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Disney, 100 anni di cinema e arte rovinati dalla sottomissione ai diktat Lgbt

by La Redazione
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Disney e Lgbt

Roma, 29 ott – Il 16 ottobre la Walt Disney ha raggiunto un altro grande traguardo: cent’anni anni di cinema, serie TV, videogiochi, fumetti, con storie e personaggi che hanno fatto sognare intere generazioni. Una magia che ha avuto inizio nel 1923, quando Walt Disney e suo fratello Roy decisero di dar vita a questa grande impresa con il nome di Disney Brothers Cartoon Studio, rinominata successivamente The Walt Disney Studio nel 1926, Walt Disney Productions nel 1929 e infine chiamata col nome che tuttora accompagna la multinazionale.

“Tutto cominciò con un topo”, disse Disney

Molti hanno considerato Topolino l’alter ego di Walt. Si dice che ad ispirarlo fu uno dei topi che frequentavano il suo ufficio, quando lavorava come disegnatore per una rivista di Kansas City. Tra i due si era instaurata una confidenza tale che l’ animaletto si arrampicava quotidianamente sul suo tavolo da disegno. Voci o verità? Una cosa è però certa: quel topo fu l’inizio di un regno. Un mondo incantato fatto di sogni, fantasia e magia, dove il tempo non esiste e la differenza tra adulti e bambini svanisce. Un progetto senza tempo che ha portato Walt Disney ad essere annoverato tra i principali cineasti del XX secolo e come uno dei padri dell’animazione cinematografica. Ma anche il mondo nato con e in funzione della magia, dell’infanzia e della fantasia e che, di conseguenza, dovrebbe stare ben lontano da ogni forma di ideologia, si è messo al servizio delle cosiddette “minoranze”.

Come finire nel tritacarne del pensiero dominante: lo sposalizio con l’universo Lgbt

La stessa Disney ha infatti ammesso pubblicamente di aver inserito dei personaggi ed elementi gender e Lgbt nei suoi cartoni animati per promuovere una vera e propria “Agenda Gay”. Questo da quanto è emerso dalla dichiarazione resa da Latoya Raveneau, direttrice della Disney Television Animation, che realizza serie TV, film e altri prodotti per bambini.

Karey Burke, invece, presidente della Disney General Entertainment Content e “madre di un bambino transgender e di un bambino pansessuale”, ha dichiarato di sperare che entro breve “il 50% dei personaggi dei cartoni Disney sia Lgbt”. Ed è proprio su pressione di questi dirigenti che la Disney ha realizzato delle vere e proprie scene arcobaleno come un esplicito bacio gay nel cartone animato “Lightyear. La vera storia di Buzz” (il famoso personaggio di Toy Story). Non per nulla, la Disney ha ricevuto il plauso della Glaad, acronimo di Gay & Lesbian Alliance Against Defamation, sigla arcobaleno attiva nel monitoraggio dei media.

Una novità?

Non proprio, visto che, in realtà, qualcosa si stava muovendo già in passato. Basti pensare al video di una conferenza tenuta nel 1998 all’Università della California da Elizabeth Birch, dirigente dal 1995 al 2004 della Human Rights Campaign, la più grande organizzazione Lgbt americana.

In quel filmato, la Birch, dopo essersi accertata che tra il pubblico non vi fossero giornalisti – e probabilmente senza sapere di essere ripresa riferisce a Michael Eisner, amministratore delegato della Walt Disney Company per oltre vent’anni, che il 30 per cento dei suoi dipendenti era gay, prima d’esser da costui corretta: «Ti sbagli, Elisabeth, sono il 40 per cento». Secondo la Cnn, invece, la conversione della Disney al mondo arcobaleno ha avuto inizio nel 1984. Per di più nel caso di Karey Burke, vi è anche una motivazione personale visto che si definisce «madre di due bambini queer». Ecco perché c’è una certa credibilità quando dichiara che a breve «almeno il 50% dei personaggi Disney dovrà essere Lgbt».

Prove di laboratorio

Il primo esperimento Lgbt della Disney-Pixar ha come protagonista la poliziotta Specter. La cui naturale omosessuale non è difficile da capire visto che menziona i figli della sua ragazza. Personaggio per di più interpretato dall’attrice Lena Waithe, dichiaratamente omosessuale. Prima ancora, nel 2017, la Disney aveva introdotto altresì dei contenuti gay nella versione live-action del grande classico La Bella e La Bestia, anche se in forma non molto esplicita

Ad esempio, il personaggio di Le Tont appare gay e innamorato di Gaston solo se visto con gli occhi di un adulto. Inoltre, il ballo tra due uomini, è riportato nella scena finale e dura solo pochi secondi. Infine, dei tre aggressori del castello che vengono travestiti da donna dall’armadio canterino, uno di questi ha una condotta effeminata

Sempre nel 2017 si ha un altro film di animazione in salsa arcobaleno: Star Butterfly, una principessa bionda a capo delle principesse ribelli ed intenta ad imparare l’ uso dei suoi superpoteri. Un film di animazione ricamato da baci gay ma anche da colpi di scena gender. Infatti Turdina, in realtà è un maschio, ma mentre lo sta per rivelare alle principesse ribelli, verrà anticipata da miss Heinous, l’ antagonista della storia.

Ma non è finita qui: nel 2022 la Disney aveva annunciato il suo primo film con una storia d’amore apertamente gay. Una storia d’amore omosessuale tra due adolescenti: Strange World. Ma quanto ci ha guadagnato la Disney con questa rivoluzione woke? La risposta ai dati: a  quasi 100 anni dalla sua fondazione la Disney prevede tagli dei costi per addirittura 5,5 miliardi di dollari, eliminando 7.000 posti di lavoro circa il 4% del totale).

Nemes Sicari

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