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“Black ‘47”, un irish western crepuscolare che racconta la Grande Carestia

by La Redazione
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Black ‘47 western

Roma, 1 ott –  Black ‘47 ci porta a quando pensiamo alle stragi, agli eccidi, ai massacri dell’età contemporanea: nella gran parte dei casi la mente non ci condurrà direttamente all’Irlanda. Eppure, proprio nell’Isola di Smeraldo è stato perpetrato quello che per molti storici sarebbe stato il primo grande genocidio della nostra epoca, la Grande Carestia. A metà dell’800 improvvisamente nelle zone rurali dove il gaelico era ancora (e in alcuni rari casi è ancora) la lingua parlata dai contadini, un misterioso virus iniziò ad attaccare l’alimento che per la gran parte della popolazione povera irlandese era l’unica fonte di nutrimento: la patata.

Black ‘47

Nel lungometraggio (di genere misto tra azione, drammatico e storico) Black ’47, Feeney (James Frecheville) è un irlandese trasformato nel perfetto soldato al servizio della Corona britannica, uno dei tanti figli d’Irlanda che mal volentieri si sono rivolti al dominatore straniero per fuggire dalla miseria della vita contadina, tornato dal fronte coloniale si ritrova in una terra che sembra quasi non riconoscere. La fame e la repressione dei Lord britannici hanno sterminato la sua famiglia e lui sembra quasi non capire il perché tutto questo sia potuto accadere. La Great Famine è stato uno dei momenti più bui nella Storia d’Europa, un evento che a stento ancora oggi sembra essere stato digerito dai nostri conterranei, più o meno lo stesso trattamento che hanno ottenuto gli eccidi delle Foibe e l’Holodomor ucraino. Attraverso gli occhi della vendetta, questo stupendo film (100% Made in Europe) di Lance Daly è riuscito a riportare lo spettatore nei freddi e ventosi paesaggi collinari del Connemara, dove la bellezza selvaggia di questa stupenda contea, si mescola con i cadaveri e i malati ingrigiti dalla febbre e dalla fame lungo i sentieri e i villaggi.

È proprio la rabbia il tema principale di quest’opera la quale racconta assieme ai suoi protagonisti l’infamia dei possidenti terrieri, dei signori britannici e dei collaborazionisti irlandesi che hanno preferito lasciar morire di fame o costringere all’emigrazione più di due milioni di contadini (costringendo l’Irlanda a un inverno demografico dal quale non si sarebbe mai più ripresa) anziché intervenire in sostegno della popolazione locale. La chiave di lettura storica per comprendere le vere ragioni della strage è assolutamente da ricercare nella volontà dei possidenti terrieri, i quali approfittarono della carestia per liberarsi fisicamente dei tanti irlandesi che loro stessi erano costretti dalla Corona a sostentare a causa della Poor Law, un provvedimento che imponeva ai signori locali di sostenere le famiglie povere, attraverso una tassa sulla proprietà. Ed è proprio per questo che Feeney è stato reso il personaggio protagonista di questo Braveheart irlandese; per spiegare con la sua brutalità superomistica i vari piani sui quali è stato costruito il castello che ha condotto il popolo irlandese di metà XIX secolo verso il baratro e la rovina.

La vendetta e il suo perseguimento

Gli obbiettivi del nostro vendicatore a cavallo sono diversi, ma tutti seguono la strada dell’omicidio teatralizzato, partendo dal piano più basso (il magistrato del tribunale locale che ha ordinato d’impiccare il fratello), fino al possidente terriero britannico che ha sfrattato i suoi familiari costringendoli alla morte per freddo. I diversi personaggi che accompagnano il western hanno tutti una funzione ben precisa, capire fino in fondo quanto ogni attore di questa tragedia sia stato complice, vittima o carnefice degli accadimenti narrati nel film. In quel preciso momento storico era sicuramente maturato nella mente della classe dirigente, nobiltà e alta borghesia britannica, l’idea che l’irlandese di origine celtica dovesse essere fisicamente spazzato via dall’isola, come i Pellerossa negli Stati Uniti d’America. Per secoli L’Inghilterra ha provato a piegare il popolo irlandese, cercando di cancellare la lingua, i costumi locali, le usanze, il culto religioso, senza ottenere grossi risultati. La Grande Carestia probabilmente è stata la grande occasione per i britannici di fare pulizia etnica senza nemmeno sforzarsi di utilizzare l’esercito per sparare. È bastato continuare ad esportare il grano irlandese verso Londra, lasciando i contadini a morire di fame nelle case scoperchiate (appositamente per essere rese invivibili) dalla polizia locale; è bastato concedere la zuppa “salvifica” solo a coloro che decidevano di convertirsi all’anglicanesimo; è bastato arrestare e deportare coloro che si ribellavano; è bastato costringere all’emigrazione negli USA un milione di persone.

Molti provarono a fuggire, Feeney era uno di coloro che aveva la possibilità di farlo, ma quando ha toccato con mano l’orrore nel cuore del suo popolo, da soldato e da patriota ha deciso di combattere e affrontare il proprio destino. Perché un uomo che fugge mentre la sua Patria è violata e ferita non è degno di essere chiamato tale, ed è per questo che Feeney ha scelto la strada dell’onore e della lotta.

Mauro Pecchia

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