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Clandestini, ci risiamo: se il governo fa qualcosa, ci pensano i giudici ad annullarla

by Alberto Celletti
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Clandestini giudici

Roma, 2 ott – Sui clandestini ci pensano i giudici a dire “non s’ha da fare”. O meglio, già ci pensava questo governo, visti gli sbarchi senza sosta e i numeri da record da fare invidia al Pd. Però sembra tutto perfettamente calcolato: se per caso dall’esecutivo si danno segnali di vitalità – come l’ultimo decreto di settembre – allora ecco che le toghe intervengono, in un modo o nell’altro, per frenare perfino una modesta passeggiata.

Clandestini, il governo frenato dai giudici di Catania

Come riporta Tgcom24, è il Tribunale di Catania ad aver accolto il ricorso di tre tunisini, sbarcati a metà settempre nella “solita” Lampedusa, per poi essere portati nel nuovo centro di Pozzallo. Le toghe asseriscono che il decreto del governo sia “illegittimo in più parti”, nella fattispecie nella “nuova procedura di trattenimento e la cauzione di 5mila euro da pagare per non andare nel centro”. Per Iolanda Apostolico, giudice civile di Catania, la disposizione è illegittima perché confligge con la normativa dell’Unione europea oltre a non essere in linea con i principi costituzionali. Il ministero dell’Interno si è detto pronto a impugnare la decisione. C’è la reazione di Fratelli d’Italia e Lega, ovviamente. Sara Kelany, responsabile del dipartimento immigrazione di FdI le definisce “decisioni politiche e ideologiche”. Aggiungendo: “Spiace dover constatare come ancora una volta si pieghi il diritto all’ideologia”, aggiunge.

Sovranità inesistente

È l’ennesima prova di quanto un governo, qualsiasi governo, sia sostanzialmente incapace di agire. Non si tratta di una giustificazione alla finora penosa politica migratoria dell’esecutivo guidato da Giorgia Meloni, ma di una maledetta realtà che non manca di urlare la sua presenza soffocante in ogni occasione. Accadde già decenni fa, ai tempi della tanto criticata legge Bossi Fini, spesso inapplicata sempre a causa delle ingerenze dei tribunali. Oppure quando nell’ultimo governo Berlusconi venne introdotto il reato di immigrazione clandestina. È accaduto anche quando Matteo Salvini era ministro dell’Interno in seno al governo gialloverde, soprattutto con il caso di Carola Rackete. È accaduto quando l’allora ministro finì addirittura in tribunale per aver respinto i barconi. Accade adesso, con i magistrati che di fatto rendono inapplicato un decreto governativo sui respingimenti. Insomma, il governo ne fa una giusta, ma ci pensano i magistrati ad annullarla.

Alberto Celletti

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