Sotto attacco in particolar modo le banche. Le borse asiatiche sono riuscite a resistere, con la Borsa di Tokyo che è comunque risultata positiva. Sotto pressione Sidney e Hong Kong, ma i ribassi non hanno avuto nulla a che vedere con quelli accusati dall’azionario europeo e statunitense. Ma oggi è la giornata del riscatto e l’indice Ftse Mib della Borsa di Milano rimbalza di quasi il 4%. L’euro recupera terreno e riagguanta quota 1,10 sul dollaro. Anche la sterlina quest’oggi è in ripresa con una quotazione che si aggira attorno all’1,33 sul dollaro. Sul fronte delle materie prime, il petrolio scambiato a New York è sotto pressione poco sotto $49, mentre il Brent sale riavvicinandosi a quota $48. Oro fa dietrofront attorno a $1.320 l’oncia. Ci si chiede a questo punto se il rimbalzo positivo registrato quest’oggi sia solo un episodio o se effettivamente il danno connaturato dalla Brexit sia realmente insanabile da un punto di vista economico-finanziario.
I prossimi giorni di questa settimana si riveleranno a tal proposito indispensabili per ragionare a bocce ferme. Quel che è certo è che l’isteria dei grossi speculatori borsistici la faccia sempre da padrone. L’impressione è che si sia verificata una imponente ventata di vendite a seguito di un allarmismo ingiustificato su scala globale. I media, non esenti da colpe, hanno fatto da amplificatore veicolando paure e illazioni sull’effetto che avrebbe provocato Brexit. Il fatto peraltro che Piazza Affari sia stata la peggiore in Europa conferma questa tesi. Non dimentichiamoci che la Borsa di Milano è al 99% controllata dal gruppo London Stock Exchange. Come a dire, una testa di ponte britannica in terra europea. Delle due una: o gli inglesi sono diventati autolesionisti oppure da queste pesanti perdite ci hanno guadagnato i soliti pescecani della City.
Giuseppe Maneggio
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