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Casini non ci ha detto tutto quello che sapeva sulla Strage di Ustica. Ecco le prove

by Luigi Di Stefano
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Roma, 27 giu – Con questo articolo annuncio il mio terzo libro sulla vicenda di Ustica (1990, 2005, 2019), sulla quale sono state scritte miliardi di pagine. Cosa scrivere di più? La risposta sta nel titolo, “Ragione e Tradimento”, dove da un lato abbiamo la Ragione e dall’altro il Tradimento della Ragione. Laddove la Ragione (che deriva dal latino “Ratio” e dal greco “Logos”) si intende “la facoltà di pensare, peculiare dell’uomo, soprattutto in quanto capacità di discernere, di determinare rapporti logici e di formulare giudizi”. In questo mi sento tranquillo anche dal punto di vista religioso, da quando Papa Wojtyla riabilitando Galieo ammise che dalla mente umana può discendere la “Verità”.

Dai miliardi di pagine scritte su Ustica sono discese innumerevoli “ricostruzioni” fatte più o meno in buona fede, che hanno tutte in comune due elementi: 1) Non fanno riferimento, o lo fanno parzialmente, agli unici elementi che consentono di fare una ricostruzione affidabile: l’integrazione fra Relitto, Dati Radar e Atti Giudiziari. 2) Non si indica mai “il missile”, se questo, quello o quell’altro, che dovrebbe essere la prima preoccupazione di chi pretende di “ricostruire. Il risultato è che l’opinione pubblica non ci capisce niente.

Ho un osservatorio privilegiato perché sono stato dal 1989 al 1994 consulente del cronista giudiziario di Repubblica di punta sul caso, e dal 1995 al 1999 C.T. (consulente tecnico o perito giudiziario) per l’avvocato Aldo Davanzali, azionista di maggioranza e amministratore della società Itavia proprietaria di I-TIGI, il DC9 precipitato a Ustica con la perdita di 81 persone il 27 Giugno 1980. Entriamo subito nel vivo di questo primo scritto.

A marzo 1989 la seconda Commissione d’Inchiesta “Blasi” (dal cognome del suo presidente) conclude “Missile a guida radar senza poterne indicare il tipo e la provenienza”. In quel momento l’80% del relitto è ancora in fondo al mare e ufficialmente la Comm. Blasi arriva a questa conclusione elaborando un “albero delle probabilità”. Il 20% del relitto recuperato si trova immagazzinato in un capannone sull’aereoporto di Napoli-Capodichino e non è stata neppure tentata la ricostruzione che comincerà dopo la successiva campagna di recuperi nell’hangar Batler di Pratica di Mare (vicino Roma) ad opera della III Comm. Misiti nel 1992/93;

Il 12 Ottobre 1989 viene audito in testimonianza formale dalla Commissione Stragi il generale Franco Pisano, capo di Stato Maggiore Aeronautica. L’audizione è “pubblica” (i giornalisti la seguono sui monitor della sala Stampa), ma poi il resoconto stenografico viene secretato e lo avrò con regolare lettera di trasmissione a maggio del 2004. Me lo sono andato a riprendere dall’archivio del Senato, con regolare mail di trasmissione lo scorso 21 giugno. Sulle domande dei commissari il generale Pisano si dilunga a descrivere i due missili in dotazione della Aereonautica Militare, lo AIM9 L Sidewinder e lo AIM7 Sparrow, in particolare sul tipo di “firma” che l’azione di questi due missili lasciano sull’aereo colpito.

L’audizione della commissione stragi

A questo punto il “Presidente di Turno”, interdetto, incalza Pisano in questo modo.

Si legge a pagina 91 del resoconto.

BOSCO. Quale dei due missili lascia un disegno circolare?

PISANO. La Sparrow. II Sidewinder ha anch’esso delle spolette in prossimità della sua testa a frammentazione come gli «Schrapnell» di una volta, che produce molte schegge proiettate nella direzione del missile.

PRESIDENTE. Dovrei dedurre che lo squarcio esistente nel relitto recuperato del DC9 è atipico rispetto alle tracce che dovrebbero lasciare questi due missili dato che si tratta di un’enorme apertura né lineare, né circolare, o quello squarcio potrebbe essere stato causato da questi due missili? Lei ci ha spiegato che questi due missili lasciano delle tracce particolari, perché entrambi colpiscono in modo diverso impiegando vari esplosivi; il tipo di squarcio che vi è nel relitto recuperato, potrebbe essere la firma di uno dei due missili in dotazione?

PISANO. A giudicare da quello che lei mi dice e da quello che ho letto dalla perizia Blasi, non mi sembra che ci sia una firma di questo genere sul relitto recuperato.

PRESIDENTE. Siccome questa parte del relitto è disponibile, ne potremmo anche prender visione.

Questo è il momento di inizio seduta, pagina 3 del resoconto.

32a  SEDUTA

GIOVEDÌ 12 OTTOBRE 1989

Presidenza del presidente GUALTIERI

indi del vice presidente CASINI

La seduta ha inizio alle ore 9,45.

