Del resto quando non si dispone di tecnica sopraffina servono polmoni e servono guerrieri. Il figlio di Enea nella sua, ormai lunga, carriera ha un solo rimpianto “quello di poter donare alla Roma una sola carriera”, non quello del sacrificio distribuito in ogni giocata, in ogni taglio, in ogni anticipo, in ogni rete e in ogni salvataggio. Bilancia, dicevamo, che alterna muscoli e copertura ad inserimenti e tecnica un all around secondo solo alla classe di un altro fedele alla linea, Steven Gerrard, anche lui capace di vivere tutta di un fiato la sua esistenza calcistica sempre nella stessa trincea anche quando l’acqua è alla gola.
Mediano, dunque, con la solitudine dei numeri primi sulla schiena ed il grido “Ahu! Ahu! Ahu!”, di spartana memoria, che squarcia il campo quando con la calma dei forti si accendono scintille tre lui e il congolese Romelu Lukaku. La guerra bisogna saperla fare, bisogna esserne adepti, bisogna esserne sedotti come si è sedotti dalla morte e in una nazionale operaia l’elmo lucente di Daniele De Rossi riecheggia come spauracchio tra le nazioni in cerca di vittoria.
Lorenzo Cafarchio
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Giusto! Danielino fijodenea! Ma puro er cappetano – totti – ce sarebbe voluto. Coi suoi sputi funambolici e la bandiera dell’Italia messa come cappello alla strega bacheca. Però er cappetano ha sempre sponsorizzato la sinistra romana, da Veltroni a Giachetti, quindi forse nun è cammerata… mmmhhh….