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Avete detto sport “di serie B”? Antonio Cairoli e la storia del motocross

by La Redazione
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Roma, 27 dic – Lo scorso 10 settembre Antonio Cairoli è diventato, per la nona volta, campione del mondo di motocross. Per un atleta del settore coronare un risultato così prestigioso non è da tutti non solo in Italia, ma nel mondo. E nella storia dello sport.

“Tony” Cairoli è il secondo pilota più titolato di sempre, precedente solo al “maestro” Stefan Everts con i suoi 10 mondiali conquistati ed il secondo più vittorioso con 83 vittorie a fronte delle 101 dello stesso Everts. Il suo motto, “Velocità, fango e gloria”, è una triade che sintetizza al massimo la sua abilità ma che è quanto mai soddisfacente per raccontare la sua storia di successi nata 13 anni fa e che, ci si augura, continui anche in futuro.

Sulla sabbia di Assen Cairoli ha ottenuto un successo che dimostra e ribadisce non solo la sua abilità nella disciplina, la sua tecnica e la sua determinazione, ma anche la sua forza di volontà, la volontà di non mollare dopo due anni di infortuni, dopo due anni di sudditanza alla “new generation” di piloti che, innegabilmente apprezzabili per quanto riguarda il loro talento, devono ancora imparare una parola che appartiene solo ad alcuni veterani delle ruote tassellate: l’umiltà. La devozione che i piloti devono avere verso loro stessi, verso la moto, verso il pubblico e verso il team. Un rispetto che, molto spesso, viene a mancare quando arrivano i primi risultati negativi e, di conseguenza, scontri con team manager e tecnici che vengono accusati di essere loro i soli responsabili dei loro “momenti neri”, come nel caso del compagno di squadra di Cairoli, il talentuoso olandese Jeffrey Herlings. Il campione del mondo 2016, lo sloveno Tim Gajser, si aggiudica il campionato combattendo a denti stretti, seguendo i consigli proprio di Cairoli, ascoltandolo e avendo fiducia in qualcuno che, forse, ne sa qualcosina in più.

Cairoli è amato nel circus del motocross da tutti gli appassionati dello sterrato, dai suoi sostenitori e anche da chi, invece, non lo tifa. “È amato perché viene dal nulla”, spiega la moglie Jill. E lui ribadisce: “È così. La mia non è mai stata una strada facile. Ecco perché soldi e fama non mi interessano”, i sacrifici, gli sforzi ed il dolore erano tutti elementi compresi nel pacchetto che gli permise di diventare campionissimo. Antonio è molto rispettato anche dai suoi avversari che, spesso e volentieri, si congratulano con il siciliano. Famosi sono diventati gli scontri con Desalle, Van Horebeek, Pourcel e altri avversari terminati in un abbraccio fraterno con Tony.

Eppure, se facciamo un confronto con quanti ad esempio conoscono Valentino Rossi, in pochi sanno dell’epopea di Antonio Cairola. Il pilota di Patti (in provincia Messina) crede che sia un problema di “share televisivo”. Ormai vedere le prodezze di “Tony Nazionale” è quasi impossibile in Italia, anche se si considera il servizio a pagamento. Sorte uguale tocca anche ad un altro campione del motocross, anzi una campionessa: Kiara Fontanesi. La pilota di Parma raggiunge il suo successo numero 5 nell’albo del campionato mondiale motocross femminile, il più alto della storia della disciplina, nessuna come lei. Eppure rimane un nome sconosciuto ai più.

L’Italia eccelle nel motocross dal 2008, quando David Philippaerts ottenne il primo titolo iridato aprendo le porte ai successivi 9 anni dominati da Cairoli. Chi sarà il suo erede? Manca un talento che possa prendere il posto dell’eroe siciliano, manca forse anche il budget per scovare questo talento, mancano gli sponsor e gli incentivi, insomma il vile denaro ancora protende i suoi artigli e, chi non può beneficiare dei suoi prodotti, è destinato a vivere ai margini del successo ed accontentarsi di “fare il proprio dovere” per quanto gliene spetta, senza illusioni di ambizioni maggiori.

