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Ma quale disobbedienza civile: a Riace va in scena il delirio della sinistra

by Lorenzo Zuppini
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Roma, 3 ott – La disobbedienza civile è roba da romanzo di Flaubert, in cui madame Bovary si dà al libertinaggio sessuale marciando contro il moralismo dei suoi tempi. D’altronde, dove ci sono campane ci sono puttane. È una questione di eroismo troppo grande e lucente per essere trasposta nella realtà di oggi.

Il vulnus non è rappresentato dal comportamento che una Procura contesta al sindaco di Riace, Mimmo Lucano, perché vi è la presunzione di innocenza fino a prova contraria. Altro elemento, quest’ultimo, paradossale visto il bombardamento serrato che la sinistra giacobina, coadiuvata da un circo mediatico-giudiziario, ha sempre contrapposto al rivale Berlusconi che magicamente, solo dal 1994, è stato accusato di qualsiasi cosa possibile e assolto in (quasi) tutte le forme esistenti. Adesso sono loro a spacciarsi per garantisti e ad agitare la bacchetta del professore cazzuto.

Ma comunque, dicevo, che il vulnus è altro, cioè il concetto veicolato dal giornalista-politco-intellettuale impegnato secondo cui in determinate situazioni è possibile derogare a quanto previsto dall’ordinamento. Perché Saviano, ubbidiente numero uno, ha detto questo e ha parlato di resistenza e di disobbedienza civile. Perché la sinistra è insorta a difesa del modello Riace e del suo sindaco senza che nessuno ne abbia chiesto la testa, e Fassina ha astutamente parlato di “leggi che sono fatte per essere cambiate”, ignorando il fatto che il codice penale non è una camicia che, di volta in volta, può esser aggiustata su misura di chi si trova ad indossarla. Loro sono fatti di questa pasta, c’è poco da sperare. Saprebbero piegare al proprio volere anche la parola del Signore, e in effetti non poche volte si sono appellati ai passi dei Vangeli in cui si predica l’aiuto ai bisognosi, ignorando volutamente lo Stato laico in cui viviamo, differente dalle teocrazie mediorientali che pare a loro piacciano tanto. Ma non erano i mangia preti? Tutto a un tratto il Vescovo di Roma Bergoglio, proveniente da mondi lontani e poveri e quindi splendenti, roba degna del peggior Di Battista, si è trasformato nell’oracolo della sinistra che attende l’omelia in Piazza San Pietro per conoscere la via da seguire.

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Dunque i codici sono superati e ognuno di noi deve poter seguire ciò che la propria coscienza gli suggerisce. Drammatica e interessante al contempo questa visione della vita. Potremmo approfittarcene bassamente e iniziare a giustificare le peggiori nefandezze compiute negli ultimi tempi. Chissà, finirebbe per esser considerata disobbedienza civile anche la mezza sparatoria a salve avvenuta davanti la chiesa di Vicofaro da don Biancalani. Dopo tutto, perché Riace sì e Pistoia no? Perché la disobbedienza civile deve riguardare solo l’emisfero immigrazionista di questo paese e non anche quello conservatore? Ma noi non siamo né così intellettualmente disonesti e né abbiamo una faccia così maldestramente tosta.

È ridondante l’utilizzo del termine “democrazia”, che significa che la sovranità appartiene al popolo. Saviano, comparendo in video, invece afferma tenebroso che è in pericolo la democrazia per un’indagine a carico di un sindaco. Vorremmo riferirgli che questa indagine è in corso anche grazie all’obbligo dell’azione penale in capo ai magistrati, caratteristica del nostro ordinamento da sempre difesa perché era quella per cui Silvio Berlusconi meritava di essere indagato un giorno sì e l’altro anche. Ma che grande maturazione, ma che grande cambiamento, oggi lor signori scoprono il piacere del garantismo giuridico e della pesantezza che i processi hanno assunto in questo paese: non fanno trionfare né la giustizia né la verità (che è pur sempre quella processuale), ma pesano come un fardello sulle spalle dei cittadini durante il corso della loro via crucis. Che poi il ministro dell’Interno sia indagato per sequestro di persona a causa della vicenda Diciotti, poco importa o, meglio, chissenefrega. Tutto fa brodo, così Salvini è un mostro sequestratore di poveracci e il sindaco filantropo è un martire che si immola per la causa. D’altronde a Riace, dice Saviano, gli immigrati li senti parlare calabrese, sintomo di spiccata integrazione. Il premio Capalbio attende Mimmo Lucano e alla cerimonia non potrà non partecipare l’antimafioso eroe popolare, il Saviano che sa scrivere romanzi banali su qualsiasi cosa, compresa la pseudo integrazione intervenuta nel paese del meridione.

Niente conta il sindaco di Riace, né ormai conta più l’indagine a suo carico. Dovesse risultare innocente, saremmo tutti quanti felici. È però ormai divenuto ingiustificabile l’atteggiamento da barricadero tenuto da questa frattaglia di intellighenzia terzomondista, scrittori, cantanti, giornalisti, politicanti e annoiati vari i quali hanno deciso di staccare la spina e di impegnarsi in una battaglia contro il buon senso e l’esperienza comune. Addirittura affermando, oggi, che uno strappo alle regole definite dal codice penale è ammissibile.

Non vi conviene avviarvi per questa strada: avrebbe la meglio il più forte, e voi non siete mai stati così deboli.

Lorenzo Zuppini

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