Quella che doveva essere una tranquilla passeggiata con il proprio cane si è trasformata in tragedia, verrebbe da dire. Chi vive un minimo la realtà del rione sa bene che già solo recarsi al parco è un’impresa: c’è da aggirare il gruppo fisso dei pusher africani sulla sinistra, superare la baby gang di filippini sulla destra, attraversare il corridoio alcolico dell’est Europa e raggiungere infine l’aerea cani. Ogni attività normale all’Esquilino diventa un’impresa: portare i figli a scuola, andare a fare la spesa, parcheggiare, frequentare un parco pubblico. La vita di tutti i giorni può trasformarsi costantemente in una disavventura. Ci erano cascati, seguendo l’onda lunga della retorica veltroniana del “rione multietnico”, radical chic e personaggi famosi (soprattutto registi come Sorrentino, Garrone e Abel Ferrara) che negli ultimi anni si erano trasferiti all’Esquilino. Molti di loro hanno pensato di cambiare aria negli ultimi mesi, così come è notizia di questi giorni che un altro pezzo di storia del rione se ne è andato.
Il ristorante “Agata e Romeo” di via Carlo Alberto, stella Michelin e presente sulle guide di tutto il mondo, ha deciso di chiudere i battenti e vendere ai cinesi, mettendo così la parola fine a oltre 100 anni di storia di un’osteria romana. Lo racconta oggi Repubblica, che sottolinea sì la scelta di vendere ai cinesi, ma non dà il giusto risalto alle motivazioni che hanno portato i due proprietari a chiudere i battenti. “Questo ristorante era qui da un secolo, ma ormai di quella Roma non c’è più nulla. L’Esquilino è abbandonato, in degrado. Avevamo ottenuto l’autorizzazione per i tavolini esterni, ma li abbiamo tolti perché il dehors veniva vandalizzato e tra ubriachi e tossici i clienti non erano a loro agio. Abbiamo venduto ai cinesi perché qui un ristorante italiano sarebbe stato senza futuro”. Il problema, per chi ancora non se ne fosse accorto, è che gli sbandati e i tossici, lo spaccio e gli escrementi a ogni angolo di strada, la distruzione sistemica di ogni rimasuglio dell’identità romana del rione, non sono un attacco solo ai tavolini all’aperto e al futuro di un ristorante rinomato, ma alla vita di quegli ultimi italiani che ancora si ostinano a vivere in una delle zone più storiche e degradate di Roma. Dopo quasi vent’anni possiamo dirlo senza paura di essere accusati di xenofobia, razzismo annessi e connessi: l’immigrazione ha distrutto l’Esquilino e il progetto del rione multietnico è definitivamente fallito.
Davide Di Stefano
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