Roma, 4 mar – Fiabe e violenza. Lo spunto nasce dall’ennesima diretta interessante di Pro Italia, ma si sviluppa in una direzione che chi scrive ha sostenuto molto negli anni passati, ovvero la totale sterilizzazione degli individui occidentali rispetto al concetto di “violenza”. Non violenza intesa come propensione all’assassinio, che solo un pazzo bisognoso di cure psichiatriche urgenti potrebbe sostenere, ma di qualsiasi forma di violenza intesa come “atto” nel senso inteso e – in definitiva – anche di lotta. Sterilizzando completamente la violenza in senso assoluto si forma all’idea che non ci si possa nemmeno difendere, per non parlare degli atti rivoluzionari che la storia dimostra esistere – in ogni caso – nei sovvertimenti di regime osservati nei secoli passati.
L’attacco alle fiabe e la sterilizzazione della violenza
Il tema è caro a chi scrive per molte ragioni. Sovviene anche che sia uno degli “argomenti” con cui è stata criminalizzata la figura di Benito Mussolini, per dirne una clamorosa.ì. Il socialista, poi fondatore del fascismo e infine duce ricordava spesso – come molti altri uomini del suo tempo per la verità – l’impossibilità di “espellere la violenza dalla storia”. Una frase che Mussolini pronunciò in svariate occasioni, di cui ovviamente l’unica risaltata è quella del 3 gennaio 1925, poco prima della svolta autoritaria del fascismo stesso. E che nella storia a senso unico post-1945 poco attenta ai contesti che narrava ma molto utile a produrre individui stupidi, divenne addirittura identificativa dell’intero carattere del personaggio, dimentica della sua carriera effettiva, fatta sì della partenza come volontario per la Grande Guerra o dell’ingresso nel secondo conflitto mondiale, ma anche del ruolo di artefice dela lotta pacifista contro la guerra italo-turca nel 1912 e delle trattative che portarono alla pace di Monaco nel 1938.
Il che ci conduce all’argomento principale, ovvero le fiabe la semplificazione manichea della violenza, che è andata ben oltre quella dell’appena citato Mussolin, arrivando alla creazione di persone incapaci di reagire agli stimoli non solo della storia, ma della vita stessa. Come la professoressa Rita Rizzotti afferma nella diretta succitata, le fiabe hanno di persé un contenuto violento. Il che non significa che insegnino ad ammazzare persone per strada, considerazione a prova di ritardato che ci sentiamo di sottolineare.Perfino nella edulcorata versione disneyana di Biancaneve, i nani attaccano eccome la megera autrice dell’avvelenamento. Ma c’è un motivo. E no, non è la “vendetta”.
Individui stupidi per un Occidente e un’Italia sempre più morti
Lo vediamo nei casi di terrorismo internazionale, se si parla di base occidentale. In quelli che coinvolgono Francia o Germania se si parla di Italia al cospetto della geopolitica europea. I nemici non esistono, i cugini sono da accogliere, non da contrastare ma al massimo soggetti politici con cui parlare. Il cortocircuito di questa “formazione pedagogica” è che poi quando il sistema culturale dominante occidentale decide che qualche nemico esiste (o deve esistere ad ogni costo, come nel caso della Russia) non si dispone di alcun materiale umano utile per poterlo eventualmente contrastare, anche nell’ottica del tutto arbitraria imposta sul tema da oltreoceano e da Washington. In altre parole, si sviluppano cittadini e individui fortemente inutili anche per il perseguimento dei propri scopi, ben oltre idiozie circa contrastare le dittature o l’eterno ritorno del fascismo. Questo perché, banalmente, oltre alla violenza si estingue un’altra componente fondamentale per il futuro dell’essere umano: quello della lotta. Lotta per il pane, per difendere la propria casa, lotta per il futuro. Stiamo morendo esattamente così. Di idiozia, ma con l’aggravante di sentirci pure più intelligenti e buoni.
Stelio Fergola