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Cara Bologna di sinistra, grazie per la sincerità: che non foste “patrioti” lo sapevamo da tempo

by Stelio Fergola
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Bologna non patrioti ma partigiani

Roma, 10 mar – A Bologna niente patrioti, ma solo partigiani, come riportavamo ieri al riguardo. Ce lo ha detto la giunta griffata Pd e sinceramente, il giorno dopo, ci permettiamo di ringraziarli.

Bologna, i “patrioti” di “quel” genere non sono mai esistiti

Qui è bene sottolineare quanto il titolo, probabilmente, sia più provocatorio del contenuto. Non perché quest’ultimo non voglia ribadire l’assoluta distanza tra il concetto di “patriota” e quello di “partigiano” della cosiddetta resistenza, sia ben chiaro. Ma perché ogni processo storico va indubbiamente contestualizzato. Non farlo significa mettersi nelle stesse posizioni ridicole dell’antifascismo caprone e delle sue sparate non particolarmente acute né dotte. Sotto questo profilo non è da escludere a priori che tra i partigiani ci fosse qualche illuso davvero convinto di combattere per una Patria, e non per un nemico alla quale si era offerta su un piatto ben poco onorevole una resa incondizionata poco precedentemente. Le menti umane sono spesso semplici e non operano – soprattutto se “confuse” dagli eventi ad esse contemporanee – tutte le dovute distinzioni in ogni circostanza. Dunque, in tal senso, non è da vedere in modo completamente negativo l’unica cosa decente che abbia fatto Carlo Azeglio Ciampi da presidente della Repubblica, ovvero provare a “pacificare” i contendenti di quella guerra civile attibuendo ad entrambi una forma, pur differenziata, di amore per la Patria.

Ora però si deve calare la scure e si deve affermare un concetto che è prioritario: chi scelse la resistenza di fatto ha offerto il Paese alla resa incondizionata e a un dramma psicologico di massa che scontiamo ancora oggi. Non poteva definirsi patriota allora – pur comprendendo il contesto, per l’appunto – figuriamoci se potrebbe mai farlo adesso. La Bologna di sinistra ammette esplicitamente di non annoverare tra le sue fila storiche i patrioti di questa Nazione. Non può che essere ringraziata per questo atto di – pur involontaria – onestà.

L’Italia che perse la libertà definitiva

Al netto di tutte le diatribe storiche del caso, sulla oggettiva occupazione alleata del Paese e quella molto opinabile di matrice tedesca, è evidente come da quell’8 settembre 1943 questa Nazione avrebbe perso per sempre la sua indipendenza, chiunque avesse prevalso in uno scontro tra alleati e tedeschi che non aveva molte alternative se non il successo dei primi sui secondi, in una fase in cui i giochi della guerra, ormai, erano fatti. La Rsi non fu uno Stato fantoccio ma uno Stato sicuramente subordinato. Animato però – e questo va ricordato ogni giorno – da un numero di volontari che le brigate partigiane possono solo aver sognato, fino a una stramba primavera del 1945 in cui, d’improvviso e come per magia, crebbero di effettivi in modo esponenziale. Un racconto che fu messo in evidenza da Giorgio Pisanò con straordinaria lucidità e chiarezza, smentendo la narrazione della resistenza sia quale movimento di popolo che quale prodotto di un immaginario consenso maggioritario nel Paese. La maggioranza degli italiani, invero, si trovava in una situazione ben più semplice di quella di dover scegliere tra fascismo e antifascismo, ovvero il desiderio sfrenato che il conflitto terminasse. Di sicuro però, se si vuole parlare di Patria e di consenso, chi combatté per la Repubblica Sociale Italiana superò in termini volontari – e di molto – chi si aggregò alla cosidetta “lotta per la libertà”.

La verità è che, al netto delle “contestuali comprensioni” che abbiamo sottolineato nella prima parte di questa riflessione, al patriota in quell’autunno del 1943 era rimasto molto poco. Ma dovendo scegliere una strada che riprendesse quel poco che restava di una Nazione distrutta, difficilmente poteva virare in una rotta diversa dal rispetto della parola data. Non certo il penoso voltagabbanismo badogliano, insomma. Dunque grazie, cara Bologna di sinistra, perché hai finalmente ammesso un fatto che mette le cose in chiaro: voi, di patriottico, non avete mai avuto niente. Giusto e sacrosanto che lo riconosciate.

Stelio Fergola

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