Tommaso Lunardi

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Avete detto sport “di serie B”? Antonio Cairoli e la storia del motocross – BenessereDonna 27 Dicembre 2017 - 4:30

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jmb 27 Dicembre 2017 - 6:32

occhio che con cairoli c’è da prender degli abbagli….

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Bargiacchi Simone 27 Dicembre 2017 - 8:16

Perché? È un campione umile e serio, costretto a vivere all’estero perché qua mancano le strutture per poter essere al top… ad ogni occasione sfoggia una tuta tricolore e si batte al MOROCROSS DELLE NAZIONI nonostante corra praticamente da solo! Secondo me merita molto più rispetto e attenzioni di molti calciatori negri portati come idoli

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jmb 28 Dicembre 2017 - 1:46

costretto de che…
ha debuttato nel mondiale nell’allora team veneto martin che era un gran team dopo risultati buoni ma non eccelsi nell’italiano… e faceva fatica a qualifcarsi…
fosse per lui le piste sarebbero solo dei gran piazzali di sabbia, ameni, proprio tipo assen perché stando a quello che ha sempre detto le piste classiche dure e veloci, con salite e discese naturali (che in italia abbondavano negli ’80 e ’90 in quasi tutte le provincie) non eran selettive (x lui che stava dietro e non dava 30 sec agli altri)… cara grazia sua che in quegli anni è cambiato il mondiale cross (da 2t a 4t, antidoping inesistente!, spesso piste indegne con la scusante del fondo sabbioso o di paddock asfatati o per riprese tv…).
poi sfatiamo questa inutile e grottesca boldrinata del “pilota con la valigia di cartone”, cosa credi che i piloti da roma in su sian tutti figli di industriali e banchieri? mavala’! nel cross si fan tutti il mazzo e spesso non han na lira i padri coi figli che corrono.. questo di media, che sian siciliani lombardi come valdostani…
il nazioni… le sole volte che avevamo davvero una squadra da podio ha fatto cilecca. poi le altre volte numeri da circo ma il nazioni si vince come squadra non sulla prestazione del singolo pilota…
(i francesi, che son al top in tutti gli sport ed ancor di più nel motorsport, oltre a qualita’ hanno la quantita’ ed insegnano).
a dirla tutta da appassionato di cross ma soprattutto di sport in generis se devo prender come esempio uno sportivo siciliano, semplice coraggioso e di spirito, prendo Nibali.
non uno che mi ricorda un mix tra “Fini” e quello dei braccialetti gialli….
poi ognuno la pensi od osanni chi vuole che tanto in italia (e qui cairoli non centra) contan più le piste di coca che quelle che creano sport, tecnologia e passione… quella vera pero’!

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jmb 28 Dicembre 2017 - 2:01

tornando al discorso di fondo dell’articolo, in italia attualmente mancan “solo” tre cose: i soldi, cultura (sportiva e di sacrificio) e spirito collettivo… hai detto poco…
lo sport rispecchia la societa’ mi dicono…. qualche singolo fenomeno ma tutto il resto frana…

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Mirko 28 Dicembre 2017 - 4:44

Caro km sei proprio un ignorante di sport vengo dal ciclismo e nel motocross uno che vince 9 titoli mondiali deve far notizia tutti i giorni rivivendo i momenti più belli dell’ anno no l Italia del calcio che non riesce a qualificarsi ai mondiali volevo dire caro jmb

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Avete detto sport “di serie B”? Antonio Cairoli e la storia del motocross - Arcobaleno Sport 28 Dicembre 2017 - 10:45

[…] Avete detto sport “di serie B”? Antonio Cairoli e la storia del motocross  Il Primato Nazionale […]

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Mirko 28 Dicembre 2017 - 4:43

Caro km sei proprio un ignorante di sport vengo dal ciclismo e nel motocross uno che vince 9 titoli mondiali deve far notizia tutti i giorni rivivendo i momenti più belli dell’ anno no l Italia del calcio che non riesce a qualificarsi ai mondiali

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