Roma, 12 apr – Ci deve essere una sorta di ansia, o mania, che circoscrive l’esistenza degli sbufalatori di Open – David Puente in testa – per cui vedono materiale da sottoporre a fact checking anche nelle barzellette. Ormai Puente è diventato come quel meme su di lui che girava qualche settimana fa, in cui il giornalista faceva il debunking di “quando ti rubano il naso non lo fanno per davvero!”.
Deve essere veramente l’anima della serata David, quando gli amici lo invitano a una festa, con quella sua attitudine da “se non colgo la battuta sicuramente c’è sotto una macchinazione fasciopopulista“. Stamattina per esempio ha deciso che una di queste battute – originariamente presa dalla pagina ironica Fotografie Segnanti, che peraltro non ha mai fatto mistero delle proprie simpatie sinistrorse, e riproposta sempre in chiave canzonatoria dalla pagina di populismo becero Prima L’Italia – era in realtà una pericolosa bufala di stampo fascioxenofobo e ne andava data immediatamente notizia sul sito di Open: “Il 9 aprile 2019 la pagina Facebook Prima l’Italia pubblica una foto raffigurante tre nomadi di fronte a delle macchinette automatiche per i biglietti dei mezzi pubblici. Secondo i gestori il merito è di Trenitalia: ‘Elogio a Trenitalia per aver messo delle hostess accanto alle biglietterie automatiche, in modo da poter assistere al meglio i propri clienti'”. Si trattava ovviamente (e ci vergogniamo anche un po’ a doverlo spiegare) di un’ironia sulla consuetudine delle rom di assediare le macchinette emettitrici di biglietti dei trasporti pubblici, chiedendo denaro o peggio sottraendo portafogli.
Non per Puente, che dopo avere ricostruito inutilmente la timeline delle ricondivisioni della “bufala”, conclude in tono grave: “Certe condivisioni sono di fatto diffamatorie quanto assurde nei confronti delle aziende coinvolte, da Trenitalia ad Atm, siccome si sostiene che persone ritenute fastidiose e pericolose vengano assunte o lasciate apposta nelle biglietterie automatiche”. Le vere risate si fanno però leggendo i commenti dei lettori di Open su Facebook, sulla pagina del giornale nel post che reca i link della notizia: persino i più affezionati non hanno potuto fare a meno di insultare Puente, la redazione e Mentana che ha avuto il coraggio di assumerlo. “Ma da quanto frequentano i social i giovani giornalisti di Open?”, si chiede giustamente qualcuno. Non lo sappiamo, però adesso abbiamo capito qual è il mestiere di David Puente: farsi pagare per non capire i meme.
Cristina Gauri
4 comments
“the left can’t meme”
L’ironia non si insegna: o la si ha o non la si ha
[…] l’irreprensibile David Puente di Open, più volte “beccato” a cercare di dimostrare che post di siti di satira sono in realtà fake-news, ma spesso anche a bollare come bufale delle notizie verissime (su tutte ricordiamo l’intervista di […]
[…] da Repubblica. Ma lo stesso Puente non è certo uno che non ha commesso errori clamorosi, come il debunking di pagine chiaramente ironiche (per non parlare delle sue le sue carenze in ambito di […]