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Ecco perché Italia ed Europa non vanno confuse con l'Unione Europea

by La Redazione
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Roma, 22 ago – L’accusa di antieuropeismo, di fascismo e di razzismo ormai occupa tutte le prime pagine dei quotidiani omologati al pensiero unico e tappezza tutte le riviste online reperibili tramite social network e web. Il fittizio perbenismo che ammorba e dilaga nella nostra società viene interpretato e fatto proprio da persone che non hanno più argomenti: la scorsa legislatura, come tante altre precedenti, è stata il palcoscenico di attori che recitavano il ruolo di filantropi e magnanimi quando la carestia morale e intellettuale occupava le scrivanie dei loro ministeri. Ma il ripugnante burattinaio, che gestiva e gestisce tuttora lo spettacolo macabro e degradante in scena nella nostra meravigliosa Italia, prende il nome di Europa: l’idea iniziale di Europa è un concetto nobile e rispettabile nel suo essere, ma è stata contaminata col passare del tempo da personaggi aventi come unico e solo interesse l’incremento delle loro società quotate in borsa.
Dunque sorge un atteggiamento di ripugnanza nei confronti di questo sistema in putrefazione, tra il malcontento della gente comune di tutti i Paesi: essere antieuropeisti non significa obbligatoriamente uscire dall’Europa, da cui in linea teorica potremmo ottenere un sistema cooperante, equo e solidale. Ma essere parte integrante di un’organizzazione simile può avere dei benefici soltanto se la strutturassimo in modo consono alle richieste di ogni singolo componente: ad esempio, non è da ritenere accettabile l’adesione alla moneta unica. Non vi è mai stato un referendum: la decisione è stata presa tra il 2001 e il 2002 da un banchiere che all’epoca guadagnava 50 milioni al mese di vecchie lire e da un primo ministro poco lungimirante. Inoltre, avendo economie differenti, non si può immaginare che omologare tutti gli stati ad un’unica valuta abbia una finalità obbligatoriamente proficua.
Un altro esempio di fallimentare politica adottata da questo sistema corrotto e prettamente a fine di lucro è quello circa l’immigrazione: papa Benedetto XVI, dalla maggior parte delle persone criticato perché troppo distaccato o rigido, promulgò un concetto fondamentale per la realtà in cui viviamo. Ossia: “Nel contesto socio-politico attuale, però, prima ancora che il diritto a emigrare, va riaffermato il diritto a non emigrare”, cioè a essere in condizione di rimanere nella propria terra, ripetendo con il Beato Giovanni Paolo II che “diritto primario dell’uomo è di vivere nella propria patria: diritto che però diventa effettivo solo se si tengono costantemente sotto controllo i fattori che spingono all’emigrazione” (discorso tenuto in occasione della Giornata del migrante nel 2013). Invece che parlare di ius soli e rimozione dei crocifissi nelle scuole perché turbano la sensibilità di alcune persone, bisogna chiarire quali sono le priorità di una nazione come la nostra: essere patriottici non necessita l’accusa di essere razzisti, bensì allude a un voler ridurre il tasso di disoccupazione ora del 10,9%, concedere le case popolari ai nostri italiani in difficoltà, abbassare l’IVA ora al 22% che uccide i nostri imprenditori, combattere Equitalia e non sostenerla, aiuto concreto ed efficace a disabili, terremotati e vittime delle catastrofi come a Genova… e tanto altro ancora.
Essere italiani deve essere motivo di orgoglio: essere nati in questa florida e prospera nazione non deve indurre la nostra società a un’inesplicabile omologazione col resto dell’Europa o addirittura del pianeta. Noi abbiamo un bagaglio culturale che deve influenzare il singolo cittadino, tanto da far sorgere una quantità di interesse tale da agire solo ed esclusivamente verso il bene della patria. “Patria” un termine in via d’estinzione, ma tanto bello che fa risorgere illustri ed encomiabili personaggi come Garibaldi, Cavour e Mussolini. Anche lui, il Duce. Perché etichettare un intero periodo storico come “male assoluto” o “da dimenticare” è un errore gravissimo che sempre più spesso si sente osannare: il fascismo è stato un periodo particolare, variegato e complesso, ma che sicuramente ha ridestato l’Italia da un periodo di crisi generale, dove gli uscieri al ministero non rispondevano nemmeno alle chiamate dei rispettivi ministri. Il regime ha bonificato condizioni paludose e salmastre nel laziale, ha concesso ferie e pensioni, ha collegato la nazione con ferrovie e mezzi di trasporto, e molto altro ancora. Ma l’elemento che più predomina in questo movimento estratto “dall’inconscio degli italiani” è quello di aver conferito alla popolazione la bellezza di sentirsi una nazione, un vero popolo unito, cosa che ormai abbiamo erroneamente dimenticato. Inoltre durante il ventennio, bisogna sottolineare la presenza di geni della letteratura, dell’arte, della filosofia e della musica, che hanno contribuito a rendere l’Italia una culla di fascino culturale unico nel suo genere: ultimamente si è assistito all’abbattimento di opere architettoniche appartenenti a quel periodo perché rappresentanti simboli o scritte attribuibili al regime. La storia, come tutte le forme artistiche, è sempre da conservare, qualunque essa sia ed è invece da condannare chi tenta di cancellarla, gettandola nell’oblio generale.
Citiamo l’esemplare cantore di una lirica sublime, un eroe italiano, un poeta e scrittore dai gusti raffinati, un amante seduttore che ha regalato all’Italia un mausoleo della sua esistenza come il Vittoriale degli Italiani a Gardone Riviera: Gabriele D’Annunzio, mai stato iscritto al partito, ma non da dimenticare o condannare perché vissuto in quell’epoca e perché non prese mai le distanze dal fascismo. Come lui altri esponenti di spicco come Italo Balbo, Benedetto Croce, Renato Guttuso, Giovanni Gentile, Ardengo Soffici… Difendiamo la nostra tradizione, combattiamo per il nostro futuro e conserviamo la memoria dei nostri caduti. Ricordo con gioia che dobbiamo essere orgogliosi di “Un popolo di poeti di artisti di eroi / di santi di pensatori di scienziati / di navigatori di trasmigratori”.
Davide Chindamo

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2 comments

dino de fasto 23 Agosto 2018 - 8:06

Bravo, condivido tutto.

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Fabrizio de'Marinis 23 Agosto 2018 - 12:18

Già! Siamo stati Ponte di Civiltà. Abbiamo unito Popoli e Continenti. Fatto nascere Repubbliche Marinare e Risorgimenti. Abbiamo fatto dell’Armonia, della Bellezza e della Sapienza strumenti sofisticati di governo. Ma non è bastato. Oggi qualcuno vuole estinguerci, cancellarci. É per questo che dobbiamo ridestarci, stringerci a Coorte. Rivedere modelli culturali. Siamo in una guerra mondiale combattuta con altri strumenti. Non facciamoci estinguere. Viva Fiume, l’irredenta
F.d.M

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