Questo il momento in cui Casini assume la presidenza della seduta, pagina 85 del resoconto.

Presidenza del vice presidente CASINI

Nella X legislatura, oltre ad essere membro delle Commissioni giustizia, trasporti ed attività produttive, Casini è vicepresidente della Commissione parlamentare di inchiesta sul terrorismo in Italia e sulle cause della mancata individuazione dei responsabili delle stragi dal 1988 al 1992. Nell’XI e XII legislatura è membro delle Commissioni esteri e difesa.

Dal brano che ci interessa emergono due cose della massima importanza:

– A ottobre 1989 il relitto era già stato parzialmente ricostruito, e si era riconosciuto lo “squarcio”.

– La spiegazione di Pisano è oggettiva, esclude quindi che sul relitto ci sia la firma dei due missili in dotazione alla nostra Aeronautica Militare Sidewinder e Sparrow, ma di fatto esclude anche gli Usa che hanno in dotazione gli stessi missili.

Casini ci deve qualche spiegazione

Quando e con chi è andato a Capodichino a visionare lo “squarcio” lasciato dal missile? Deve presumibilmente averlo visto, se ne conserva memoria così viva da volerci portare il capo di Stato Maggiore dell’Aeronautica.

– Da chi è stato ricevuto e chi gli ha fatto vedere lo “squarcio”?

Quale “squarcio”?

Questo, io lo vidi la prima volta solo nel 1995 sul relitto ricostruito a Pratica di Mare, e sono stato anni a battagliare coi periti (i luminari) del Collegio Peritale Internazionale che non ne ammettevano “l’esistenza”, dice che era una mia illusione ottica. 

Illusione da cui erano state trascinate fuori almeno 13 persone, le salme recuperate a 17km a nord del punto di impatto in mare di I-TIGI. Ora confidiamo nella buona volontà dell’On. Casini che ci spiegherà tutto. Chi vuole intervenire nelle discussioni alla pagina facebook. Qui invece le immagini di supporto al libro. Il libro Ragione e tradimento
Strage di Ustica, 40 anni di verità nascoste
uscirà nell’autunno prossimo per Altaforte edizioni.

Luigi Di Stefano

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4 comments

Enrico brogneri 27 Giugno 2019 - 4:59

IL C.S.M. SAPEVA TUTTO

Catanzaro, 24 giugno 2019
Racc. A.R.

