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“Ecco perché Battisti non era di destra”: l’ossessione comica di Repubblica per le idee del cantautore

by Stelio Fergola
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Battisti destra

Roma, 11 sett – “Battisti non era di destra e vi spieghiamo perché“. È un disco rotto questa sinistra giornalistica, e diciamolo, i collleghi di Repubblica sono quelli più in vista.

“Ecco perché Battisti non era di destra”: i redattori di Repubblica non ci dormono la notte

Non riescono a prendere sonno, i succitati colleghi. Lucio Battisti “di destra” non si può sentire, non si può neanche immaginare, anzi è meglio non pensarci proprio, che poi vengono gli incubi e c’è l’uomo nero nella stanza da letto a turbare il meritato riposo. Un argomento che avevamo già trattato in passato, esprimendo tutto meno che certezze, anche perché di sicurezze non ce ne sono, dal momento che il cantautore, sui temi politici, è stato sempre molto guardingo. Fa sempre sorridere l’ossessione di Mogol a ripetere a pappagallo quanto il caro Lucio non si interessasse della politica stessa (“me l’avrebbe detto”: e che ne sa lei, caro Mogol?). Come se fosse necessario da sottolineare pena la morte. Su Repubblica, in ogni caso, scrivono – anche – questo: “Politicamente Battisti non si è mai schierato, il suo essere a-politico era manifesto e chiaro, soprattutto nei politicizzatissimi anni Settanta, e questo lo ha fatto catalogare certamente come un qualunquista, atteggiamento che per un’ampia parte dell’opinione pubblica significava sostanzialmente essere conservatore se non decisamente di destra. Ma, al di là della follia di chi crede che Battisti sia stato fascista o addirittura finanziatore di movimenti eversivi, resta il fatto che spesso, negli ultimi tempi, abbiamo assistito all’appropriazione di Battisti da parte della destra italiana, come se il cantautore fosse stato naturalmente legato a quella parte politica”.

C’è il piccolo dettaglio che questa “appropriazione” sia frutto dell’immaginazione di chi scrive l’articolo, dal momento che non c’è stata alcuna campagna di massa e “di destra” per “appropriarsi” del presunto colore politico del fu Lucio Battisti. Ma sono sfumature: come quelle di chi soffre di allucinazioni concettuali, prima ancora che visive.

Un’ossessione

Ora, la storia dei finanziamenti ai movimenti di destra viene discussa costantemente: c’è chi vi dà credito, chi no. L’appropriazione di Battisti come cantante “di destra” è così profonda che Libero – noto quotidiano filocomunista, per sfottere, di nuovo e meritatamente, i colleghi – tre anni fa pubblicò un pezzo in cui definì una voce che superava “ogni sinistra fantasia” quella del finanziamento ai movimenti di estrema destra degli anni Settanta. La fonte era Aldo Giannulli, che per carità, con il mainstream ci va a braccetto, così come la destra liberale – di cui Libero è un periodico simbolo – fa di tutto per rinnegare la destra fascista, sposando in modo similare, in tal senso, nuovamente il mainstream. Lo stesso che non solo non può immaginare che Battisti possa essere stato fascista o di destra, ma che non vuole nemmeno pensare alla possibilità di uno scenario del genere. La gastrite sarebbe troppo forte. Invitiamo i redattori di Repubblica e i colleghi di sinistra a rilassarsi e a prendersi un Maalox, che anche il reflusso, di questi tempi, è un problema. Magari potremmo anche cercare di fargli capire quanto non freghi niente a nessuno se Battisti sia stato di destra, di sinistra, di centro. Tranne a chi soffre di evidenti complessi interiori. Da risolvere il prima possibile, possibilmente con un aiuto psicologico.

Stelio Fergola

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