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Eroi dimenticati: il campione di scherma in camicia nera Sante Ceccherini

by La Redazione
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Roma, 12 ago – Sante Ceccherini nasce il 15 novembre 1861 a Firenze da Venanzio Ceccherini e Assunta Bellacci, pochi mesi dopo l’Unità d’Italia. A 17 anni entra a far parte del Collegio Militare di Firenze spostandosi poi a Modena nel 1882. Nel 1884 ottenne il grado di sottotenente attivo ricoprendo il ruolo di ufficiale di fanteria. Già in quegli anni si notavano le particolari doti nell’uso della sciabola e la, pressoché totale, devozione al corpo dei Bersaglieri con i quali combatté fino alla fine della Grande Guerra. Nel 1889 Sante Ceccherini partì per l’Eritrea dove vi rimase per un anno di servizio. Sette anni dopo, il giovane fiorentino diventò campione militare italiano di scherma e ciò gli valse, addirittura, la promozione a capitano.
LE OLIMPIADI DI LONDRA E LA GUERRA IN LIBIA
Nel 1908 si svolse la IV Olimpiade a Londra. Sante Ceccherini vi partecipò assieme ad Alessandro Pirzio Biroli nella disciplina della scherma. L’Italia, quell’anno, ottenne la medaglia d’argento nella sciabola a squadre vincendo contro la Boemia ritiratasi dopo la sconfitta con l’Ungheria in finale per l’oro. Di ritorno in patria, Ceccherini venne decorato con la promozione a maggiore nel 1910. Nel 1912 Sante mandato sul campo di battaglia in Libia a combattere la guerra italo – turca a capo dell’11° Reggimento bersaglieri. Nell’estate dello stesso anno ottenne, tra l’altro, due medaglie al valore; una d’argento e una di bronzo.
LA PRIMA GUERRA MONDIALE E FIUME
Quando il nostro Paese entrò in guerra nel 1915, Sante Ceccherini aveva ottenuto, nel luglio del medesimo anno, la promozione a tenente colonnello. Il fiorentino combatté e si distinse sul San Michele ottenendo una seconda medaglia d’argento al valor militare. Nel settembre 1915 ottenne anche il grado di colonnello e guidò il 12° Reggimento bersaglieri nelle aspre battaglie dell’Isonzo e del Carso e, sul Pecinka, ottenne la sua terza medaglia d’argento al valor militare. Dopo due anni, nell’aprile 1917, Sante prese il comando della 3° Brigata bersaglieri combattendo sul Carso e a Caporetto difendendo con coraggio il ponte Mandrisio sul Tagliamento ed il Piave. Nell’aprile 1918 ottenne il grado di maggiore generale conducendo la sua brigata fino a Vittorio Veneto e alla vittoria finale. Per il valore dimostrato in guerra, i Savoia lo decorarono con due riconoscimenti reali al valore militare.
Dopo aver perso il suo ruolo di generale nell’immediato dopoguerra, Ceccherini rimase senza una mansione e stabilì di partire con D’Annunzio alla volta di Fiume. Lo aveva conosciuto il Vate in trincea sul Carso e da lì nacque un forte legame affettivo tra i due. Avendo ottenuto un alto grado in battaglia, Sante Ceccherini venne assegnato alla 1° divisione di truppe fiumane. Persa, però, la fiducia nell’esperienza fiumana, fece ritorno in patria nel 1920.
L’ESPERIENZA DEL FASCISMO
Il 28 ottobre 1922 Ceccherini sarà a Roma in camicia nera tra le fila della Legione Toscana. La “trincerocrazia” aveva convinto l’ex soldato ad appoggiare il fascismo a tal punto che Sante era tra coloro che avevano organizzato la marcia sulla capitale. Negli anni seguenti Ceccherini entrò a far parte della Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale e ricoprì importanti cariche tra gli squadristi toscani. Negli ultimi sei anni della sua vita Sante dovette patire la morte del figlio in un incidente aereo e la paralisi della parte destra del suo corpo. Il 9 agosto 1932 l’eroe di guerra, campione di scherma in camicia nera, morì a Marina di Pisa.
Sante Ceccherini

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angelo 12 Agosto 2018 - 10:47

Sono questi i nostri avi e gli esempi che tutto il mondo ci ha sempre invidiato!

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