Al Consiglio Superiore della Magistratura
Piazza Indipendenza n. 6
00185 – ROMA

Io sottoscritto Avv. Enrico Brogneri (cod.fisc.: BRGNRC43R14I095M) a suo tempo ho diretto all’intestato C.S.M. l’allegato esposto 19.8.2016.
Dall’esame è poi scaturito il provvedimento che qui trascrivo ” … con riferimento alla Sua richiesta, pervenuta in data 15.2,2017 prot. n.CSM 7941/2017, concernente l’esposto già trasmesso in data 31.8.2016 prot. CSM n.48051/2016, Le comunico che il Comitato di Presidenza, nella seduta del 7 ottobre 2016, ha deliberato di prenderne atto non essendovi provvedimenti di competenza consiliare da adottare …”.
In estrema sintesi, col detto esposto mi dolevo per una lunga serie di episodi caratterizzati da sviste, abusi e falsità, ma anche da protervie e scorrettezze degli avversari che mai sono state censurate dai giudicanti. Ovviamente, l’avvocato Mario Scaloni, mia controparte, ha potuto avere gioco facile in tutte le cause che avevo contro di lui intrapreso nei diversi gradi, e ciò nonostante l’evidenza delle mie buone ragioni. Pareva, insomma, che le mie domande contro il predetto avvocato Scaloni fossero sempre segnate dalla malasorte, una strana maledizione. Avevo evidenziato tra l’altro nel suddetto esposto come mi tornasse strano che giudici di provata esperienza potessero essere incorsi in ripetuti inspiegabili errori. I fatti, in fondo, risultavano abbastanza chiari, anche nei loro dettagli, ed erano di una tale evidenza, sia in fatto che in diritto, da non richiedere particolari lambiccamenti per orientarsi. C’era insomma qualcosa di anormale, ed è solo per questo che nello stesso periodo ho ritenuto opportuno presentare due separati esposti alla Procura della Repubblica di Catanzaro: il primo in data 19.10.2015, in via preventiva, confidando nel fatto che una tempestiva indagine avrebbe potuto prevenire e impedire che altre ingiustizie fossero compiute in mio danno; il secondo, in data 27.7.2016, a riprova dell’esistenza di una regia occulta sempre pronta ad alterare il normale svolgimento e l’esito dell’attività giudiziale.
L’ipotesi di un intervento della politica sui giudici, stante lo strano richiamo di Scaloni ai fatti di Ustica, e soprattutto alla luce di quel che purtroppo sta emergendo a proposito di alcune assurde commistioni, non sembra un azzardo.
Comunque, l’accaduto non potrebbe mai essere completamente giustificato da un ipotetico “superiore interesse”. Questo perché i magistrati devono sempre saper discernere un eventuale uso improprio della scriminante e, soprattutto, devono saper resistere ad ogni sollecitazione, magari trovando soluzioni accomodanti, senza mai arrecare grossi danni a chi, come lo scrivente, pur risultando esente da responsabilità, ha avuto l’unico torto di aver fatto il proprio dovere civico rendendo una testimonianza pericolosa. Nel caso in esame, invece, non mi pare che i giudici siano stati tutti capaci di fronteggiare al meglio la situazione, e non sempre per loro personali responsabilità. Il loro problema invero era legato alla presenza, tra i difensori di Scaloni, di un personaggio dalle grandi capacità, un giurista di indubbio spessore che ha avuto il difficile compito di doversi barcamenare tra l’oggettiva verità rappresentata dalla mia domanda giudiziale e l’assurdo offensivo contenuto degli atti di difesa predisposti dagli altri suoi colleghi di Ancona, attività queste che ha poi dovuto sottoscrivere e condividere in udienza. Si tratta del dott. Fabrizio Hinna Danesi, un ex altissimo magistrato che per lunghi anni ha ricoperto, da pensionato, la carica di Direttore generale del Ministero di Giustizia e che – improvvisamente – è stato chiamato a svolgere un nuovo compito, un compito che gli ha richiesto di presentare senza indugio la necessaria domanda di iscrizione all’Albo degli Avvocati di Roma. Io sono così rimasto la vittima sacrificale di Ustica. Una condizione che non ho mai accettato e che non intendo accettare nonostante le spaventose “sanzioni economiche” che – per Ragioni di Stato – mi sono state riservate per indurmi al silenzio.
Per quanto precede, chiedo che la situazione sia ora riguardata per verificare:
A)- se la nomina dell’avvocato Fabrizio Hinna Danesi nella difesa congiunta di Scaloni sia stata concordata per indurre strategicamente nei giudici timore reverenziale;
B)- se è compatibile la professione di avvocato da parte di un ex magistrato che, per la funzione rivestita in passato di Direttore generale, ha avuto e continua ad avere un’assidua frequentazione della sede ministeriale.
Per quanto possa occorrere, in aggiunta alle tante stranezze evidenziate nell’esposto allegato, mi preme segnalare:
1)- che la Procura di Catanzaro ha stranamente tardato di ben due anni a trasmettere alla competente Procura di Perugia il secondo esposto (e di ciò si sta occupando la Procura di Salerno);
2)- che il predetto tardivo inoltro ha di fatto impedito al PM di Perugia di effettuare una corretta valutazione dei due esposti in un unico contesto.
Con osservanza.
Avv. Enrico Brogneri
Allegati
– Copia esposto diretto al C.S.M. in data 19.8.2016;
– Copia attestato del 3.12.2018 della Procura della Repubblica di Catanzaro, dal quale emerge la tardiva trasmissione del secondo esposto alla competente Procura della Repubblica di Perugia.

Reply
LUIGI DI STEFANO 27 Giugno 2019 - 6:04

Caro Brogneri, abbiamo ancora una via impervia davanti. Oggi su Rai3 i nostri “amici” hanno ridotto la vicenda a un incidente “aereo-stradale”, a dire risarcimenti in sede civile si, nuovo processo penale no.
Pecunia non Olet.

Intanto gli ho smantellato tutta la pappardella dei “due” F104 e il Mig23 “nascosto sotto”, senza smantellare la quale non arriviamo alle tre tracce che il Consiglio Superiore della NATO mantenne “segrete”.

Reply
Enrico brogneri 27 Giugno 2019 - 11:22

Caro Di Stefano, condivido in pieno il Suo commento e mi congratulo.

Reply
SergioM 28 Giugno 2019 - 4:30

Non mi è mai piaciuto Casini …. prima dc ora PDiota….
Ma … se sapessimo il nome del top-pirl che ha abbattuto un ns aereo civile ? (e per preservare il
Pulicene’ mistery hanno ucciso ns ufficiali e sottuff…..)
Cosa cambierebbe ?
Sappiamo il nome del top-pirl che ha abbattuto
la funivia del Cermis ….
processato ? No , perché, come direbbe il Perfido gad lerner :
Ci hanno libevato dalla bavbavie NaziFa e salbato i povevi (poveri ? mai visto uno !) giudii.
Lozano ? ricordate Calipari ? gli USA ci hanno libevato e sti c….
Abbiamo rilasciato la Knox su richiesta del segretario di stato USA …
(ci hanno libevato dai nazi,
possono fare quel c…. che vogliono ! Abbiamo PERSO LA II Guerra mondiale ! nonostante Spadino e il vile (per Caporetto) bagoglio….)
O superiamo sta cazzata della “liberazione” o saremo sempre loro servi .
Solo Craxi a Sigonella ha tirato fuori le palle … ed è finito male …
Tank you America ! o FUCK ?

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