Roma, 7 mag – Pierre Schoendoerffer è stato uno dei pochi registi ad aver realmente vissuto sulla sua pelle le avventure dei suoi soldati-eroi, sopravvivendo all’inferno della battaglia di Dien Bien Phu. I registi americani William Wellman, Sam Fuller e Oliver Stone lo fecero, ma nessun altro regista esplorò lo stesso soggetto così pervicacemente e ostinatamente come Schoendoerffer. Le sue esperienze di combattimento come un cameraman militare e come prigioniero di guerra durante la guerra in Indocina segnarono la sua produzione, in particolare La 317ème Section (1965); Le Crabe-Tambour (1977), sulle vicende di alcuni ufficiali francesi nel crollo dell’impero coloniale francese dopo la seconda guerra mondiale, il suo documentario per la TV e premio Oscar La Section Anderson (Il plotone Anderson, 1967), che seguiva le vite di un plotone di soldati americani in Vietnam; e Dien Bien Phu (1992), su un corrispondente di guerra americano che copre la battaglia focale tra le forze francesi e i rivoluzionari comunisti-nazionalisti Vietminh.
Attraverso questi film, che offrivano a Schoendoerffer una catarsi, non lasciò mai realmente il Vietnam – e questo non lasciò mai lui. Nato il 5 maggio 1928 a Chamalières, nella Francia centrale, da una famiglia franco-alsaziana protestante, e attratto sin da giovane dalla vita avventurosa, si imbarcò marinaio a 19 anni. Lavorò su una nave da carico svedese, per poi entrare nella marina mercantile navigando sul Baltico e il Mare del Nord per due anni. Il suo scrittore preferito era Joseph Conrad, e negli anni 1990 spese tre anni per adattare cinematograficamente il suo romanzo “Tifone”, rinunciando per mancanza di fondi. Dopo il servizio militare, decise di divenire un regista. Nel 1951 si diede volontario come cameraman per l’Esercito francese a Saigon. Qualche anno dopo, riprese buona parte del lungo assedio di Diên Biên Phú (13 marzo 1954 – 7 maggio 1954), ma dopo la disfatta francese distrusse la sua macchina da presa e i suoi filmati, nascondendo sei bobine da un minuto prima di essere condotto in un campo di “rieducazione” Viet Minh. Quei filmati furono in seguito usati da Roman Karmen, un documentarista sovietico, per il suo film di propaganda Vietnam (1955), visto dal punto di vista Viet Minh. Alla sua liberazione dal campo Schoendoerffer divenne un corrispondente di guerra e fotografo nel Sud Vietnam.
Nel 1958 il suo amico romanziere Joseph Kessel gli chiese di dirigere il suo copione per un film d’avventura, La Passe du Diable Codiretto da Jacques Dupont, fu il primo film girato dal regista e direttore della fotografia Raoul Coutard, il favorito della Nouvelle Vague francese, che curerà la fotografia di quasi tutti i film di Schoendoerffer. Girato a colori e CinemaScope nell’arco di otto mesi in Afghanistan, usando non-attori locali, fu nominato per l’Orso d’Oro di Berlino. Schoendoerffer adattò quindi due romanzi di Pierre Loti, autore di opere esotiche: Ramuntcho, il cui eroe diventa un prigioniero di guerra in Indocina, e Pêcheur d’Islande, ambientato sulla costa della Bretagna. Entrambi furono girati nel 1959. Questi lavori sfiorarono solo la sua compulsione a girare film riguardanti direttamente la guerra in Indocina. Uno dei primi film a occuparsi di questo soggetto, La 317eme Section, era incentrato sul conflitto tra un ufficiale alle prime armi (Jacques Perrin) e un duro veterano alsaziano della Wehrmacht, combattente sul fronte russo e a Berlino prima di riparare nell’esercito francese nel dopoguerra (Bruno Crémer), mentre il gruppo lottava per la sua sopravvivenza nella giungla dietro le linee nemiche. Le difficili riprese del film, con una troupe di sei persone, nel bel mezzo della foresta cambogiana durante la stagione delle piogge diedero un valore aggiunto al realismo del film, fotografato da Coutard realisticamente in uno splendido bianco e nero e diretto con sobrietà.
“Imposi uno stretto regime militare a tutti,” ricordava Schoendoerffer. “Un film di guerra non dovrebbe essere fatto in comodità”. Il film risultante avrebbe potuto essere visto come un aspro racconto ammonitore in un momento dove il coinvolgimento americano in Vietnam stava aumentando drammaticamente. Hollywood incominciò a avvicinarsi alla guerra, di rado in maniera più efficace, qualche anno dopo. Il plotone Anderson, girato per la televisione francese, seguiva un plotone di “Grunt” americani per sei settimane nel 1966. Tra le sequenze memorabili, Nancy Sinatra che canta il successo del giorno These boots are made for walkin’, nella colonna sonora mentre i GI marciano attraverso il fango. Questo toccante documentario assumeva un punto di vista maggiormente neutrale che quello presente nei film di fiction come Le crabe tambour, adattamento di un romanzo di guerra dello stesso Schoendoerffer. Questo film ruota attorno a tre militari – interpretati da Jean Rochefort, Claude Rich e Perrin nel ruolo di protagonista – mentre ricordano il conflitto in Indocina attraverso dei flashback. Il film può essere visto come una metafora del declino della Francia e una certa involontaria nostalgia per il passato coloniale. Rochefort, Coutard e l’attore di spalla Jacques Dufilho vinsero tutti dei premi César per la loro interpretazione nel film.
L’Honneur d’un Capitaine (L’onore di un Capitano, 1982) passava in esame l’altra guerra coloniale francese del XX secolo, quella d’Algeria, seguendo la vedova (Nicole Garcia, uan delle poche figure femminili nel mondo di Schoendoerffer) di un capitano francese (Perrin) la cui reputazione ra stata infangata a causa del suo stato di servizio in guerra. C’è quindi un vuoto di 10 anni prima che Schoendoerffer girasse quindi un altro film, ma Diên Biên Phú (1992) proseguì proprio dove il regista aveva interrotto. Basato sul libro di Howard R. Simpson, un corrispondente americano in Indocina, è una lacerante ed epica narrazione di una causa perduta. L’ultimo film di Schoendoerffer, scritto a quattro mani con suo figlio, l’attore Ludovic, è Là-Haut: Un Roi au-dessus des Nuages (Sopra le nubi, 2003), un thriller ambientato in Thailandia, con Perrin, Crémer e Rich. Tra un film e l’altro, Schoendoerffer scrisse diversi romanzi, uno dei quali trasposto cinematograficamente nel film drammatico Farewell to the King (Addio al Re, 1989), diretto da John Milius e con Nick Nolte e ambientato nel Borneo nella seconda guerra mondiale, dove è narrata la “guerra privata” tra gli indigeni di un’isola capitanati dall’ex disertore Nick Nolte e gli occupanti giapponesi. Ritiratosi infine a vita privata, Schoendoerffer morì all’età di 83 anni il 14 marzo 2012, lasciando la moglie Patricia, e i suoi figli Frédéric, Ludovic e Amélie, tutti attivi nel cinema.
Ronald Bergan, The Guardian, 15 marzo 2002
Illustrazione di Giuseppe Rava
(Tradotto e adattato per il Primato Nazionale da Andrea Lombardi)
Dalla battaglia di Dien Bien Phu al cinema: Pierre Schoendoerffer, soldato, romanziere e regista
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1 commento
qualcuno mi puo aiutare a trovare “le crabe tambour” in italiano? sia il film ma soprattutto il romanzo, sempre che siano stati doppiati e tradotti.. grazie!