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Eroi dimenticati: Alfredo Costantini, il carabiniere di Montegrotto

by Tommaso Lunardi
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alfredo costantini

Roma, 6 mar – Gli eroi non sono solo coloro che, imbracciato il fucile, partirono alla volta del fronte per rifuggire il nemico o difendere la propria nazione. Eroe è chiunque dia segno di grandezza e di sprezzo del pericolo in qualsiasi momento e in ogni occasione. Alfredo Costantini divenne uno di questi eroi di tutti i giorni.

Il carabiniere di Montegrotto

In Viale Stazione, la via principale che conduce dal centro di Montegrotto Terme, località termale in provincia di Padova, alla stazione dei treni dello stesso paese ospita una lapide molto particolare. Sulla stessa è riportata:

In memoria dell’eroico
gesto del vicebrigadiere
Cc. Alfredo Costantini
Medaglia d’oro al valore
militare fulgido esempio
di sprezzo del pericolo
e di altissimo senso
del dovere

La storia di Alfredo Costantini inizia negli anni ’80 quando, poco più che ventenne, il giovane carabiniere viene assegnato alla stazione di Montegrotto Terme. Abbandona la sua Fiuminata per recarsi nel tranquillo paese della bassa padovana. Tuttavia, anche la quiete nasconde fiamme di tempesta.

La rapina e la morte di Alfredo Costantini

Il 14 aprile 1983 un gruppo di malviventi armati attaccò la gioielleria Marchi di viale Stazione. Il giovane intervenne immediatamente per fermare i tre malviventi che avevano preso in ostaggio il gestore del negozio e un cliente. Alfredo Costantini riuscì a fermare uno dei rapinatori mentre gli altri due lo ferirono gravemente. Malgrado il dolore, il giovane carabiniere non si ritirò e continuò a sparare contro gli aggressori.

Solo un colpo alla testa lo lasciò esanime al suolo. Il giovane morirà il 29 luglio successivo senza mai riprendere conoscenza. In suo onore venne concessa la medaglia d’oro al valor militare: “Capo equipaggio di autoradio, intervenuto presso oreficeria ove era in corso una rapina, veniva proditoriamente fatto segno a fuoco incrociato da parte di tre malviventi che tenevano sotto la minaccia delle armi la proprietaria ed un cliente. Benché ripetutamente ferito, nel tentativo di liberare gli ostaggi reagiva con decisione ferendo uno dei rapinatori. Desisteva dall’azione soltanto a seguito di un’ulteriore ferita al capo, per la quale decedeva dopo 106 giorni. Fulgido esempio di cosciente e lucido sprezzo del pericolo e di altissimo senso del dovere”.

Tommaso Lunardi

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