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Biennale di New York, antirazzisti contro antirazzisti: “Distruggete quel quadro”

by Eugenio Palazzini
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Opera antirazzistaNew York, 4 apr – L’antirazzismo è un manierismo sempre alla moda, peccato che di solito negli States si caratterizzi per ristrettezza prospettica. Stavolta però è balzato alla cronaca americana uscendo dalle tartine offerte nei loft di Manhattan. Tutto grazie al dipinto “Open Casket” di Dana Schutz, in mostra alla biennale di New York. L’artista del Michigan ha realizzato l’opera ispirandosi alle fotografie del volto orribilmente mutilato di Emmett Till, il ragazzo afroamericano assassinato nel 1955 a Money, nel Mississippi. L’episodio scatenò un’ondata di proteste negli Stati Uniti e ispirò il futuro premio Nobel Bob Dylan che scrisse la celebre canzone “The Death of Emmett Till”.

Fin qui nulla di strano quindi, si tratta dell’ennesima dedica ad un nero brutalmente ucciso da dei bianchi, il contrario di solito non è fonte di particolari ispirazioni artistiche, ma in questo caso davvero poco importa. Perché l’opera della Schutz ha scatenato l’ira di un gruppo di antirazzisti capitati da Parker Bright, un artista afrocamericano, che ha deciso di manifestare di fronte al quadro per impedirne la visione. E di cosa sarebbe colpevole la pittrice che ha realizzato l’opera in questione? Di essere bianca e di conseguenza di essere una “razzista subliminale” per essersi permessa di utilizzare la vicenda tragica di un nero ammazzato (e dire che voleva ricordare il linciaggio da lui subito). Accusa surreale che  a suo tempo non ricevette il ben più famoso Bob Dylan.

Non solo però, un’altra artista nera di origine inglese, Hannah Black, ha scritto una lettera ai curatori della biennale chiedendo che il quadro venga addirittura distrutto per evitare che a qualche altro museo salti in mente di esporlo. La lettera, come riportato dal New Yorker, è stata firmata da altri trenta artisti che giudicano il dipinto un esempio di “supremazia bianca”. Tra questi non pare esserci l’iconoclasta di casa nostra Laura Boldrini, ma chiaramente se in vena di spirito creativo è sempre in tempo per aggiungersi ai firmatari. Perché d’altronde la madre degli antirazzisti è sempre incinta. E in questo caso ci ricorda tanto la Medea di Tiziano che uccide i propri figli.

Eugenio Palazzini

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