista del suo secondo libro, Il buio fuori (1968) è Rinthy, una ragazza madre che dà alla vita il figlio di un incesto con il giovane fratello. La ragazza, in un on the road “biblico”, si ritroverà a vagare per la regione dell’Appalachia alla ricerca del bimbo perduto, terminando l’avventura in una tragedia che nulla ha da invidiare alla mitologia greca. Nel terzo romanzo invece, Figlio di Dio (1974), è Lester Ballard il protagonsta: un necrofilo, stupratore, cross-dresser che vive nelle caverne del Tennessee. Mentre in Suttree (1979), la sua quarta opera, troviamo Cornelius pescatore solitario che abita sulle rive limacciose e surreali di un fiume, sui cui battelli McCarthy fa scivolare i suoi “reietti”. I figli di dio, gettati in pasto all’inferno chiamato terra. Non esiste manicheismo nelle sue storie. Non esiste il Bene ed il Male. Siamo tutti, contemporaneamente, buoni e malvagi.
Nel 1981, McCarthy riesce ad acquistare una casa ad El Paso dopo aver ricevuto un premio in denaro dalla a MacArthur Foundation. E sarà lì che comincerà la stasura del suo più grande libro: Meridiano di sangue (1985).MCCARTHY_meridiano1
Il quinto romanzo dell’autore arriva al lettore come uno schiaffo ben assestato in faccia. Un affronto che chiede di sopportare la visione di un selvaggio West fatto di teschi umani carbonizzati, scalpi intrisi di sangue, alberi giganteschi su cui vengono appesi bambini morti. Ma sebbene difficile da attraversare, il libro è impossibile da ignorare. Ogni pagina trasuda originalità. Una voce appassionata che dona pari merito alla bruttezza, alla cattiveria ed al lirismo. È l’opera più importante di McCarthy poichè mette in fila il linguaggio Faulkneriano e la violenza attraversata nelle sui lavori precedenti, spesso visti come meri esercizi di stile o “studi” sul male. Meridiano di sangue sancisce il motto personale dell’autore: assistere al male non per capirlo, ma per affermarne l’innegabile realtà.
Liberamente ispirato a fatti realmente accaduti, il romanzo segue le avventure di un quattordicenne nato nel 1883 – esattamente cento anni prima la nascita di McCarthy – e della sua deriva verso sudovest. Il ragazzo si unirà presto ad una banda di fuorilegge al soldo di un governatore messicano, da cui verranno pagati per raccogliere scalpi di Apache. Tra di loro un ex prete, un uomo con le iniziali tatuate sulla fronte ed un misterioso, erudito giudice di nome Holden. Ne emergerà un susseguirsi di descrizioni grottesche e considerazioni profonde, che renderanno il libro una graduale discesa nei meandri del “pozzo con il fondo” chiamato vita.
Giunge poi il 1992, e con esso il mai atteso “successo”: l’autore realizza “La trilogia della frontiera” – un’opera letteraria composta da tre romanzi, che ruotano intorno alle avventure di due giovani cowboy lungo il confine tra Texas e Messico. La trilogia entrerà nella lista dei best-seller e vincerà, col primo dei tre, Cavalli selvaggi, il National Book Award. Inutile precisare che McCarthy non si presenterà alla cerimonia di premiazione. Seguiranno poi altri due successi letterari, che grazie alle relative trasposizioni cinematografiche ne sanciranno definitivamente la grandezza anche oltre oceano, Non è un paese per vecchi e La strada. Con quest’ultimo McCarthy si aggiudicherà il premio Pulitzer. Arriveranno poi le sceneggiature per il cinema e i testi teatrali.
Oggi Cormac McCarthy compie 82 anni e vive a Santa Fe. La sua porta di casa è di legno duro e pare provenga da una vecchia missione spagnola, o un fortino. É una buona e solida porta, fatta per tenere le persone fuori. Perchè non tutto può esser noto all’uomo. Ma d’altronde ciò che lui ha da insegnarci, come ama precisare, l’ha scritto nei suoi libri: “Un uomo non riesce a conoscere la propria mente perché la mente è tutto quello che ha per conoscerla. Può conoscere il proprio cuore, ma non vuole. E fa bene. Meglio non guardarci dentro. Non è il cuore di una creatura che sta percorrendo la via che Dio le ha preparato. La cattiveria la puoi trovare anche nell’ultima delle creature, ma quando Dio ha fatto l’uomo doveva avere il diavolo accanto”.
Davide Trovato

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