La popolazione in un file. “Ho cercato, invano, di oppormi alle assurde leggi. Spero solo che quanto ho tentato di fare in tutti questi anni possa servire ad esempio per altri cittadini, affinché prendano coraggio e acquisiscano consapevolezza per rialzare la testa, una volta per tutte”. ‘Cella 1312’ (Eclettica Edizioni) è il (futuribile) romanzo d’esordio del fotoreporter Daniele Caroleo, calato nel giorno del 72° anniversario dell’omicidio di Gabriele Sandri, ambientato nella cella di massima sicurezza del carcere dov’è in attesa di giudizio un giovane prigioniero, idealista sospeso tra le riflessioni di un antico ribellismo nell’aggregazione spontanea, vissuto per interposta persona nei ricordi del nonno, non ancora sopraffatto dal sistema di manipolazione occlusivo dell’autogoverno e dal terrorismo psicologico dell’informazione pervadente, capace di succhiare l’anima a chi non ha cervello. Sullo sfondo, nell’anno 2079 del calendario gregoriano, uno slancio antagonista identitario e l’anacronistica rivolta del movimentismo ultras delle vecchie curve da stadio, messe in naftalina nella realtà immaginifica dalla virtualità cibernetica del neo-calcio, consumismo interattivo modello playstation. “Ogni cittadino è considerato un minuscolo ingranaggio, indispensabile a far muovere l’intera Società. Se uno di questi ingranaggi non dovesse funzionare, deve essere immediatamente sostituito”.
Buona l’intuizione orwelliana dell’autore nel tratteggiare un ipotetico ritorno al “futuro oppressivo” e la contestualizzazione critica degli “anni buttati” tra i tifosi della post-ideologizzazione politica delle piazze calde: peccato l’unidirezionalità del climax (più stimolante, per il lettore, magari calarsi anche su altre figure di dissenso e non conformismo disallineato). Peccato pure l’asciuttezza del testo, scarno di particolari ed intreccio che ne avrebbe arricchito la trama. Sarebbe stato interessante immergersi in un racconto maggiormente espanso che, comunque, nulla toglie a queste pagine snelle, di agile lettura. Che fanno riflettere (e non è poco) per capire in quale direzione ci stiamo muovendo.
Maurizio Martucci