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Corsica e Italia/2: la Rivoluzione Corsa (1729-1769)

by La Redazione
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Seconda puntata dell’inchiesta sui rapporti fra Corsica e Italia. La prima puntata:

Roma, 25 giu – Il notabilato rurale corso, che aveva maturato nelle assemblee locali del periodo genovese una non trascurabile esperienza politica e che costituiva un ceto dotato di una propria orgogliosa autocoscienza, fu il protagonista della lunga Rivoluzione Corsa, scoppiata nel 1729.

La storiografia non è solita ricordare questo importante evento storico, che pure costituisce la prima delle “rivoluzioni borghesi” settecentesche e che è direttamente debitrice, se non addirittura anticipatrice, della cultura illuminista e riformatrice dell’epoca. L’insurrezione armata contro i Genovesi scaturì nel 1735 nella dichiarazione costituzionale di Corte, con la quale si proclamò l’indipendenza del “Regno di Corsica”. In questo frangente la Corsica si dotò del suo attuale inno “Dio ti salvi Regina” scritto in lingua italiana dal pugliese Francesco De Geronimo.

Rivoluzione Corsa Pasquale PaoliSuccessivamente all’intervento francese, richiesto dalla Repubblica di Genova che non era in grado di sedare la rivolta, e all’assassinio del capo insurrezionale Gian Piero Gaffori (1753), la Rivoluzione Corsa trovò un nuovo capo, Pasquale Paoli (1725-1807), nobile corso formatosi nell’ambiente illuminista napoletano di Antonio Genovesi e Gaetano Filangieri, che nel 1755 fu proclamato “Generale della Nazione Corsa” e promulgò la “Costituzione di Corsica”, scritta in lingua italiana. Il carattere italiano della Corsica era per Pasquale Paoli fuori discussione: “Siamo Italiani per nascita e sentimenti, ma prima di tutto ci sentiamo italiani per lingua, costumi e tradizioni. E tutti gli italiani sono fratelli e solidali davanti alla Storia e davanti a Dio. Come Còrsi non vogliamo essere né servi e né “ribelli” e come italiani abbiamo il diritto di essere trattati uguale agli altri italiani. O non saremo nulla o vinceremo con l’onore o moriremo con le armi in mano. La nostra guerra di liberazione è santa e giusta, come santo e giusto è il nome di Dio, e qui, nei nostri monti, spunterà per l’Italia il sole della libertà”.

L’importanza che Pasquale Paoli annetteva al legame tra Italia e Corsica è rimarcata anche dal suo testamento del 1804: “Lascio cinquante lire sterline annue per il mantenimento di un abile maestro, che nel paese di Morosaglia, luogo di mezzo della pieve del Rostino, insegni a ben leggere e scrivere l’italiano, secondo il più approvato stile normale, e l’aritmetica alli giovinetti di detta pieve, ed agli altri che vorranno profittare di tale stabilimento. Avendo desiderato che fosse dal governo riaperta una scuola pubblica in Corte, luogo di mezzo per la maggior parte della popolazione dell’isola, lascio ducento lire sterline annue per il salario di quattro professori, il primo perché insegni la teologia naturale e i principj di evidenza naturale della divinità della religione cristiana; il secondo la etica e il dritto delle genti; il terzo i principj della filosofia naturale, ed il quarto, gli elementi della matematica. E desidero che agli alunni l’insegnamento dovrà farsi in italiano, lingua materna de’ miei nazionali. In caso poi che questa scuola in Corte non potesse aver luogo, fermo nel proposito di contribuire all’istruzione de’ miei nazionali, lascio ducentocinquante lire sterline annue per il mantenimento di cinque alunni in alcuna delle migliori università del continente italiano. Due dovranno essere scelti nel dipartimento del Golo, due in quello del Liamone (…), il quinto sarà della pieve di Rostino”. Pasquale Paoli, dopo varie vicissitudini che lo videro anche protagonista delle vicende rivoluzionarie del 1789, morì in esilio a Londra nel 1807 e fu sepolto nell’Abbazia di Westminster. Quando nel 1889 i suoi resti furono portati nella tomba di famiglia a Stretta di Morosaglia, la lapide fu scritta in italiano.

Ma torniamo alle vicende della Rivoluzione Corsa anteriori al 1769. In un primo momento, la fortuna delle armi e la volontà di indipendenza del popolo corso riuscirono ad avere la meglio sulla potenza militare francese: i francesi ebbero in quella guerra più caduti che nella guerra d’Algeria. Tuttavia, dopo alcuni anni durante i quali Pasquale Paoli si era dedicato con successo e sagacia a gettare le fondamenta amministrative e militari della Corsica indipendente, la cessione dell’isola da Genova alla Francia avvenuta con il Trattato di Versailles del 1768 mise in difficoltà i Corsi, che furono definitivamente sconfitti dai Francesi nella celebre e sfortunata battaglia di Ponte Nuovo del 7 maggio 1769.

Luca Cancelliere

 

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