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Boom di stranieri annegati, l’esperto: “Non sanno che in acqua bisogna nuotare”

by Cristina Gauri
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Bergamo, 23 ago – Sono tantissimi gli immigrati che nella stagione estiva del 2019 hanno trovato la morte (o l’hanno pesantemente rischiata) immergendosi nei laghi e nei fiumi bergamaschi. Acque limpide e fresche, paesaggi incantevoli, che si trasformano in trappole fatali per chi non è avvezzo alle fredde correnti dei corsi d’acqua delle valli, o alle profondità spesso ingannevoli degli specchi d’acqua orobici. Acque spesso rischiose anche per gli stessi autoctoni, figuriamoci per stranieri che il più delle volte non sanno nemmeno nuotare. 

Un bollettino di guerra

L’ultima tragedia in ordine di tempo è avvenuta il 20 agosto, quando un peruviano 22enne è annegato nell’Adda. Pochi giorni prima, nel tardo pomeriggio di venerdì 16 agosto a Tavernola Bergamasca, due fratelli pachistani di 16 e 17 anni hanno perso la vita nello stesso modo. Molti anche i malori in acqua rivelati poi fatali: il caso del 41enne egiziano, morto davanti al figlio nel fiume Adda a Ferragosto, e quello del 16enne di origine brasiliana che sabato 27 luglio si è tuffato nel lago d’Iseo per recuperare il pallone ma non ha fatto più ritorno a riva.

Per non annegare si deve nuotare

Roberto Zanotti, direttore della sezione provinciale della Società Nazionale di Salvamento, ha spiegato al sito Bergamonews il motivo di tante tragedie con lo stesso comun denominatore: “È facile pensare che non sappiano nuotare bene e non conoscano la conformazione del letto del fiume o del fondale del lago, quindi non siano pienamente consapevoli dei rischi in cui possono incorrere e di quali siano le zone più pericolose”, spiega. “Molti stranieri non hanno mai visto un fiume, un lago e il mare, o almeno non ci hanno mai messo piede perché nel loro Paese di provenienza non esistono, quindi non hanno idea di dover nuotare per non annegare. La presenza di acqua fredda e la superficie melmosa sono con-cause, ma il problema principale è non saper stare a galla e come muoversi senza rischiare la vita”. Molti di essi pensano che per muoversi nell’acqua basti entrare. Non sanno che bisogna saper nuotare. “Oltre a queste motivazioni di natura geografica – prosegue Zanotti – ci sono ragioni culturali ed economiche, perché magari non sono abituati a vivere gli ambienti acquatici o non possono permettersi di frequentare corsi di nuoto. Abbiamo soccorso soprattutto persone originarie del Pakistan e dell’India, ma anche dell’America Latina, specialmente di alcuni territori andini, Perù, Bolivia e Colombia, con tutte le eccezioni del caso”.

Paghiamogli i corsi di nuoto

Quindi, in sostanza, il sottotesto è il seguente: sarebbe compito del Paese che li ospita, cioè il nostro, di istituire corsi di nuoto per queste persone, cioè coi nostri soldi: “Bisognerebbe insegnare non tanto il nuoto in senso agonistico (che possono approfondire successivamente) ma quelle abilità che consentono di garantirsi la sopravvivenza in acqua. Collaborando con varie scuole abbiamo sviluppato progetti per dare ai bambini le nozioni principali, però i ragazzi più grandi e gli adulti rimangono scoperti se non si promuovono proposte ad-hoc”. Ma il rischio di annegare non riguarda solo fiumi e laghi. Un bagnino bergamasco afferma: “In piscina ho soccorso diverse persone: non mi capita spesso ma tutti quelli che ho salvato sono stranieri, generalmente indiani, pachistani, rumeni e russi. In Italia c’è una cultura dell’acqua più radicata: andare al mare, in piscina o iscriversi a un corso di nuoto sono pratiche diffuse, mentre loro hanno meno familiarità con tutto questo, anche se non bisogna generalizzare. Spesso sono convinti di saper nuotare ma non sono del tutto consapevoli del pericolo: ci sono adulti che si tuffano e poi si trovano in difficoltà perché pensano che la vasca non sia così profonda, invece anche il nuotatore più esperto deve sempre stare attento”. Insomma, l’ennesimo problema legato all’immigrazione di cui dobbiamo farci carico.

Cristina Gauri

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5 comments

Commodo 23 Agosto 2019 - 3:41

Non sanno che in acqua bisogna nuotare? Ah!Ah!ah!Ah!ah!… Allora ditemi un po’, queste scimmie, oltre, ovviamente, che figliare come topacci & scarafaggi, e vivere, of course, come zecche, piattole & pidocchi, cosa cavolo sanno fare!?! (Di utile, se mi è consentito chiederlo…).

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Antonio Duce 23 Agosto 2019 - 4:09

Commodo, tu che sai fare? come ti meriti la pagnotta?

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Commodo 28 Agosto 2019 - 4:16

Sono un disegnatore, (progettista), di solidi geometrici volanti balistici non autopropulsi.

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SergioM 23 Agosto 2019 - 9:04

Avete mai visto un negro o negroide fare gare di nuoto ?
Non mancano fiumi o laghi in africa , mai sentito parlare di Nilo , lago Vittoria ? oggi piscine nei villaggi turistici …

E’ che NON GALLEGGIANO !
Avete messo dei bongo nella foto …

cmq si parla di un peruviano e di Pakistani …. e da loro corsi d’ acqua ce ne sono ….
ma da NOI fiumi e laghi sono “pericolosi” per la corrente e la temperatura , anche in estate …. io preferisco le piscine ,
da giovane e incosciente facevo il bagno nei laghi/fiumi lombardi …. oggi non rischierei .

Molti , anche esperti nuotatori, non sono stati più trovati …..

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Luisa 29 Agosto 2019 - 8:08

I corsi di nuoto se li pagano come facciamo tutti… poi istituire anche corsi di volo perché decideranno di buttarsi senza saper volare????

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