Roma, 1 ago – Joseph Robinette Biden Jr non potrà mai più essere il presidente degli Stati Uniti d’America. Il sole per i democratici tornerà magari a splendere, ma nel frattempo Joe Biden è out. Il 46º primo cittadino statunitense viene costretto a ritirarsi dalla corsa alla casa bianca, ma a che prezzo?
Biden, storia di un “presidente pupazzo” e abbandonato
Biden, lapsus a parte, ha dimostrato per quattro anni scarsa adeguatezza in un ruolo istituzionale, ma anche di essere stato un “presidente abbandonato”. Per essere gentili. Possiamo fare riferimento alla sua caduta, ma qualcuno dirà che, oddio, “tutti cadono”. Oppure “tutti hanno i propri momenti out” potrebbe essere un altro pensiero. Cosa volete che sia scambiare di nome il capo del Cremlino e il suo rivale, in fondo Sleepy Joe non ha ucciso nessuno, giusto?
In fin dei conti parliamo di un personaggio il quale, in teoria, viaggia praticamente assieme alla cosiddetta “valigetta nucleare”, con la possibilità di uccidere mezzo mondo, ma questa è ovviamente solo un’iperbole per assurdo (il che non esclude quanto in teoria sia plausibile).
Ecco perché, per quattro anni, tutti hanno avuto paura di te, caro Joe. Non percheé tu sia stato una sorta di “simil Putin”, ma proprio perché incarni un’immagine esattamente contraria. Leggiadro Joe, grazie a te Barack ha forse ben interpretato un “modo” (ipotizziamo, ma chissà) per emulare il terzo mandato presidenziale nella realtà: ha preso un fantoccio e lo ha burattinato a suo favore e piacere.
La triste realtà oltre il pupazzo
Certamente, le gugie hanno le gambe corte, e allora utto è venuto a galla: il tuo status fisico, ahimè, non ha tenuto e nemmeno un ipotetico Obama dietro le quinte non sarebbe riuscito ad azzittire e nascondere la tangibilità gravità. Però, caro Joe non è colpa tua: immaginiamo come ti senti. Si tratta di un problema che certamente non hai voluto, che non
immaginavi ti condizionasse così tanto. Cosa dire, poi, dei tuoi amici fraterni? All’apparenza, i “brothers” parevano fantastici: tanto è vero che nell’esatto momento in cui il profitto personale ha iniziato a venir meno, han deciso
di abbandonarti, di lasciarti solo.
Insomma, non siamo troppo cattivi con Sleepy: sotto certi aspetti, potrebbe meritare perfino una sottospecie di solidarietà o addirittura i migliori auguri per il futuro. Forse perché chi ha sfruttato un uomo anziano tanto inadeguato alla presidenza di una superpotenza come gli Usa si è dimostrato perfino peggiore. Chissà, poi, che l’ambizione del potere non lo abbia illuso e magari perfino inorgoglito, con la fantasia – non certo erotica – di poter essere “l’uomo libero più
forte della terra”. Una consapevolezza che forse Joe avrebbe potuto sviluppare nonostante le sue difficoltà. Ma il potere, si sa, intestardisce.
A quel punto, i “brothers” hanno fatto di tutto per farlo fuori politicamente. Partendo proprio dal “braccio destro”, quella stessa vice, Kamala Harris, fino al presunto “amico” Barack, il quale prima ha scaricato Sleepy senza troppi complimenti, poi ha cercato un terzo nome alternativo alla stessa vice.
Tagli alla campagna elettorale, gogna mediatica consentita senza molti fronzoli: sotto molti aspetti, è stata addirittura una derisione pubblica in salsa democratica. I tuoi lapsus faranno ridere tutti, ma non chi scrive, che non trova nulla di sarcastico nel deridere un “uomo usato”, sfruttato e con una grave malattia che fino ad oggi è stata convenientemente voluta nascondere. Dunque, la conclusione è un po’ in controtendenza: al di là del tuo schieramento politico, caro Joe, ora riposati. Perché in questo mondo c’è chi ostenta il proprio Paese come “democratico” ma poi c’è anche chi dice la verità.
Marco Russo