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Emirati, Qatar e Kuwait: la longa manus dei paesi arabi sull’economia italiana

by Filippo Burla
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arabi economia italRoma, 30 mar – Se il Belgio piange, l’Italia non ride. Se Bruxelles è la capitale di uno Stato quinta colonna (anche “spirituale”) dei Sauditi in Europa, dalle parti della nostra penisola siamo invece più instradati sul colonialismo economico da parte degli arabi. Quasi da far invidia alle note conquiste francesi passate agli onori delle cronache, mentre quelle del Golfo – un po’ come le cinesi – arrivano sempre quatte quatte, come a non voler far sapere di esserci. Siamo nell’ambito delle operazioni chirurgiche, ma il bisturi in realtà scende molto a fondo. E pervade di tutto.

Senza voler andare troppo indietro nel tempo, in principio fu il Kuwait. Correva l’anno 2013 e il locale fondo sovrano firmò i primi due accordi con il Fondo Strategico Italiano per entrare in settori classici del Made in Italy come moda, alimentare e turismo. Un miliardo l’impegno finanziario. Nel 2014, poi, durante una visita ufficiale e appena prima della sua caduta, Enrico Letta riuscì a racimolare ulteriori 500 milioni, per altri generici “investimenti”. Che poi non siano investimenti ma debito (debito estero, per la precisione), è un altro discorso.

Sempre nello stesso anno, quando ormai Renzi aveva messe le mani saldamento su Palazzo Chigi, è arrivata la conclusione della lunga trattativa che ha portato Etihad a divenire partner di Alitalia. Una partecipazione non di maggioranza assoluta (appena al di sotto del 50%) sufficiente però ad assicurare al vettore di Abu Dhabi un fattivo controllo sull’ex compagnia di bandiera. L’alleanza è diventata operativa a partire dal gennaio 2015, mentre Alitalia ha nel frattempo ceduto al nuovo socio alcuni dei suoi slot su Londra, un esempio che certifica i veri rapporti di forza.

La lista di operazioni è sterminata. Lo scorso settembre nel giro di pochi giorni il Qatar ha messo le mani sul Westin Excelsior, albergo di Roma reso celebre da “La Dolce Vita” di Federico Fellini. E due giorni prima Mubadala, fondo sovrano sempre di Abu Dhabi, aveva completato la scalata per il 100% di Piaggio Aerospace.

Il Fondo Strategico Italiano, poi, oltre alla joint venture con il Kuwait ne ha avviata una seconda con capitali provenienti da Doha per, ancora, “investimenti” in realtà tricolori. E non aziende da poco dato che il Fondo detiene partecipazioni in realtà come Saipem, Ansaldo Energia, Rocco Forte Hotels, Trevi, Metroweb, Hera. Il Fsi era stato creato, nel 2011, dall’allora ministro Giulio Tremonti proprio per evitare interventi ostili da parte dell’estero. E’ diventato il cavallo di Troia per i saldi nazionali.

Filippo Burla

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