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Cavalli: il lento declino di uno storico marchio italiano

by Salvatore Recupero
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Milano, 01 apr – La Roberto Cavalli Spa sta attraversando un periodo difficile. Il consiglio di amministrazione della nota azienda di moda ha deciso di presentare al Tribunale di Milano una domanda di ammissione alla procedura di “concordato preventivo in continuità”. Il cda della maison toscana fa sapere che: “Ci sono in corso contatti tra gli attuali azionisti e alcuni soggetti che hanno manifestato interesse per un possibile intervento per dotare la società delle risorse necessarie al superamento dell’attuale stato di tensione finanziaria”. Il momento è dunque particolarmente delicato, e i dipendenti non dormono sonni tranquilli.

La protesta dei lavoratori

I sindacati hanno indetto una giornata di sciopero per la giornata di oggi. Inoltre ci sarà anche un presidio in piazza dell’Unità d’Italia a Firenze, dove la Regione ha convocato una serie di incontri sulla vertenza. Le rappresentanze dei lavoratori denunciano: “La grave situazione di incertezza della Roberto Cavalli dovuta alla prematura decisione di presentare una richiesta di pre-concordato per l’azienda. Questo nonostante le trattative in corso per la vendita al gruppo americano Blue Star Alliance”. Inoltre i sindacati spiegano, in una nota che: “L’apertura della procedura potrebbe aprire la possibilità di consegnare agli ammortizzatori sociali l’immediato futuro dei lavoratori del sito, senza alcuna garanzia di continuità per il futuro”. A questo punto la palla passa all’azienda che dovrà rassicurare le maestranze.

Dai fasti al rischio chiusura

C’è da dire che, nonostante il successo mondiale del marchio, la Roberto Cavalli Spa vive già da anni una situazione complessa. Dopo il successo degli anni novanta e dei primi anni duemila, già nel 2007 lo stilista toscano comincia a far trapelare l’idea di vendere una parte dell’azienda rimanendo socio di minoranza. La notorietà non sempre è accompagnata dalla solidità dei conti. E, come sempre accade, quando un’azienda è in crisi arriva in soccorso qualche gruppo finanziario. Nel maggio del 2015 il fondo di private equity Clessidra di Claudio Sposito acquisisce il 90% del capitale della maison (il restante 10% rimase a Roberto Cavalli). Pare che la transazione fu chiusa a circa 390 milioni, pari a un multiplo di 16 volte l’ebitda 2014, quando il fatturato era arrivato a 210 milioni, in crescita di oltre il 5% rispetto al 2013.

Questi ultimi quattro anni sono stati caratterizzati da vari cambi nel management. Questo non ha fatto bene al gruppo. Secondo le cifre fornite da Il Sole 24 Ore il 2016 si era chiuso in forte calo rispetto all’anno precedente (-25%). Il 2017 era andato leggermente meglio: il fatturato aveva arrestato il calo (-1,8% a 152,4 milioni). I dati complessivi del 2018 ancora non ci sono. La richiesta del concordato preventivo non lascia presagire nulla di buono. Forse il fondo Clessidra si farà da parte? Questo ancora è troppo presto per dirlo. Intanto, è giallo ancora sui possibili pretendenti. Probabilmente alla fine avrà la meglio qualche gruppo finanziario che ha la liquidità necessaria per rilevare l’azienda.

Le mani della finanza sulla moda italiana

Il futuro della Roberto Cavalli Spa seguirà probabilmente il destino delle altre case di moda italiane. I grandi marchi del lusso fanno gola ai fondi d’investimento. Per dare un’idea del trend che interessa i brand della moda italiani, su 372 operazioni di fusione e acquisizione realizzati nel settore moda nel mondo tra il 2017 e i primi tre mesi del 2018, 68 hanno riguardato marchi italiani. In queste operazioni sono quasi sempre gli stranieri ad avere la meglio. Non c’è solo il caso Versace. Basti pensare a Gucci, Bottega Veneta, Pomellato, Dodo e Brioni controllate dal gruppo Kering, o a Valentino finita nelle mani del fondo del Qatar Mayhoola for Investments.

Se, dunque, vogliamo rilanciare il made in Italy, abbiamo bisogno di grandi gruppi italiani che possano competere con i colossi internazionali. Su questo tema è opportuno che il governo faccia sentire la sua voce. La latitanza della politica e lo scarso coraggio dei privati, hanno prodotto solo disastri.

Salvatore Recupero

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