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Corte costituzionale: “Prostituzione non è mai atto libero”

by Ilaria Paoletti
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Roma, 7 giu – La Corte costituzionale ha “salvato” le norme della legge Merlin sul favoreggiamento della prostituzione: quello che ne viene fuori è il concetto, in nuce, che mai la prostituzione si può definire “volontaria”, ma sempre un atto derivante da situazioni di prostrazione economica o sociale.

Il caso “escort” di Tarantini

La Corte d’appello di Bari  fu la prima a sollevare la questione, nel procedimento contro Giampaolo Tarantini e Massimiliano Verdoscia, nel corso del procedimento di secondo grado sul caso delle escort presentate tra il 2008 e il 2009 a Silvio Berlusconi. Con la sentenza depositata oggi  la Corte mette nero su bianco che il concetto di base dell'”evitabilità” della prostituzione mira a tutelare i diritti delle persone e la dignità umana. Secondo tale sentenza, infatti, il mondo della prostituzione farebbe comunque parte di un circuito, fatto di violenza, ricatti e meschinità, dal quale una persona in difficoltà troverà estremamente difficile uscire mettendo a rischio la propria integrità fisica e mentale. Tale sentenza determina, in breve, che la prostituzione anche se volontaria è comunque un’attività degradante per un essere umano.

Il cambio di “società”

Questo, a “onta” del fatto che la Corte d’appello di Bari aveva sancito che l’attuale situazione sociale italiana è ben diversa da quella in cui fu introdotta la legge Merlin: non vi era infatti, un tipo di prostituzione come quella delle “escort”, che sarebbe “espressione della libertà di autodeterminazione sessuale, garantita dall’articolo 2 della Costituzione”.

Ilaria Paoletti

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4 comments

Corte costituzionale: "Prostituzione non è mai atto libero" | NUTesla | The Informant 7 Giugno 2019 - 7:05

[…] Author: Il Primato Nazionale […]

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Jos 8 Giugno 2019 - 8:31

….”scuole di pensiero” orientamento filosofico .. navigatori, santi e filosofi…

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ugo 8 Giugno 2019 - 11:45

“Interessante” punto di vista. Secondo costoro sarebbe più degradante incassare non so quante centinaia d’euro per una prestazione sessuale di non so quanti minuti piuttosto che trenta euro o poco più assistendo anziani incontinenti in un ricovero per una nottata di dieci o più ore? Potremmo sostenere che anche chi svolge quell’attività lo faccia perché costretto?

Gente che non ha bene in mente quanto possano essere “degradanti” un sacco di mestieri ai quali sono quotidianamente costretti dalla durezza del vivere (per di più per paghe risibili) MILIONI di nostri connazionali. Si preoccupano per le prostitute, loro. Quanto buon cuore!

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Zauker 16 Novembre 2019 - 3:28

Molta malafede ideologicamente orientata e politicamente asservita in questa sentenza.
Chiaramente è una decisione politica per legare le mani alla Lega che cercava di legalizzare la cosa.

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