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Eroi dimenticati: Angelo Berardi, l’asso dei dirigibili

by La Redazione
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Roma, 16 giu – Angelo Berardi nacque a Taranto il 9 giugno 1887, affascinato fin da giovane dalla vita militare riuscì ad entrare, all’età di quindici anni, nel Collegio militare di Roma. Nel 1910 ottenne il grado di sottotenente dopo aver frequentato la Regia Accademia Militare d’artiglieria e genio di Torino. Nel 1911 venne promosso al grado di tenente e nello stesso anno fu assegnato al Battaglione Dirigibili prendendo parte alla guerra di Libia.
Fu uno dei pionieri dell’uso bellico dei dirigibili, partecipò a numerose missioni di ricognizione e bombardamento durante il corso della Grande Guerra, compiendo la sua prima missione il 26 maggio 1915 a soli due giorni dall’inizio delle ostilità. L’ardimento dimostrato durante il primo anno di combattimento gli valsero una Medaglia d’argento al valore militare per “audacia, intelligenza e perizia mirabili durante le azioni di bombardamento” e la promozione al grado di capitano nel maggio del 1916. Le imprese di Angelo Berardi continuarono fino al termine della guerra per un totale di 86 azioni belliche, delle quali 64 furono missioni di bombardamento delle linee nemiche.
Il gran numero di missioni compiute e l’efficacia dimostrata vennero premiate con tre ulteriori medaglie d’argento al valore militare e una delle onorificenze più alte del Regno d’Italia, ovvero Cavaliere dell’Ordine della Corona d’Italia in quanto “dotato di alto spirito combattivo, durante l’intera campagna, portava a termine numerose missioni di guerra, dimostrando, anche nelle più critiche circostanze, impareggiabile tempra di soldato e di comandante”. Venne inoltre promosso al grado di Maggiore per meriti di guerra nell’aprile del 1918.
Il 4 dicembre 1918, in seguito alla fine della Grande Guerra e la cessazione delle ostilità, mentre il maggiore Berardi stava facendo ritorno alla sua città natale di Taranto una bufera travolse l’aeronave che pilotava durante la fase di ancoraggio all’aeroscalo di San Vito. Una parte dell’equipaggio si salvò gettandosi sui tetti delle strutture sottostanti, Berardi invece decise di compiere l’ennesimo gesto eroico tentando di controllare il dirigibile e continuare l’ancoraggio. La bufera continuò ad imperversare fin quando il vento non travolse tragicamente il dirigibile facendolo schiantare in mare, i resti dell’eroe non vennero mai ritrovati.
Per onorarne la memoria, sulla facciata del Palazzo degli Uffici di Taranto fu murata una lapide in suo onore e gli fu dedicata la via dove nacque. Nel gennaio 1920 il dirigibile M 11 fu ribattezzato con il suo nome “M11 Angelo Berardi”.
Nicola Ravelli

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Raffo 16 Giugno 2018 - 11:50

Mi ripeto…….patria, onore,coraggio……… i nostri libri di storia fanno schifo,i nostri eroi sono dimenticati,l’ignavia sinistra e l’infamia comunista ci hanno fatto diventare un paese di pecore in balia dei lupi , ovvero le merde sinistre di varia estrazione.

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