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L’equinozio di primavera e i ritmi sacri: tornare a essere Uomo

by La Redazione
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botticelli-primaveraRoma, 17 mar – Siamo alle porte dell’Equinozio (dal latino æquinoctium, ovvero «notte uguale» in riferimento alla durata del periodo notturno uguale a quello diurno), che avviene due volte durante l’anno solare. In tale momento, il periodo diurno (ovvero quello di esposizione alla luce del Sole) e quello notturno sono uguali. È un momento magico di equilibrio, una porta che segna il passaggio verso una nuova manifestazione esterna, naturale riflesso dell’interiorità dell’uomo. Così scriveva Ermete Trismegisto, considerato uno dei padri degli alchimisti: “ È vero senza menzogna, certo e verissimo. Ciò che è in basso è come ciò che è in alto e ciò che è in alto è come ciò che è in basso per fare i miracoli della cosa una”. Al giorno d’oggi si è perlopiù smarrito l’intimo sentirsi parte di un tutto più grande, per non parlare della sconnessione tra l’interiorità dell’uomo e i cicli della natura.

Proprio per riacquistare una condizione base di normalità, è fondamentale riacquistare questo sentire sottile. Tutta la natura vive in questo momento un prepotente risveglio, il seme spezza l’involucro che lo teneva prigioniero per avviarsi alla crescita che lo porterà ad essere pianta. I fiori si preparano a sbocciare prepotenti sui rami. I raggi del sole tornano a riscaldare la superficie della terra che vibra di una nuova energia. E l’uomo? Normalmente non cambia nulla nella vita dell’uomo comune. Solito tran tran, il lavoro, la famiglia, la spesa al supermercato, il TG delle 20, la partita di calcio e l’attesa del fine settimana per poltrire un po’ di più a letto.

Eppure non fu sempre così. Ad esempio, nella Roma antica, il calendario scandiva il ritmo della nature con i riti e le feste di questo periodo, in un crescendo di intensità che annunciava l’inizio della stagione delle guerre. Pochi sanno, infatti, che le guerre un tempo si combattevano perlopiù nel periodo che va da marzo ad ottobre. A Roma, la prima volta che si mantennero i campi invernali, fu durante l’assedio di Vejo, terminato nel 396 a.C. dopo 10 lunghissimi anni. Già dalla fine di febbraio il calendario prevedeva corse di Cavalli in onore del Dio Marte, corse che venivano poi ripetute alla metà di Marzo. Sempre a Marzo, i sacerdoti salii procedevano in processione per la città , conducendo gli scudi sacri custoditi nel sacrarium Martis, intonando il carmen saliare ed eseguendo una danza sacra. Si eseguivano poi le purificazione delle armi e delle trombe, usate per la guerra e per il culto. I canti, le trombe, le danze , le corse, le armi: tutto cavalca e amplifica la forza prepotente del risveglio della natura, su tutto questo vigila attento Marte, a difesa dei confini e delle Legioni portatrici dell’idea di Roma.

Le legioni di Roma erano qualcosa di ben diverso da quello che oggi la fantasia holliwoodiana ci rappresenta sugli schermi cinematografici: erano costituite da uomini temprati dalla durezza virile che formavano un muro di ferro e di cuori, forgiati con forza e coraggio, eroi invincibili trionfatori sulla vita e sulla morte, in grado di evocare dentro sé stessi e incarnare la Vittoria. L’augurio per la nostra stirpe è di non lasciar passare a cuor leggero un’altra primavera, energie profonde attendono di essere ridestate, nuovi semi vogliono aprirsi alla vita, nuovi fiori trasformarsi in frutti. Se ti accade, al mattino, di svegliarti pigro e indolente, tieni presente questo pensiero: “Mi alzo per riprendere la mia opera di uomo” (Marco Aurelio).

Marzio Boni

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1 commento

nota1488 17 Marzo 2016 - 8:36

All’Equinozio di primavera è stato dato il nome di Pasqua, dall’ebraico Pesach (“passaggio”). La Pasqua giudaico-cristiana si sovrappone quasi esattamente all’antica festività dell’Equinozio di primavera, in cui il sole ritrova il suo pieno ciclo e si può ritornare all’agricoltura. Tale festività era detta di Ostara (Est, il sorgere del Sole), da cui il nome “Easter”, ancora presente presso gli Anglosassoni. Probabilmente anche l’8 marzo femminista è usurpatore della sacralità femminea del mese di marzo. Il carattere femminile della personificazione Ostara può facilmente essere ricondotto alle dèe femminili della fertilità: Cibele, Kerres, Nerthus, Venere, Freiya ecc… ma non sorprende la identificazione del mese di marzo con Marte, dato che la dolce dea della pace vive solo nel protettivo abbraccio del sempre pronto dio della guerra.

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