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Con “il sistema (in)visibile” Foa ci insegna perché siamo schiavi

by Stelio Fergola
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Il sistema (in)visibile

Roma, 13 mar – Il sistema (in)visibile è stata una lettura illuminante. Forse perché prodotto di un’esperienza personale, sentita ed evidentemente votata alla necessità di essere comunicata all’esterno. L’esperienza è quella di Marcello Foa, che in questo “sistema” dai contorni indefiniti, incerti, eppure ben presente, ha lavorato in modo diretto, senza filtri. Assumendosene responsabilità e rilevandone le storture. Dalla presidenza Rai di Foa, del resto, molti si aspettavano tanto, sicuramente troppo. Perché la tv di Stato è la prima ad essere pienamente coinvolta in questa ragnatela di condizionamenti, di blocchi, di situazioni pregresse che non si risolvono certamente con una nomina.

Con Il sistema (in)visibile, Foa ci spiega perché siamo schiavi

Il testo è del 2022 ma certi temi non invecchiano. Per lo meno, non dopo meno di due anni. Specialmente nella situazione in cui ci troviamo, la quale palesa ogni giorno di più la nostra incapacità e impossibilità di essere una Nazione autonoma. Foa non usa mezze misure già dal sottotitolo: “Perché non siamo più padroni del nostro destino”. Bum. Poi passa all’analisi – oserei dire minuziosa – dei fenomeni che conducono a questo destino strozzato, o peggio ancora già deciso, ma non certo da noi. Non dai governi, non più dalla politica, ma da movimenti essenzialmente economici che influenzano quelli culturali e sociali (volendo semplificare enormemente, anche giustamente vista la necessità di scoprire realmente le cause grazie alla lettura del libro). Molto interessante è la definizione che Foa usa del capitalismo finaziario esploso negli ultimi decenni: “Debitalismo”.  In estrema sintesi anche in questo caso, si parla di ovvero un’economia basata non più sull’accumulo di capitale ma di debito, in particolare privato, e di proporzioni enormi, potenzialmente “infinite”. Una forma di esercizio di potere prima sconosciuta, o comunque espressa solo in parte. Vivere in un mondo simile difficilmente può far esprimere qualsivoglia libertà. Il problema di tutto ciò è che, sebbene sia evidente dallo studio delle politiche internazionali, rimanga fortemente ambiguo nella vita di tutti i giorni. Insomma, il tema è chiaro: siamo schiavi, ma facciamo fatica a comprendere “di chi”. Perché è lo stesso sistema che non ha nessuna intenzione di comunicarcelo.

Una gabbia a cerchi concentrici

La globalizzazione che “ingloba” l’europeismo brussellese che a sua volta ingloba l’Italia. La ragnatela di informazioni orientate a senso unico – ovviamente occidentale, nel nostro caso – fa il resto. Possiamo riassumere così ma non si può davvero andare oltre, perché questo libro va letto. Primo perché si tratta di un’opera dalla profondità forse inaspettata, che va a scavare davvero nei meandri dell’universo economico ma anche informativo, citando tutti i grandi temi della contemporaneità e spiegandone l’intangibilità, quasi l’evanescenza, per i cittadini comuni ma addirittura per i governi, in un processo che travolge letteralmente una politica completamente incapace di azioni reali. Quando intervistai Foa e gli chiesi nel merito della sua esperienza di presidente Rai, non poté negarmi quanto essa avesse influito nella concezione e nella maturazione dell’opera. Perché da quell’incarico, il giornalista comprese ancora meglio il concetto di immutabilità istituzionale. Non che non lo conoscesse prima, ovviamente. Ma viverlo in prima persona deve essere stata ben altra questione. Con la sua opera, Foa fa qualcosa di più di elaborare un’analisi. Ci racconta quasi una storia di vita (seppur con lo studio e l’analisi di un intero universo, quasi per “interposta persona”) che tutti dovremmo conoscere, per affrontare meglio il futuro.

Stelio Fergola

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