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Last orders: la crisi dei pub nel Regno Unito

by Roberto Johnny Bresso
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pub regno unito

Roma, 1 ott – Sembra impossibile ma nel Regno Unito chiudono due pub al giorno. Solo in Inghilterra e Galles hanno suonato l’ultima campanella quasi 400 esercizi nella prima metà del 2023. Praticamente lo stesso numero di tutto l’anno precedente. Una crisi senza fine iniziata con il nuovo millennio, che ha coinvolto anche la storica catena Wetherspoon, nota per portare avanti una politica di prezzi calmierata. Ma quale è la ragione che sta portando ad erodere una cultura ultra secolare così radicata nel cittadino britannico? Le ragioni sono parecchie e variegate, vediamo di andare ad analizzarle.

Il pub nel Regno Unito

In Uk andare al pub non è semplicemente una moda, bensì un vero e proprio rito, un qualcosa che si tramanda da generazioni senza distinzione di età, sesso o stato sociale. Pub infatti sta per Public House, ovvero la Casa Pubblica, quindi un’estensione della propria abitazione. Al pub ci si va se si è felici o se si è tristi, ci si va per dimenticare i propri problemi o per festeggiare un successo, ci si va per parlare di calcio, di politica o semplicemente del più e del meno. Ci vai per fare nuove amicizie o per incontrare i tuoi vecchi soci. Oppure ci vai da solo per restare al bancone a fare quattro chiacchiere con il barista. Non a caso non si può ordinare al tavolo come accade altrove, in Gran Bretagna devi ordinare e ritirare al banco.

Insomma al pub ci si va per mille motivi che non sono solo quelli di bersi una buona pinta di birra. Al pub, soprattutto nel tuo local pub, ci vai perchè quando entri “tutti conoscono il tuo nome”, come recita la canzone della sigla della serie tv Cheers (in Italia conosciuta come Cin cin).

La crisi degli anni Duemila

Poi sono arrivati gli anni duemila… e tutto o quasi è cambiato. Agli occhi dei giovani britannici il pub ha iniziato a mostrare sempre meno appeal. Vengono preferiti i nuovi e moderni cocktail bar o i ristoranti alla moda nei quali degustare vino piuttosto che birra. Ecco così che il rito del bancone viene considerato un’attività per vecchi, per i propri genitori o nonni. Non si vuole più bere insieme alle generazioni precedenti, ma si ricercano posti dove incontrare solamente i propri coetanei. A ciò poi dobbiamo aggiungere altre cause: i pub non sono mai stati chiusi un giorno nemmeno durante la Seconda Guerra Mondiale, anzi vennero lasciati volutamente aperti qualche ora ogni giorno per tenere alto il morale della popolazione. Invece durante la pandemia da Covid c’è stato il lockdown e le serrande vennero abbassate per mesi, così che in seguito la gente si è abituata a farne a meno, ha continuato a bere in casa da sola o a preferire le riunioni casalinghe tra amici. Ovviamente a tutto questo non ha giovato la crisi globale: in alcuni pub londinesi una pinta è arrivata a costare anche 8 sterline! E chiaramente i costi di gestione, come l’aumento dell’energia, hanno fatto sì che a tanti landlord sia convenuto chiudere e vendere la propria attività. A tutto questo dobbiamo aggiungere anche il forte aumento dell’immigrazione dai paesi musulmani e dalla Cina. Se i tradizionali immigrati caraibici e indiani non hanno mai disdegnato una visita al pub, gli islamici ed i cinesi non li frequentano per ragioni culturali e religiose. Va quindi da sé che nei quartieri con forte immigrazione prevalgano altri tipi di attività.

La pub culture sta quindi per scomparire? Non esattamente o, almeno, non nell’arco di poche generazioni. Forse non vedremo più intere vie dove si succedevano pub su pub, ma stiamo ancora comunque parlando di numeri notevoli e poi ci sono sacche del paese dove questo secolare rito ha ancora una valenza fondamentale: pensiamo ad alcune zone della Scozia, al nord dell’Inghilterra (esiste una notevole correlazione tra la cultura da pub ed il voto favorevole alla Brexit) ed all’Irlanda del Nord. Ma nel dubbio noi ci ordiniamo una pinta prima del suono della campana e che il barista urli “Last orders”!

Roberto Johnny Bresso

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