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Qual è l’attendibilità delle “primarie” romane di Salvini?

by La Redazione
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Roma, 27 feb – “Famo a12787127_1248123151869176_1707303788_o fidasse”, per dirlo alla romana. Anche perché le garanzie di regolarità, sono praticamente inesistenti. Le “primarie” salviniane sono dunque un “sondaggione”, niente di più. Anzi, forse qualcosa di meno, visto che i sondaggi commissionati ad aziende e istituti sono basati sì su un campione limitato, ma non permettono di “votare” più volte. Qui invece siamo alla stregua di una consultazione su internet, dove basta azionare alcune opzioni di navigazione per votare quante volte si vuole e dove i risultati finali possono sempre essere manipolati dai gestori del sito. Per carità, nessuno qui si aspettava una votazione vera e propria, del resto anche alle primarie “vere” fatte dai super democratici di centrosinistra è stato dimostrato che tra truppe cammellate di immigrati e persone che votano più volte, la regolarità è un concetto abbastanza aleatorio. Però nemmeno una cosa così raffazzonata.

Il sottoscritto si è recato a votare in più gazebo, in nessuno di questi gli è stato chiesto il documento. Potrei tranquillamente non essere residente a Roma. La “schede” erano dei semplici volantini non siglati né timbrati, chi gestisce i12788530_1248123131869178_277509952_ol banchetto potrebbe metterne dentro quante ne vuole. I risultati vengono conteggiati su dei fogli volanti, segnati a penna alla meno peggio. C’è poi da chiedersi dove arriveranno questi scatoloni e chi si occuperà del conteggio delle “schede”. Dunque come previsto questa consultazione ha un fine meramente propagandistico, serve alla struttura di Salvini per farsi vedere un po’ in giro (non senza rischi, come dimostra l’aggressione subita al prenestino) e un fine squisitamente politico, ovvero dare una parvenza di “democrazia” o meglio di volontà popolare-elettorale al siluramento di Bertolaso.

E’ chiaro che nemmeno il più ingenuo degli elettori può credere che davvero Salvini scelga il candidato sindaco in base al risultato di una tale kermesse, dove tra l’altro sono stati inseriti nomi come quello di Rampelli che ha disconosciuto la consultazione e di Irene Pivetti, ma ad esempio non è stato inserito il nome di Simone Di Stefano di CasaPound che ha invece annunciato la propria candidatura. Chi vi scrive è convinto di un fatto, che il nome che uscirà sarà uno tra Marchini e Storace. Con buona probabilità quello con la chioma più folta.

Davide Romano

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